Moviementu, la sfida del giovane cinema sardo
È nato quest’estate un gruppo di operatori cinematografici sardi che vuole cambiare lo stato delle cose: riportare il cinema regionale ad un livello europeo, rivendicando finanziamenti promessi ma mai arrivati. Perchè il cinema, in un’economia nazionale, non può essere sottovaluto: è un’industria sostenibile, che porta ricchezza, fisica e culturale
di Giulia Marras
Quando lo scorso Giugno la Regione Sardegna ha organizzato in Costa Smeralda una giornata interamente dedicata all’attore pugliese Rodolfo Valentino, spendendo più di 200.000 euro di finanziamenti pubblici, qualcuno ha cominciato a storcere il naso. A insospettirsi, ad arrabbiarsi. A chiedersi chi decide come spendere gli investimenti destinati a un’arte, che sembra non poter essere trattata dai suoi stessi operatori, ma il cui destino è nelle mani dei soli finanziatori privati e nelle sorti della politica italiana.
Quel qualcuno, Marco Antonio Pani, regista sassarese, si è stufato, si è lamentato in Rete della triste situazione, e si è riunito a Sassari, all’interno della manifestazione Sardinia Film Festival, con altri 500 lavoratori del settore cinematografico sardo, tra registi, operatori, macchinisti, sceneggiatori, produttori, attori e molti altri ancora, che poi insieme hanno costituito il primo nucleo di Moviementu Rete-Cinema-Sardegna.
Recita il manifesto: Scopo di questo incontro è quello di segnalare il disagio nel quale si muove chi opera in questo importante settore produttivo e insieme industria culturale […] la cifra stanziata dalla Regione Sardegna per finanziare la Fondazione Sardegna Film Commission è il segnale di un concreto disinteresse della politica per un settore che è vitale per chi ci lavora e che potrebbe rappresentare, come già avviene in altre regioni italiane uno degli assi portanti (innovativi e sostenibili) per lo sviluppo economico futuro della nostra regione.
La Film Commission della Sardegna pare infatti essere bloccata già dalle limitazioni introdotte della legge Fornero che dall’esclusa possibilità dei comuni e delle province all’interno della Fondazione, di cui l’unico socio risulta essere ora solo la Regione, rappresentata al momento da un consiglio d’amministrazione e una direttrice, Nevina Satta, con contratto part-time e l’impossibilità di assumere dipendenti. In questa situazione non si può pretendere di amministrare correttamente e prendere parte ai bandi per i fondi provenienti dall’Unione Europea, quando già i finanziamenti italiani risultano irrisori e controllati da commissioni interne, oltretutto non ritenute adatte dai fondatori di Moviementu.
Inoltre, questi problemi emergono paradossalmente in un periodo, chiamato non raramente dai critici nostrani, “di rinascita del cinema sardo”: una sferzata creativa che vede i suoi principali rappresentanti.in Salvatore Mereu, Giovanni Colombu, Enrico Pau, ma non solo. Gli ultimi esempi celebri sono L’arbitro di Paolo Zucca, presentato all’ultimo Festival di Venezia, il quale ha saputo conciliare un cast nazionale con attori prettamente sardi e una trama con diversi risolti di genere; e Su Re di Colombu, prodotto dalla Sacher di Nanni Moretti, presentato al Torino Film Festival, acclamatissimo da critica e pubblico, nonostante la proposta di una storia antica e ben consolidata, quella della crocefissione di Cristo, ma stilisticamente e drammaturgicamente innovativa. Ma sono soltanto la punte dell’iceberg di una scuola che si sta formando grazie alle nuove e accessibili tecnologie e anche grazie alla volontà di riaffermazione di un’identità, quella sarda e cinematografica, perduta, non capita dalle giovani generazioni, e in attesa di una nuova interpretazione. E se da una parte, la Film Commission ha commissionato parte di questa rinascita, dall’altra non si può fermare proprio ora, né sottovalutare i suoi fondi consegnandoli ad un cinema commerciale da cui la Sardegna non trae alcun profitto: si, parliamo dell’ultimo Papaleo, per esempio, a differenza invece di progetti “esterni” molto più interessanti, come quelli di Manuli (link: ghigliottinapuntoit.wordpress.com/2013/07/08/david-manuli-ci-racconta-la-leggenda-di-kaspar-hauser), Beket e La Leggenda di Kaspar Hauser.
In questo contesto Moviementu si pone come realtà indispensabile per mediare le scelte della Film Commission, per dare voce a un mondo sottorraneo di operatori cinematografici che dovrebbero essere invece i principali protagonisti della nuova scena sarda. Ma soprattutto per informare e per istruire, tramite la Rete innanzi tutto, e tramite incontri più ravvicinati che servono per ascoltarsi e imparare, riunioni di IN-FORMAZIONE.
Noi di Ghigliottina non possiamo che essere solidali con queste nuove realtà indipendenti e attive, che si muovono per un risveglio della società italiana, così travagliata da una crisi si economica ma soprattutto culturale.