Vela, Barcolana thrilling: Esimit più forte della bonaccia…e di Greenpeace
A Trieste, nella 45° edizione della regata più affollata al mondo, si impone per il quarto anno di fila il Super Maxi dello sloveno Igor Simcic, che nel finale subisce l’attacco (respinto) di un gommone dell’associazione ambientalista contro il main sponsor Gazprom. Percorso di gara notevolmente accorciato per mancanza di vento
di Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
Chiamatelo se volete “social sailing”, ma per una volta niente scorribande puramente virtuali attraverso i frastagliati canali del web 2.0, bensì il mare nella sua eterea concretezza recuperato e vissuto tra passione, agonismo e soprattutto condivisione.
Prendete la vela, levatele la patina di passatempo esclusivo per business men dalle uova d’oro, unite migliaia di appassionati con il minimo comun denominatore di uno scafo in acqua e una randa pronta a catturare il minimo accenno di brezza, e piazzateli contemporaneamente all’interno di quello splendido stadio naturale che è il golfo di Trieste.
Il capoluogo della Venezia-Giulia, la città della Barcolana. Che, più della semplice denominazione ufficiale di Coppa d’Autunno che le è propria quasi con semplicità, è l’appuntamento che ormai da più di quarant’anni unisce chi la vela la vive per gioco e chi come pane quotidiano. Un tutti contro tutti solo apparentemente senza regole, con il crocierista della domenica, stipato con gli amici in pochi metri, affiancato all’armatore multimiliardario dal Maxi di 30 metri con a bordo equipaggi dal pedigree olimpico.
L’importante, nella regata più affollata del globo (1.562 iscritti quest’anno, pur distanti dai 1.969 registrati nell’edizione del 2002) è esserci con i propri mezzi e al contempo respirare in prima persona lo show, tecnico e tattico, di yacht ed equipaggi normalmente da cartolina: su tutte, Esimit Europa 2. Il Super Maxi di 30 metri, armato dallo sloveno Igor Simcic e condotto in mare dallo skipper tedesco e pluricampione olimpico Jochen Schumann, non ha fallito da superfavorito d’obbligo del ranking, trionfando nell’edizione di quest’anno (quarto successo di fila) a sancire inequivocabilmente la legge del più forte (ed evidentemente del più attrezzato).
Un successo pieno e maturo, nonostante i colpi di scena ad inizio e fine regata, materializzatosi anche al cospetto al peggior incubo per ogni velista, di qualsiasi credo, razza o religione: l’assenza di vento. Una variabile, seppur meteorologicamente prevista da giorni, che ha pesantemente condizionato lo svolgimento della regata, costringendo gli organizzatori ad accorciare il percorso sino alla seconda boa con conseguente eliminazione dell’ultimo lato previsto nelle istruzioni. Ma al tempo stesso un jolly capace di regalare più di qualche palpito nelle prime fasi, con le più dirette inseguitrici dell’imbarcazione dei record (vittoria più veloce di sempre nel 2010) a cullare ambizioni inconfessabili in rotta verso la prima boa.
Momenti di gloria – Sì, perché dopo tre quarti d’ora dalla partenza e numerosi cambi di vele a vento nullo, l’equipaggio di Esimit si è trovato spiazzato da una improvvisa e debole raffica da ovest, con l’imbarcazione in quel momento impantanata più ad est in una zona di bonaccia totale. Una manna dal cielo per almeno un paio di concorrenti partiti proprio dal lato di ponente, vicino al Castello di Miramare: da un lato Robertissima, ambizioso Maxi del velista triestino Vasco Vascotto, dall’altro Fragolina, un Ufo immatricolato a Ravenna lungo meno della metà dei più accreditati rivali.
