Tres: tre amiche, tre donne diverse. Un solo desiderio.
In scena alla Sala Umberto “tres” con un trio d’eccezione. Sul palco Anna Galiena, Marina Massironi e Amanda Sandrelli per raccontare una maternità un po’ diversa.
di Alessia Carlozzo (@acarlozzo)
Incontrarsi a distanza di trent’anni. Dopo che la vita ti ha portato in direzioni inaspettate, incerte e nuove. Dopo che la bellezza dei propri vent’anni sta ormai sfiorendo, dopo che gli uomini amati se ne sono andati (o forse non sono mai arrivati) dopo che l’attesa del futuro ha lasciato posto alla nostalgia di anni vivaci e lontani.
“Tres” è la storia di tre amiche, vecchie compagne di liceo, che si ritrovano una sera per una fugace rimpatriata. O almeno così doveva essere. Marisa (Anna Galiena)è una conduttrice televisiva di successo e attrice “assurdamente” incompresa, Carlotta (Marina Massironi) è la compagna grassa, ora magrissima come tradizione delle rimpatriate vuole, fresca di divorzio causa marito fedifrago. In ultimo c’è Angela (Amanda Sandrelli) vedova non allegra, in perenne equilibrio tra i consigli del suo psicanalista e la voglia di riscattarsi da una vita piatta.
Così canticchiando i vecchi cori della scuola, ricordando i classici aneddoti del liceo, si finisce per “affogare” la propria parte di dispiaceri in rapidi shot di liquori vari e fumando non proprio tabacco. Il clima tra le tre amiche si distende, la sincerità diventa sempre più palpabile tra gli scambi di battute e infine si arriva a tirare le somme delle rispettive vite.
L’infelicità è chiara sui loro volti. E’ necessario colmare quel vuoto presente e la soluzione proposta da Marisa è quantomeno bizzarra. Un figlio. Decidere di rimanere tutte e tre incinte allo stesso tempo e dello stesso uomo. Abbattere gli schemi precostituiti della “famiglia classica” per darne vita a una nuova, allargata, senza padri ma comunque carica di sentimenti e affetti.
Però il problema esiste. Serve un padre e anche piuttosto velocemente, visto che l’orologio biologico si avvia verso gli ultimi inesorabili rintocchi. La caccia matta e disperata conduce verso una precisa direzione: Alberto (Sergio Muniz). Il piccolo e dolce figlio del bidello venezuelano del liceo che irrompe sulla scena cambiato e più affascinante che mai. Marisa arriverà a corromperlo e pagarlo pur di avere un figlio, anzi tre, da lui. Ma i nove mesi successivi porteranno a non pochi stravolgimenti in quella casa, fino ad arrivare a una serie di non pochi e comici colpi di scena.
Tres, opera di Juan Carlos Rubio, colpisce al cuore. Il trio di attrici splendide e comiche che calcano il palcoscenico del Sala Umberto, per la brillante regia di Chiara Noschese, si rivela quantomeno vincente. Si percepisce il feeling tra di loro necessario per dar vita a scoppiettanti gag e momenti più intimi, riuscendo a districarsi abilmente tra tempi comici e fugaci malinconie. Le aspettative chiaramente di fronte ad attrici così note erano sicuramente alte, e queste son state ben ripagate da una performance irriverente e sincera.
Meno brillante la loro controparte maschile, Sergio Muniz, la cui eccessiva rigidità (anche negli stessi movimenti) si scontra e perde duramente con la presenza scenica forte e fluida delle tre attrici. Una performance, la sua, messa perciò in ombra da una prova di alta qualità delle donne protagoniste.
Tres è perciò soprattutto una storia di donne per le donne, ma non solo. Sul palco vengono trattati con malinconica leggerezza temi attuali quali l’adozione (significativo il monologo di Muniz che critica fortemente l’attuale sistema che regola le adozioni, lungo e complesso) la maternità desiderata e voluta seppur non più in giovane età e il desiderio di famiglia vista come fondamentale ai fini di una qualche traccia concreta di felicità.
Non mancano poi temi quali l’infedeltà in una coppia ma anche in un gruppo di amiche o la prostituzione, per una volta analizzata da un punto di vista diverso. O meglio avente un soggetto diverso.
Lo spettacolo risulta perciò ironico, genuino e a tratti paradossale, capace di lasciare un sorriso alleggiare sul volto di molti spettatori, unito a una diversa riflessione sul senso della maternità, e forse chissà della vita, per una donna. Esattamente come canta la canzone leitmotiv dello spettacolo: “Perhaps, Perhaps, Perhaps.”
Tres
Roma, Sala Umberto
fino al 27 ottobre
Biglietti: platea 32€ | balconata 23€
(fonte immagine: http://www.salaumberto.com)