Swedish Patrick si racconta. Ecco l’autobiografia di Morrissey
Dopo una lunga attesa, è stata finalmente presentata l’autobiografia del leggendario frontman degli Smiths. Un classico, proprio come l’eccentricità di Moz
di Valentina Palermi
Eugenio d’Ors, filosofo e scrittore spagnolo esponente del noucentisme catalano, consigliava di scegliere la più chiara tra due spiegazioni, la più elementare tra due forme e la più breve tra due parole. Nella scelta del titolo del volume in cui si confessa, Morrissey ha sicuramente rispettato l’ultima indicazione: “Autobiography” è uscito lo scorso 17 ottobre allo scoccare della mezzanotte nel Regno Unito, a disposizione da subito in formato ebook per coloro i quali l’avessero ordinato su Amazon. Qualche libreria inglese ha comunque aperto in occasione dell’evento, nonostante il cantante di Manchester abbia deciso di fare la sua apparizione per firmare le copie del suo libro a due ore di volo di distanza dalla sua terra natia.
Centinaia di fan sono arrivati da ogni parte della Svezia e del mondo per avere l’opportunità di incontrare il loro idolo nell’inusuale cornice di un negozio di libri della catena Akademibokhandeln nel centro commerciale della città di Nordstan, a Göteborg, per l’unica apparizione europea in questa tranquilla cittadina industriale. Più di 30 ore al di fuori di una libreria per eterni e nostalgici adolescenti, oltre a giovani adoratori per i quali Morrissey è entrato nella loro vita attraverso i propri genitori.
Scelta eccentrica da parte dell’ex cantante degli Smiths, condizionata forse dal senso di colpa da espiare per l’annullamento last minute di un concerto a Helsingborg nel 2011, o dettata da uno special bond con il Paese, dichiarato da Morrissey nel 2006 a Karlstad, quando si presentò al pubblico come Swedish Patrick, anziché usare il suo vero nome, Stephen. Una tesi che non lascia alcun dubbio, se si pensa alle parole del vecchio e cupo inedito “Scandinavia”.
“Un classico”, si direbbe per etichettare le scelte sopra le righe del cantante, che unisce la sua fatica letteraria al dvd Morrissey 25:Live, in uscita il 29 ottobre dopo alcune preview nelle sale cinematografiche sparse nel mondo. Ma un termine che fa riferimento alla stessa decisione da parte della Casa Editrice Penguin di pubblicare l’autobiografia all’interno della sua serie Classics – che comprende capolavori letterari come I fratelli Karamazov, Il giro del mondo in ottanta giorni, e autori come Dickens, Dostoevskij e Platone. Ma dopotutto, come ha sentenziato un suo fan “È destinato ad essere un classico, quindi perché aspettare a dichiararlo tale?”
Da anni, la lunga attesa di “Autobiography” si accompagnava a quella per il nuovo album annunciato e ancora nel cassetto in mancanza di interessanti offerte da parte delle case discografiche. Nelle 480 pagine della sua memoria, colui che in passato è stato decretato dagli spettatori della BBC la seconda più grande icona britannica vivente ripercorre la sua vita, dalla nascita fino ad oggi.
Raccontando nelle sue prime 150 pagine di quanto la sua testa fosse troppo grande – e avesse rischiato di uccidere la madre al momento del parto – della diaspora irlandese nel centro di Manchester nel 1960, dei suoi trascorsi di atleta adolescente del St.Mary nei difficili anni della scuola, della sua prima apparizione televisiva in un film in costume e delle sue partecipazioni in soap e sitcom come “Emmerdale” e “EastEnders”. E tra un tentativo di rapimento di cui è stato vittima a Tijuana nel settembre 2007, e il rapporto meraviglioso con il suo idolo David Bowie, esplora in appena 70 pagine la sua rabbia per il batterista Mike Joyce – non senza lodare la sezione ritmica degli Smiths – infarcita di lamentele anche per la casa discografica, e usando parole di fuoco contro il sistema legale britannico NME, parlando della collaborazione con Sandie Shaw e dell’intenzione di Nick Kent di unirsi al gruppo, confessando di essere stato interrogato dalla polizia dopo l’uscita di “Margaret on the guillotine”, brano contenuto in “Viva Hate” – primo album solista – che nel testo descriveva la morte dell’allora Primo Ministro britannico Margaret Thatcher come un sogno meraviglioso. Lasciandosi andare ai racconti del mondo del pop britannico di quegli anni, l’unico in cui gli sembra “che quasi tutto può succedere”.
Tra accuse di razzismo e tutela dei diritti degli animali, opposte ai tentativi di riabilitare una parte delle vicissitudini legate al suo essere “personaggio pubblico”, le rivelazioni più intime e in qualche modo ironiche sulla sua sessualità. Confida la sua mancanza di interesse per le ragazze da adolescente – “misteriosamente attratte da me” -e dell’assenza di un rapporto serio fino al 1990, quando conosce il fotografo Jake Owen Walters, autore di molti suoi scatti più o meno famosi: “per la prima volta nella mia vita l’eterno ‘io’ diventa ‘noi’ ”. Tuttavia, “purtroppo – dice – io non sono omosessuale. Infatti tecnicamente, io sono humansexual. Sono attratto dagli esseri umani. Ma, naturalmente … non da molti”.
Ma Morrissey destabilizza i suoi lettori anche facendo sfoggio del suo talento per la scrittura con esperimenti stilistici audaci, attraverso quella sua strana abitudine di saltare tra i tempi verbali, e mostrando qui e là passaggi strani “che semplicemente non hanno senso”, come evidenziato nelle prime recensioni apparse sul Guardian: “non ci sono capitoli, né, per le prime 10 pagine, eventuali interruzioni di paragrafo – come in tanti libri di persone famose, tradisce anche una mancanza di editing”, ma dopotutto gli Smiths negli Anni ‘80 “sono stati un potente pacchetto, un’opera d’arte totale di musica, testi, vestiti, grafica, atteggiamento e visione del mondo”.
Perché nonostante l’amarezza e l’acredine che trascende dalle pagine di questo libro, e che talvolta fa rimpiangere la straordinaria tragicità e l’ironia dei testi delle sue canzoni, Morrissey racconta qualcosa di magico e straordinario.
La storia di una vita, molto vicina all’essere un trionfo.