“Senegal recitato”: quando le arti e le culture si fondono tra loro
A Saronno, una serata multietnica di poesia, pittura e musica
di Giorgia Braico
Il 25 ottobre si è svolto l’evento Senegal recitato, un interessante incontro di arti e di nazionalità diverse, tenutosi presso La Fabbrica Birrificio Artigianale di Saronno.
Il vernissage, ideato ed organizzato da Daniela Frigo, ha fatto da apertura ad una mostra pittorica, in allestimento fino al 30 novembre 2013, di due artisti senegalesi, Mor Talla Seck e Job, le cui opere, durante la serata di venerdì scorso, sono state rilette e reinterpretate dalle poesie di Gianluca Regondi, in una fusione di arti e culture inattese ma sempre efficaci e di sicuro interesse.
Il tutto è stato arricchito dalla musica tradizionale di un altro artista senegalese, Naby Eco Camara e dalla cucina multietnica di Maniang Sagna.
Regondi non è nuovo a questo tipo di iniziative: una sua poesia è stata esposta a Milano, insieme ai testi di altri poeti, sotto le opere del pittore Antonio Molinari, durante una mostra conclusasi il 26 ottobre scorso.
Ghigliottina ha avuto l’occasione di intervistarlo.
Gianluca Regondi, innanzitutto, parlaci del progetto “Senegal recitato” e di come è nata questa collaborazione.
Devo ringraziare un amico, Gianluigi Ceriani che mi ha messo in contatto con Daniela Frigo, curatrice della mostra pittorica. In realtà mi sono stati sottoposti alla visione alcuni quadri che già erano esposti nel locale dove si è svolto l’evento di Venerdì 25/10, sapevo solo che erano opera di due artisti senegalesi mai frequentati e mai conosciuti prima, se non la sera dell’evento . Non mi ci è voluto molto, in cinque minuti ho individuato 3 quadri tra tutti quelli esposti. Incontravano il mio gusto, e soprattutto, cosa a mio avviso importante, erano già state scritte prima, molto tempo prima che incontrassi questi quadri.
Le arti spesso si incontrano e si ispirano a vicenda. In questo caso le tue poesie sono ispirate ai quadri dei due artisti senegalesi. Come avviene questo procedimento? E’ più facile per la poesia “comunicare” con le arti visive piuttosto che con altre?
Non esiste un procedimento. Nel mio piccolo sono anche fotografo, dal momento che con i pennelli sono un disastro. Quando scrivo, scrivo dei discorsi inconsci dell’anima. La pittura, se mi è consentito dire, potrebbe essere definita l’immagine inconscia dell’anima. Uno scrittore vive delle parole che l’anima sente, un pittore vive delle immagini che la sua anima vede.
La poesia se è una buona poesia, e se è comunicata per quella che realmente è, non ha bisogno in tutta onestà, di comunicare con le altri arti. Così è anche per l’arte della pittura, e della musica. Una poesia non bisogno di musica, o di un quadro. Lo stesso discorso può valere per la pittura e la musica (anche se in tono minore). Se si riesce a stabilire un dialogo, (nell’attimo della fruizione intendo), tra loro, allora vuol dire stiamo andando oltre, vuol dire che si sta cercando un dialogo. Perché un’anima parla, canta vede, dipinge, scolpisce …
Una domanda più personale: cosa ti ha affascinato di più della poesia, e come hai deciso di intraprendere questa strada?
Non ho deciso di intraprendere questa strada, mi ci sono trovato. Mi affascinava la vita degli scrittori che studiavo a scuola, mi chiedevo come potesse essere combinata la vita di uno scrittore, mi chiedevo perché fossero così saggi e ricercati. Così ne è nato un gioco di parti. Mi sono confrontato con loro, mi sono chiesto se mai anch’io sarei mai stato in grado di comporre ciò che loro erano. Naturalmente ne sono uscito sempre sconfitto. Come potevo pretendere di scrivere come Ungaretti, Quasimodo, Leopardi?
Quanto conta e quanto valore può avere secondo te la poesia in questo particolare momento, in cui la cultura sta subendo pesanti colpi?
Nel panorama editoriale, conta poco. Perché essere imprenditori in questo paese vuol dire vedersi tassati più del 50% il possibile utile. E se parliamo di valore, in tutta sincerità non so quale valore possa avere la poesia, in generale credo abbia una valenza liberatoria, di per sé la poesia è inno all’individuo, crea individualismo, è un pensiero che può essere un’idea, e potrebbe aver senso se fosse accompagnato dalla volontà di aggregare ed educare alla condivisione. Potrebbe essere la risposta non violenta alla globalizzazione in atto.
In questi giorni a Milano si sta consumando una vicenda, la chiusura della Casa Museo di Alda Merini in Via Magolfa. Interessamenti, proclami, petizioni, promesse, che per altro, hanno solo un sapore pre elettorale e infine un silenzio, il silenzio sconfortante da parte del mondo degli intellettuali. Come se la figura di Alda Merini in qualche modo sia solo scomoda, o peggio ancora come qualcosa che non possa essere controllato e incanalato.
Oltre che un incontro di arti, questo evento “Senegal recitato”, è stato un incontro di nazionalità e culture diverse. Secondo te l’arte può essere un buon mezzo per assottigliare le differenze ed avvicinare le persone?
Alla fine del reading, io e Talla, il pittore, ci siamo sentiti persone … eravamo a Saronno in Lombardia che sta in Europa, ma potevamo essere benissimo a Dakar. La sensazione di sentirci soli era stata sconfitta.
Mi chiamo Gianluigi Ceriani, amico appunto di Gianluca Regondi e che ho conosciuto prima su Facebook e poi di persona perché appunto condividevo e mi piacevano un casino le sue poesie. Premesso questo devo dire che la sua intervista è ineccepibile e condivido in pieno e appunto meglio di così non poteva rispondere ! ! ! Gianluigi Ceriani
Caro Gianluigi, sono contenta che l’intervista le sia piaciuta, spero anche le domande 🙂
Un saluto,
Giorgia Braico