È questione di Apparato
I candidati alla segreteria del PD affilano le armi, in previsione di un futuro all’insegna del revival dell’Apparato o della sua negazione
di Adalgisa Marrocco
Una sola grande coalizione, ma nessuna vera maggioranza: le forze confluite nelle larghe intese, settimana dopo settimana, somigliano sempre più ad un’unica vicaria opposizione.
Se Berlusconi sorride, in modo autarchico, della rinascita di Forza Italia, il Partito Democratico vive la fase pre-primarie all’insegna della critica all’esecutivo guidato dal “loro” Enrico Letta.
Il Cav fa pressioni al governo un giorno sì e l’altro pure, ed i motivi sono (da 20 anni a questa parte) sempre gli stessi: guai personali, processi, conflitti d’interesse vari ed eventuali. L’opposizione di Berlusconi appare tanto imprevedibile quanto irriducibile, come inossidabili sono i soldatini del suo esercito personale. I berlusconiani, siano essi pidiellini o ritrovati forzisti, non molleranno il campo di battaglia fino a che, a gettare la spugna, sarà proprio il Comandante supremo.
Anche nel PD la storia è sempre la stessa. Lo scontro interno è una certezza. Correnti e correntine. Leader e leaderini. Proposte e propostine. Tutto in previsione delle Primarie dell’8 dicembre prossimo.
Proprio la fase di propaganda degli aspiranti segretari di partito sta vedendo sorgere distacco generale dei democratici nei confronti del governo Letta. Cuperlo, Civati, Pittella, Renzi sono tutti d’accordo su un punto: bisogna mostrare fastidio (ma non troppo) verso le Larghe Intese, in modo da non peccare di mancanza di lungimiranza nel caso in cui Letta, a Palazzo Chigi, dovesse rimanerci più del previsto/sperato.
Attorno a Renzi si riunisce il PD “giovane”, quello che dice di voler cancellare l’anacronistica impostazione da Partito Comunista. Attorno a Cuperlo, viceversa, si raduna l’Apparato di scuola dalemiana.
Alla Leopolda di Firenze, Matteo Renzi ha messo in scena l’ennesima dimostrazione di abilità comunicativa preparando, al contempo, le munizioni di una truppa ostile all’attuale Grosse Koalition all’italiana. Così il sindaco di Firenze, in barba alle convenzioni dei candidati modello Cuperlo, sfida Enrico Letta, o meglio, sfida ciò di cui Letta è esemplificazione.
L’attuale presidente del Consiglio è simbolo delle lobby (occulte o meno), del potere sceso dall’alto invece che voluto dal basso, dell’immobilità travestita da innovazione. Ed i medesimi elementi e medesime caratteristiche potrebbero, senza ombra di dubbio, essere incarnati da Cuperlo. Così Renzi, cosciente della suo stato di grazia anche rispetto a Civati e Pittella, gioca a rappresentare l’ondata rivoluzionaria, frizzante ma non proprio gassata.
Per dirla più semplicemente, davanti il PD ci sono due porte che condurranno alle stanze del suo futuro: una col cartello Viva l’Apparato, l’altra col cartello Abbasso l’Apparato (ma non esageriamo!).
(Fonte immagine: http://www.unita.it )