Basket: prima giornata piena di sorprese, ma è ancora caccia a Siena

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Milano, Avellino e Sassari partono con una sconfitta. I campioni d’Italia restano la squadra da battere e cominciano la stagione battendo Cremona. Vittorie anche per Cantù e Roma

di Stefano Brienza
su Twitter: @BrienzaStefano

Luca Banchi e la sua Milano ko ieri  a Brindisi

Luca Banchi e la sua Milano ko ieri a Brindisi

È iniziato il settimo campionato di Serie A consecutivo con una toppa tricolore cucita sulle casacche della Montepaschi Siena, ed è iniziato con una raffica di sorprese.

Da tre stagioni si ripete il mantra “è l’anno di Milano”, e ogni anno questa affermazione sembra accrescere la propria sensatezza. Le Scarpette Rosse sono forti delle Final Four di Eurolega in casa, di un roster sulla carta più ricco e completo rispetto alle altre contendenti, e soprattutto del tentativo di assomigliare il più possibile alla Mens Sana facendo propri pezzi del puzzle biancoverde.

Non solo Moss e Kangur, ma anche il coach scudettato, Luca Banchi. Che però ha già le sue gatte da pelare dopo l’esordio perdente in quel di Brindisi, dove si subiscono 88 punti e ci si affida troppo all’estro di Langford per sbloccare un attacco che avrebbe tante soluzioni. Milano è la favorita dei pronostici, ma l’amalgama non si compra come i campioni.

Nella prima bizzarra giornata cade anche Avellino, indicata da tanti come la new sensation di questa stagione, rinfrancata da un budget di alto livello e dalla presenza di uno dei pochissimi campioni affermati a livello internazionale della Lega A, Jaka Lakovic. La sorpresa, in questo caso, è doppia: a fare il colpo è Pesaro, un roster pieno di esordienti, varie pesche dalle minors ed una divisa spoglia del nome Scavolini per la prima volta dopo 38 anni.

In un campionato difficilissimo da leggere come quello di quest’anno, due teoriche big (memori di una semifinale pazzesca pochi mesi fa) non hanno tradito alla prima. Le ambizioni di Cantù e Roma però, seppur supportate dai due punti, sembrano acerbe e incerte, considerati roster pieni di punti interrogativi ed apparentemente troppo corti per reggere una stagione di vertice.

La nuova Varese di Frates, priva dell’asse Green-Dunston che l’ha portata ad un soffio (o ad un infortunio del centro, ora all’Olympiakos) dalla finale scudetto, inizia fortissimo contro Reggio Emilia godendosi Polonara; dominio casalingo e due punti-salvezza d’oro anche per Caserta contro Venezia.

L’ultima sorpresa di giornata in ordine cronologico è stata quella di Bologna. La Virtus di Bechi – giovane e frizzante, presumibilmente capace di grandi imprese e pesanti cadute – ha battuto nel posticipo un’altra delle potenziali favorite stagionali, la Dinamo Sassari, sfidandola e battendola proprio sulla corsa, il pane dei sardi. La coppia di play Diener-Green non convince, soprattutto dietro: Sacchetti dovrà lavorare duro per costruire un’identità difensiva che già lo scorso anno è stato l’ingrediente mancante ai playoff dopo una stagione regolare d’élite.

E allora ci risiamo. Sassari, Milano ed Avellino steccano, Cantù, Roma e Varese sembrano un passo indietro. L’unica, vera certezza di questa Serie A rimane sempre e comunque la Montepaschi Siena. Con una prova perentoria ha inflitto 97 punti a Cremona e dimostra di essere ancora lassù, di possedere una solidità organizzativa e mentale sconosciuta a tutte le altre compagini.

Trovare sempre l’americano giusto (e al giusto prezzo), poggiare le proprie fondamenta su un leader tecnico e carismatico nel ruolo di playmaker (McIntyre, McCalebb, ora Hackett), mixare esperienza ed un paio di azzardi stranieri che, inseriti in un sistema difensivo ed efficiente, difficilmente fanno la fine di un Bourousis un o Fotsis, nomi giusti nel contesto sbagliato.

La ricetta di Siena è sempre la stessa, lo sanno Minucci, Crespi, Banchi e tutte le avversarie. Neanche l’anno scorso partiva da favorita, eppure l’epilogo è stato il solito. La caccia al titolo è partita, l’Italia cestistica è avvisata: per scalzare il re dal trono, serve condensare in pochi mesi un lavoro portato avanti ormai da un decennio.

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