La Fiat-Chrysler riparte da Saltillo
In Europa si riparte, in Italia no: le prospettive per la Fiat e il mercato dell’auto
di Andrea Ranelletti
Prosegue il tentativo della Fiat di costruire le fondamenta per la propria ripartenza sul mercato statunitense. Negli scorsi giorni Marchionne ha reso noto che la Chrysler investirà 164 milioni di dollari in Messico, stanziati per dare ulteriore slancio all’importante stabilimento di Saltillo. Secondo quanto pianificato dall’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, il denaro genererà circa 470 nuovi posti di lavoro nel Paese messicano.
L’investimento farà perno sul potenziamento della produzione del Ram Promaster, versione del Fiat Ducato pensata per i mercati di Messico, Stati Uniti e Canada. Il Ram Promaster è in produzione da luglio scorso, dopo che un investimento complessivo di un miliardo di dollari venne stanziato dall’azienda.
Il progressivo aumento della presenza dell’azienda torinese nel mercato dell’America Centro-Settentrionale fa perno sul Messico, nei cui stabilimenti viene prodotta anche la versione statunitense della 500. Inoltre, circa il 20% del milione e 600mila Chrysler prodotte a partire dal 2013 è stato realizzato in Messico.
«Tutto questo non sarebbe possibile» ha sottolineato Sergio Marchionne nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’investimento, cui era presente anche il Presidente del Messico Enrique Pena Nieto «senza lo straordinario spirito di collaborazione che abbiamo trovato nei governi sia federale sia statale. Ci sentiamo privilegiati per avere l’opportunità di contribuire alla crescita futura del Messico».
Saltillo è una città di 725mila abitanti, situata nello stato nord-orientale di Coahuila. Collocata a meno di cento chilometri dalla metropoli di Monterrey, la città è chiamata la “Detroit del Messico” per via rilievo che la produzione automobilistica ha nella sua economia locale.
La Fiat continua a risentire della crisi del mercato italiano. Se si tiene conto delle quote di vendite registrate nei quattro principali mercati europei (Germania, Spagna, Gran Bretagna e Francia), la Fiat avrebbe totalizzato un aumento di vendite pari a 3mila unità per il 2013 rispetto l’anno precedente. Includendo però anche il mercato italiano, diminuisce lo slancio dato dall’aumento. Nel settembre appena trascorso, l’azienda torinese ha registrato un ulteriore calo nelle consegne di automobili nello stivale.
«Forse proprio le prospettive buie dell’Italia hanno indotto Sergio Marchionne» scriveva il Sole 24 Ore della settimana scorsa «a ribadire giovedì che ‘c’è qualcuno che parla di un recupero nel 2014: può darsi che ci sia ma non è niente di significativo’».
Il ritardo nella ripresa italiana contrasta con i positivi trend rivelati nel corso dell’ultimo anno dal mercato europeo che hanno consentito il ritorno di una nuova fase di ottimismo. La speranza è che il lento riavvio dell’industria automobilistica nel nostro Paese sia indice di una convalescenza più lenta e non indizio ulteriore di un declino irreversibile.
(fonte immagine: http://img571.imageshack.us)