Papa Francesco e il marketing della preghiera
All’Angelus di ieri il Pontefice ha presentato una nuova cura per l’anima, la “Misericordina”. È un’altra mossa vincente per Bergoglio?
di Francesca Romanelli
Cinquantanove granelli intracordiali, se ne raccomanda l’assunzione una volta al giorno, ma in caso di necessità urgente la medicina può essere utilizzata tante volte quante lo richieda l’anima del paziente.
Le indicazioni d’uso sono semplici: per la somministrazione è importante trovarsi in un luogo tranquillo come una chiesa o una casa e non bisogna dimenticare l’immagine di Gesù Misericordioso e il segno della croce prima di procedere. Non sono segnalate particolari controindicazioni e ed è compatibile con altre preghiere, inoltre accostarsi ai sacramenti ne favorisce l’efficacia.
Papa Francesco si improvvisa farmacista, ma dell’anima. E con un tono tra il serio e il faceto, venato della bonomia che gli è propria, Jorge Mario Bergoglio propone una cura fuori dal consueto alla folla riunita in piazza San Pietro per l’Angelus nell’assolata domenica di novembre.
Il farmaco, distribuito e in qualche caso letteralmente “lanciato” da sacerdoti e suore agli astanti, si chiama “Misericordina” ed è naturalmente un rosario. Completo di preghiera alla Divina Misericordia, secondo la pratica inaugurata dalla suora polacca Santa Faustina Kowalska, ma soprattutto confezionato come un vero e proprio medicinale con tanto di foglietto illustrativo in ben quattro lingue diverse.
Il Pontefice lo indica come un vero e proprio balsamo spirituale, per portare a compimento i frutti dell’Anno della Fede, perché“fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita”, afferma prima di sorridere e congedarsi dai fedeli. Un’iniziativa inedita e scherzosa la sua, certamente, ma ciò nondimeno perfettamente intonata allo stile al quale l’argentino ci ha abituato in questi suoi primi mesi di Pontificato.
Bergoglio infatti è prima di tutto un pastore, eccezionalmente brillante per le doti comunicative e la semplicità con cui è in grado di accostarsi al proprio gregge per favorirne il riavvicinamento alla Chiesa cattolica, mai come negli ultimi anni protagonista di una crisi di disaffezione che ha pochi precedenti nella sua storia millenaria. La scelta dell’ex vescovo di Buenos Aires nel Conclave dello scorso marzo, in questo contesto, si è rivelata veramente strategica per contrasto con la raffinata distanza che aveva caratterizzato il suo predecessore.
Benedetto XVI, professore di teologia prima che Papa e forse incapace, più per carattere che per vocazione, di superare una certa intrinseca timidezza e tendenza all’isolamento, fino all’amara e stanca rinuncia al Pontificato.
La Misericordina dunque è soltanto l’ultima di una serie di mosse senza dubbio sceniche e simboliche, ma non per questo artificiose, dal rifiuto dell’abbigliamento tradizionalmente sfarzoso al crocifisso d’argento, fino alla scelta di non abitare l’appartamento papale conservando la residenza presso la Casa di Santa Marta.
Un percorso che, passando anche per più significative aperture dottrinali come il questionario sui cosiddetti principi “non negoziabili” inviato alle conferenze episcopali, è stato inaugurato la sera del 13 marzo di quest’anno. Nel momento stesso in cui Papa Francesco, visibilmente emozionato, si è affacciato per la prima volta dalla loggia di San Pietro, rivolgendosi ai fedeli assiepati sotto gli ombrelli con un caloroso e familiare “Buonasera” e iniziando con spontaneità un difficile ma sorprendente cammino di rinnovamento nella Chiesa Cattolica. Da allora fino al farmaco offerto all’ultimo Angelus possiamo proprio dire, e non si voglia leggere eccessiva malizia in questo giudizio, che la “Vaticano spa” non ha sbagliato una mossa, nemmeno nel marketing.
In un periodo storico in cui ogni frase pubblica(alcune anche private) vengono pubblicate e spesso strumentalizzate(spesso andando al di là del contesto) risulta fondamentale preparare il discorso in maniera maniacale. La parola “marketing” usata alla fine dell’articolo è del tutto azzeccata a mio avviso, il papa rappresenta la Chiesa e tutto ciò che esso fa, nel bene e nel male, ricade sulla Chiesa stessa.
Questa nuova strategia, imposta dalle alte sfere ecclesiastiche, risulterà vincente per un ritorno agli antichi “splendori” oppure la Chiesa Cattolica è, metaforicamente parlando, un automobile in una discesa senza freni dove il papa Ratzinger premeva l’acceleratore(pensando di premere il freno) mentre papa Bergoglio ha deciso di non premere nessun pedale anche se la fine è certa?