Fotoleggendo: tutti i modi per vivere un’immagine
Mostre, incontri e documentari: a Roma due mesi all’insegna della fotografia
di Federica Salzano
La civiltà dell’immagine non ha ancora una grammatica della fotografia. Non ne insegna l’interpretazione a scuola, non viene educata a riconoscerne canoni estetici e contenuti. È per questo che Fotoleggendo – a Roma fino ai primi di dicembre – rappresenta un’occasione imperdibile per chiunque voglia avvicinarsi con curiosità e spirito critico al linguaggio principe del presente. Non solo mostre, ma dialogo, esperienza e opportunità. Un festival pieno di sorprese dove anche i giovani artisti e i semplici appassionati possono far conoscere le proprie opere e confrontarsi dal vivo con i maestri dell’obiettivo.
Dalle Officine Fotografiche all’Istituto superiore antincendi, dalla b>GalleryCafè al Nuovo Cinema Palazzo, sono tante le location della Capitale che ospitano la rassegna. Perché moltissimi sono gli eventi che accompagnano due mesi all’insegna dell’immagine: oltre 20 mostre fotografiche, anteprime, proiezioni di video e documentari, workshop e tanto altro. Tutto interamente gratuito.
Lo slogan di questa edizione è “a occhi aperti”. Occhi aperti sul mondo, sugli uomini e sulle loro contraddizioni. Uno sguardo oggettivo e lucido che non si pone necessariamente in contrasto con una visione intimista e personale. Per raggiungere questo obiettivo, Fotoleggendo si è aperta all’incontro tra diversi linguaggi fotografici, portando a Roma artisti dai background più vari. Il fil rouge di tutte le mostre rimane la passione per un’arte che può assumere diversi connotati: visionaria, documentaristica, poetica.
La direzione artistica è stata affidata a Tiziana Faraoni, photoeditor dell’Espresso, affiancata da un comitato scientifico composto da alcuni dei nomi più importanti del settore.
Tra le esposizioni più suggestive quella ospitata dalle stesse Officine Fotografiche che Anton Kusters dedica alla Yakuza, la potente mafia giapponese raccontata nei suoi riti, con stile documentaristico e spirito volutamente acritico. All’ISA, invece, è impossibile non rimanere suggestionati dalle rappresentazioni del rapporto che si è instaurato tra l’uomo e il contesto in cui vive, in posti del mondo profondamente lontani tra loro. Dal violentato Zimbabwe del pluripremiato fotogiornalista Robin Hammond, all’arcipelago cileno di Chiloè, apparentemente fuori dal tempo, catturato dalla belga Brigitte Grignet, fino alla Pinetamare di Salvatore Santoro che ricorda gli scenari di Gomorra.
Interamente organizzata e prodotta da Officine Fotografiche, la rassegna vuole anche discutere sullo stato della fotografia e delle arti visive oggi. In particolare, il festival evidenzia la necessità di trovare un filtro per modulare la cultura visiva in un momento storico nel quale, anche a causa dei social network, ognuno è quotidianamente tempestato da una miriade di immagini. Spazio, dunque, a un dibattito al di fuori di rigidi schemi, senza etichette e con tanti “occhi” a dire la propria. Anche per questo l’iniziativa vuole aprirsi a un pubblico il più vasto possibile, ben oltre il ristretto cerchio degli addetti ai lavori.
Ma Fotoleggendo è soprattutto opportunità. Gli appassionati, non ancora professionisti, possono mostrare il proprio talento e ottenere premi e riconoscimenti. Il 12 e il 13 ottobre all’ISA si sono tenute le letture gratuite dei portfolio con i critici, photo editor e galleristi che davano consigli e suggerimenti. Il migliore ha vinto il premio Fotoleggendo, legato al circuito FIAF che assegna il prestigioso premio annuale Portfolio Italia. Inoltre il Premio Tabò ha messo a disposizione dei vincitori borse di studio e materiale fotografico.