Quel (brutto) vizio di voler riscrivere la storia
In Russia, la campagna contro la comunità LGBT non si ferma nemmeno davanti alla responsabilità di creare falsi storici
di Alessia Signorelli @lasignorelli
Quest’anno in Russia è stata approvata una legge contro una ipotetica “propaganda” (un termine che ci fa fare un balzo all’indietro di più di sessant’anni), omosessuale, giustificata, come spesso accade in questi casi, da un diluvio di parole come: “proteggere”, “gioventù” e “valori”, mescolate insieme nel tentativo di darle un “alto profilo morale”, quando invece, il quadro che ne esce è quello di un campo minato di pregiudizi. Insomma, di omosessualità, in Russia, guai a parlarne!
In Russia, in poche parole, gli omosessuali non esistono. Dimenticatevi, quindi, uno dei favoriti dello zar Ivan il Terribile, Fyodor Basmanov, già figura di per sé poco analizzata sotto il profilo storico (e quello che ne è uscito, è stato spesso un ritratto molto poco lusinghiero), destinato a venire cancellato da qualsiasi tipo di memoria e dimenticatevi i dibattiti sui diritti LGBT. E soprattutto, dimenticatevi dell’omosessualità di Pyotr Tchaikovsky: il film di produzione russa sul compositore, che dovrebbe uscire nel 2015, non ne farà menzione alcuna.
Eliminata completamente dalla sceneggiatura.
Certo, verrebbe da dire che questo rimaneggiamento è ovvio, essendo il film finanziato dallo stato, ma resta comunque lo “scandalo” – diciamo così – di vedere una realtà storica piegata e cancellata perché non conforme ad una legge, resta questo spingersi oltre il buonsenso e il fare ricorso ad una censura che lascia quantomeno perplessi e sicuramente indignati.
Si crea, dunque, un falso storico pur di darsi ragione, in un tentativo affannoso di voler “ripulire” la propria eredità culturale da una “macchia” diventata fuorilegge.
Manipolare la storia personale di chi ha contribuito alla creazione di una cultura, per necessità politiche e propagandistiche (chi di propaganda ferisce…), è un qualcosa che fa venire subito in mente epoche molto buie non poi così distanti nel tempo, le cui conseguenze conosciamo molto bene.
In questo caso non si tratta semplicemente di dire: “ognuno è padrone in casa propria”, perché la questione è molto più seria e meno “frivola” di quanto possa sembrare e non è nemmeno una licenza poetica, questa di eliminare qualsiasi riferimento all’omosessualità dell’artista russo. Un atto del genere assomiglia molto di più alla volontà sistematica di confezionarsi una cultura su misura, che risponda a certi “requisiti” della società così come la immagina e “progetta” il governo russo.
E se una cosa del genere non dà da pensare…