Tennis, la regina è sempre Serena: il trono WTA è ancora suo
A Istanbul la Williams batte non senza qualche sofferenza la cinese Li Na e conquista il quarto titolo in carriera nel Master di fine stagione, agganciando nell’albo d’oro Chris Evert. Errani fermata da problemi fisici, flop Azarenka e Radwanskadi Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
Tutti zitti in aula, entra lei, la Maestra. La professoressa dalle quattro lauree brevi nel curriculum, quasi a giustificare, se ancora necessario, il ruolo da cattedratica assoluta nella storia della racchetta al femminile.
Il circuito WTA parla, ancora una volta, la lingua di Serena Williams. E va letteralmente in tilt quando la 32enne americana impone, come succede quasi sempre dinanzi al suo cospetto, la legge del più forte, perfino quando lo strapotere fisico si fa meno arrogante e la “scatola nera” della mente si trova ad affrontare situazioni praticamente inedite rispetto alle rotte ormai collaudate.
In quest’ottica aumenta ulteriormente di valore il successo della numero 1 del mondo nella finale dei WTA Championships di Istanbul, contro la cinese Li Na: un 2-6 6-3 6-0 che vale il quarto titolo in carriera per Serena ai Masters di fine stagione dopo gli allori nel 2001, 2009 e 2012. Come la connazionale Chris Evert, ad una sola lunghezza dalla cinquina di Steffi Graf. Meglio di loro solo le otto meraviglie di Martina Navratilova, apparentemente fuori portata vista la condizione anagrafica della statunitense. Ma, avete presente nel calcio la rincorsa di Totti al record di gol in Serie A di Silvio Piola? Ecco, una cosa del genere…
Croce e testa – L’importanza di una mente senza età, dicevamo. Sì, perché Serena si presenta all’ultimo appuntamento stagionale del circuito femminile in – anche comprensibile – debito di ossigeno. Dopo un 2013 da 78 vittorie in 82 match disputati, anche il fisico può reclamare giustamente un patto di non belligeranza con la propria custode, pur in presenza dell’ultima endurance sportiva nel corso dell’anno solare.
A non rendere particolarmente agevole il compito all’americana ci pensa la cinese Li Na, la sorpresa tra le “Best 8” convocate in terra turca, reduce da un buon cammino nel torneo e proiettata – da oggi – al terzo posto della classifica mondiale, suo best ranking assoluto. La finale è in pratica il duello tra la più forte del mondo e la più in forma del momento: la prima, Serena, reduce da una semifinale già piuttosto ostica contro la serba Jankovic, pur dopo un round robin caratterizzato dalle sentenze draconiane contro Radwanska, Kvitova e Kerber; la seconda, la cinese, praticamente perfetta contro Errani e Azarenka nel girone e Kvitova in semifinale, con un solo set regalato già da qualificata alla Jankovic.
Il primo atto dell’epilogo in terra turca sembra, in effetti, premiare la galvanizzata mancina asiatica: rovesci incrociati e serve & volley certosini e spietati sembrano un temporale pronto a spazzare via la claudicante americana, che della Williams conosciuta sembra avere solo il cognome. Il risultato è un 6-2 per Li Na che fa rumore, sicuramente anche nei meandri della mente di Serena. Che decide di liberare le inibizioni, riprendendo a scivolare sulle linee laterali con il generatore d’emergenza e piazzando 3-0, con break nel secondo game, a inizio secondo set. Ma la cinese sa che, senza la Williams dei giorni migliori, l’opportunità è quasi irripetibile e torna a piazzare un paio di zampate che valgono un nuovo pareggio, il 3-3.
A questo punto, di botto, Serena decide che è il momento di tornare a sguainare una mezz’oretta da “mostro”, il tempo necessario per conquistare torneo e vacanze: spunta così il primo ace – appena nel nono gioco del set – e di rimpiattino la cinese si affloscia, disdice l’appuntamento con la storia e comincia a collezionare doppi falli come se non ci fosse un domani. L’epilogo è inevitabile: dopo il 6-3 nel secondo set, il terzo è un red carpet per l’americana, che chiude con un impietoso e roboante 6-0. Undicesimo titolo stagionale e arrivederci al primo torneo dell’anno nuovo, a Brisbane, da campionessa uscente, ça va sans dire.
Who’s next – Il problema semmai si pone alle spalle dell’americana: se una Williams con il fiato cortissimo riesce in qualche modo a spazzare via la rivale più in forma con implacabile cipiglio, come possono contrattaccare le avversarie di sempre ai piani alti del ranking? Tra Sharapova martoriata dagli infortuni e Azarenka e Radwanska ai minimi dell’anno, il quesito è solo per abili solutori.
Tralasciato il noto quadro clinico di Masha, a sorprendere in negativo è stata sicuramente la 25enne bielorussa, già evidentemente a corto di condizione e per di più tradita da un problema alla parte bassa della schiena nel match di round robin contro la Li. Non a caso, l’unico successo di Vika nei gironi è arrivato contro Sara Errani, a sua volta menomata da un problema al polpaccio per tutta la durata dei Masters.
A guardare i numeri, la palma d’oro di “most delusional” del torneo spetta quindi alla numero quattro del mondo, tre sconfitte in tre incontri senza neppure il palliativo di un set conquistato. Con la Sharapova ai box, un’occasione letteralmente sprecata da Agnieszka anche in termini di progressione nel ranking.
A ben vedere, qualcosa si muove lassù alle pendici della Top Ten da due ritorni eccellenti come quello della Kvitova e della Jankovic, se non altro artefici di un buonissimo approdo alle semifinali, nel caso della serba perfino con qualche recriminazione dopo la lotta contro Serena Williams. Difficile prevedere se il futuro appartenga ad una di loro – in termini anagrafici, la Kvitova è sicuramente in cospicuo vantaggio – ma di sicuro per entrambe il Master ha consacrato un anno solare finalmente illuminato da raggi corroboranti anche nel palmarès.
Il cielo (non) è azzurro sopra Istanbul – Poche luci invece per la pattuglia delle “Chichis” azzurre sul veloce di Istanbul, con tanti rimpianti per il polpaccio dolente che ha pregiudicato le prestazioni della Errani sin dall’esordio in singolare. A Sarita va attribuito il diploma di leonessa per non essersi arresa in condizioni difficili e con tanti match molto ravvicinati tra di loro, compreso il doppio con Roberta Vinci, ma lo score inevitabilmente è stato al di sotto delle attese. Liquidato il round robin con le sconfitte contro Azarenka e Li e il successo – ininfluente – contro la Jankovic, le speranze per il doppio si sono subito infrante contro le specchio russo Makarova-Vesnina, seppur dopo un altro duello rusticano – 4-6 7-5 10-3 – da smaltire anche in prospettiva finale di Fed Cup.
Appuntamento con la storia, come quello centrato proprio ai Masters dalla coppia Peng-Hsieh, vittoriose nel doppio, una di Pechino e l’altra di Taipei: ma non ditelo a chi non crede nella potenza unificatrice del dio dello sport.