Di gocce, ascensori e altri drammi. Ecco Xanax a Roma.
Risate e riflessioni tra medicinali e imprevisti in scena al Teatro de Servi
di Alessia Carlozzo (@acarlozzo)
Qualche oretta di straordinario, terminare apparentemente un lavoro (questo non ci è dato saperlo), chiudere il proprio pc e con calma apparente dirigersi verso l’ascensore. Di venerdì sera in ufficio rimangono sempre un gruppetto sparuto di stakanovisti, il resto dei dipendenti, già protagonisti di un glorioso countdown verso l’ora X che segna l’inizio dell’agognato week end, è già lontano da quel luogo.
Così capita che proprio lo scorso venerdì sia rimasta solo Laura (Giorgia Wurth), stretta in tailleur scuro e regalo alla mano per il compleanno del marito. Ci appare così sulla scena, pigramente in attesa che le porte dell’ascensore si chiudano. Poi a quasi totale chiusura delle porte irrompe sul palco e in quello stesso abitacolo Daniele (Marco Fiorini) suo collega d’azienda, noto giornalista di riviste femminile.
Qualche battuta di circostanza e un educato silenzio tra i due, spezzato da un improvviso blocco dell’ascensore. Luci perfettamente funzionanti, ascensore irrimediabilmente fermo tra due piani, una lunga attesa.
Inizia così Xanax, spettacolo di apertura della nuova stagione teatrale presso il Teatro de Servi di Roma, che risulta a sipario calato estremamente un piccolo successo per tre motivi sostanziali e fondamentali. Prima di tutto la coppia Wurth-Fiorini funziona incredibilmente bene. Brillanti ed ironici, senza scadere in eccessiva comicità (plausibile data la ristrettezza della scena entro cui muoversi) dimostrano un ottimo feeling e capacità di mantenere alta l’attenzione dello spettatore malgrado l’assenza di altri personaggi e la staticità della scena. L’intero spettacolo infatti, si sviluppa esclusivamente all’interno del famigerato ascensore bloccato. Appare perciò evidente la difficoltà di regalare una buona prova in una situazione “precaria” come quella offerta dalla storia di Xanax, dove il rischio di annoiare poteva non essere così inverosimile.
Merito anche e soprattutto di una regia minimale, ma elegante e pungente, di Marco Falaguasta e della penna di Angelo Longoni che regala un testo in continuo equilibrio tra comicità e malinconia.
Il risultato è la cronaca di un’attesa verso l’alba di un lunedì mattina che sancisce la libertà (apparente) dei due colleghi di lavoro. Nel mentre il viaggio, seppur simbolico, di due persone che si ritrovano a fare i conti con scelte sbagliate, ricordi in perfetto stile proustiano ripensando alle rispettive madeleines e vite attuali.
Il tutto innaffiato da fiumi di medicinali, lo xanax ma non solo, che mascherano con un’apparente comicità, la dipendenza dagli stessi, visti come funzionali se non fondamentali al fine di raggiungere “piccoli momenti di tranquillità” o di felicità. Una riflessione a posteriori amara su come le dipendenze, di qualunque genere esse siano, finiscono per aggredirci e impossessarsi della nostra più intima essenza rendendoci così schiavi di apparenti piaceri a scadenza prestabilita.
Il tutto raccontato con leggerezza con momenti che riportano alla memoria vecchie scene di comicità alla Verdone in Maledetto il giorno che t’ho incontrato, dove il regista e attore romano intrecciava con un’ansiosa Margherita Buy un rapporto nato dalla reciproca passione per tranquillanti e affini.
Allo stesso modo Laura e Daniele partendo dalla passione per gocce e pillole, finiranno per raccontarsi senza filtri al pubblico e a se stessi, confermando forse la teoria per la quale si può raggiungere un sufficiente livello di sincerità solo con estranei e forse solo in situazioni piuttosto “estreme”. Lasciando la sensazione che a volte tutto può cambiare nelle rispettive vite, anche un venerdì sera qualunque in un ascensore isolato.
Xanax
Roma, Teatro de Servi
fino al 13 ottobre
Biglietti: platea: 20 euro | galleria: 17 euro