I due equipaggi italiani si sono ritrovati in testa a sorpresa a metà del primo lato, con Fragolina addirittura avanti di una spanna, mentre Esimit apparentemente non sembrava poter trovar rimedio all’inaspettata congiuntura negativa. Ma la qualità di una crew di altissimo livello emerge in particolar modo nei momenti di difficoltà e i ragazzi di Schumann, abili e in questo caso più fortunati, hanno saputo ritrovare la via maestra in prossimità del giro di boa grazie ad un nuovo salto di vento e ad una mossa risolutiva in chiave tattica.
Fai la cosa giusta – Merito della scelta di puntare a raccogliere il vento più vicino alla costa, debolissimo ma meno irregolare di quello raccolto dagli avversari, per tentare il doppio controsorpasso prima del passaggio in prima boa: azzecatissima, visto il passaggio nuovamente al comando con ben 1 minuto e 50 di vantaggio sui più diretti inseguitori ad inizio secondo lato. Da lì in poi, il countdown verso il poker di allori è tornato ad essere quasi una pura formalità, una lotta contro tempo ed Esimit stessa, verso una penultima boa resa più lontana solo dall’aria inclemente. Fatica per l’equipaggio sloveno, doppia fatica per il resto del gruppo: due ore dopo lo start, benedetta è arrivata la saggia decisione della giuria internazionale di ufficializzare l’accorciamento del percorso, soprattutto per permettere alla maggior parte degli iscritti di completare la regata e guadagnare il ricordo di un piazzamento ufficiale.
Boa 2 si è quindi trasformata nel traguardo improvvisato, dopo 2 ore e 16 minuti, a ratificare il 28° successo consecutivo per lo yacht di Simcic, dal debutto internazionale nel 2010 ad oggi. Alle spalle dei campioni di tutto, piazza d’onore per il Maxi romano TP52 Aniene e bronzo per l’equipaggio di casa Tuttatrieste; più indietro Robertissima (alla fine quinta), il vincitore 2009 Mitija Kosmina (undicesimo, ma con un imbarcazione notevolmente più ridimensionata rispetto a quattro anni fa) e l’ex skipper di Luna Rossa, Francesco De Angelis (tredicesimo su Menomale +38).
Blitzkrieg Bop – Il momento di massima tensione si è vissuto però, a sorpresa, dopo l’ufficializzazione del successo di Esimit. Un gommone con a bordo attivisti di Greenpeace ha tentato di ostacolare più volte l’imbarcazione di Simcic, venendo però respinto sia dagli agenti di sicurezza a bordo dello yacht sia dalle motovedette e moto d’acqua della polizia in servizio di pattugliamento.
Una protesta probabilmente temuta e attesa dal main sponsor Gazprom, dopo il tentato assalto di poche settimane fa ad una delle piattaforme del gruppo nel Mar Artico che ha portato all’arresto e alla condanna di 28 attivisti, tra cui l’italiano Cristian D’Alessandro. Una protesta “non certo contro la Barcolana o il mondo della vela, ma contro Gazprom, una minaccia per l’Artico e per tutti noi. La Gazprom è tra coloro che vogliono consegnare il Pianeta al caos climatico e per difendere i suoi interessi è pronta a tacitare ogni voce di protesta,” secondo Federica Ferrario di Greenpeace, raggiunta dal quotidiano La Stampa.
Gli attivisti a bordo del gommone, che hanno denunciato atti di intimidazione – tra cui alcune minacce con un coltello – preannunciando denuncia alla Questura di Trieste, sono stati a loro volta denunciati per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Nel loro gesto di protesta, a quanto sembra, anche il tentativo di non far calare il silenzio sul destino dei loro compagni, condannati a due mesi di custodia cautelare per pirateria dal tribunale russo di Murmansk dopo l’assalto tra i ghiacci di fine settembre.
Nessun commento nel merito da patron Simcic, che si è limitato a ricordare l’assoluta estraneità del team da ogni questione inerente le trivellazioni in Artico. E Gazprom? “Credo ci stiano pensando”. A cosa stia pensando lui, il pokerissimo di successi nell’edizione della Barcolana numero 46, è segreto da marinaio.