Preparatevi per Gamedrome

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Non si può parlare di cinema in quanto tale senza andare oltre, tuona Daniele “Danno” Silipo, direttore editoriale ed ideatore della collana Bizzarro Magazine, che pubblica dal 20 novembre il terzo volume della collana, Gamedrome, realizzato insieme ad Alessandra Sciamanna

 di Francesca Britti

©Alain Poncelet

©Alain Poncelet

Si può parlare di cinema senza approdare altrove? Si può analizzare un film in maniera approfondita senza chiamare in causa altre forme d’arte? Si può davvero nutrire una passione profonda per il grande schermo senza essere incuriositi dai fumetti, dall’arte e dalla letteratura? Sinceramente, crediamo proprio di no“.

Guardando un film gli stimoli che si ricevono sono molteplici, così come le associazioni di idee (artistiche). Un film non è solo un insieme di immagini in movimento ma è una storia scritta e delineata con cura, narrata attraverso una serie precisa di inquadrature in cui spicca l’interpretazione dei personaggi, accompagnati da musiche scelte appositamente per rappresentare l’emozione vissuta sullo schermo, trasmettendola poi allo spettatore. E allora come si fa a non pensare che dietro il cinema si nascondano (neanche tanto palesemente) varie forme d’arte? 

Dalla concept art, da cui nasce l’origine del film, passando attraverso il fumetto che, con lo storyboard, delinea i primi input di quello che sarà, alla letteratura, scenografia, fotografia, musica, teatro, pittura. Insieme per creare quella che fu definita da Canudo “la settima arte” perchè essa, spiega Daniele “Danno” Silipo,non è un monolito ma una spugna dai confini irregolari, che assorbe gli stimoli dal circondario e schizzando li restituisce al mondo“.

Gamedrome ci offre, quindi, una riflessione sull’innovativo, tortuoso ed entusiasmante rapporto fra le varie arti e il videogioco. Ad esempio Debuggers di Daniele Serra e Abhishek Singh, scritto da Biagio Cephalus & Smoky Man, effetti speciali DTE PRODUCTIONS, che racconta la trasformazione dei MMORPG, videogiochi multiplayer online, la cui espansione verso scenari futuristici supera qualsiasi realtà immaginabile. I videogames, concorrenti del cinema, hanno trasformato lo spettatore che “è diventato protagonista della storia: manovra le opzioni di scelta, decide come muoversi e secondo quali metodologie. Ѐ un modo per sentirsi non estraneo a vicende scritte e dirette da terzi, posizionandosi di fatto al centro di un’avventura ancora da creare e vivere in prima persona“, ha sottolineato Maurizio Nichetti, regista italiano.

Il coinvolgimento in prima persona dello spettatore riguarda anche, fra i molteplici esempi, la chip music, un genere musicale caratterizzato da brani composti utilizzando esclusivamente suoni a 8 bit di vecchie console e computer. In pratica tutti possono creare dei chip tunes. Tra sostenitori e detrattori, come qualsiasi novità artistica che si rispetti, quest’arte ha saputo toccare le giuste corde: “spontaneità, bisogno di espressione, necessità di fare i conti con le proprie emozioni“.

Questa ibridazione ha spinto la settima arte a giocare con la tecnologia e con gli effetti speciali, imitando i videogame. Ma a dire il vero il rapporto è bidirezionale. Entrambe attingono il meglio dall’altra “perché se da una parte si tenta di filmare il gioco, dall’altra ci si sforza di giocare il film, ha evidenziato il giornalista Davide Pessach.

Appunto, giocare il film. Quanto la tecnologia e gli effetti speciali possono soddisfare l’aspetto emotivo dell’esperienza videoludica? Secondo gli esperti la strada da percorrere è ancora lunga. Per quanto ci siano costanti ed impressionanti sviluppi dal punto di vista estetico e tecnologico, i personaggi sono ancora delineati con superficialità “minando l’esperienza dell’incredulità” che, invece, il cinema è capace di dare.

Per percorrere questa strada, però, occorre superare quella chiusura mentale che accomuna ancora molti esperti del settore, secondo cui, sottolinea criticamente Marco Andreoletti, “video games can never be the art” (titolo di un famoso articolo del critico Roger Ebert). In realtà sperimentazioni artistiche con i videogiochi prendono sempre più piede. Basti pensare alle installazioni digitali nei musei di tutto il mondo.

Dopo aver letto Gamedrome condividerete anche voi quel “no”, non si può parlare di cinema senza approdare altrove. 

 

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