Il cinema partecipativo del Kino Kabaret arriva a Roma
“Fate bene con niente, fate meglio con poco, fatelo ora!”
di Giulia Marras
Approda finalmente in Italia, per la prima volta a Roma, il Kino Kabaret, festival sperimentale non competitivo, un workshop di cinema partecipativo dedicato ai giovani cineasti, alla produzione costo zero, alla collaborazione e alla voglia di costruire insieme un cinema senza nazionalità, senza budget, senza limiti di immaginazione. I partecipanti, infatti, posso arrivare da tutto il mondo – per l’occasione è stata aperta anche la campagna “Adotta un kinoite“, ovvero la possibilità ospitare nei sei giorni del Kinolab (1/6 dicembre) un kinoite straniero – si riuniranno in squadre (che possono trasformarsi in qualsiasi momento delle riprese) e produrranno grazie all’insieme delle specialità di ognuno (regia, fotografia, montaggio, recitazione) corti ideati e creati dagli stessi iscritti.
Creato dai registi Christian Laurence e Jericho Jeudy nel 1999 a Montreal, Canada, in contemporanea all’avvento proprompente del digitale e la promessa delle sue alte possibilità e qualità pari a quelle della pellicola, ad un costo però drasticamente ridotto, o nullo, il Kino Kabaret arriva in Europa nel 2002 ad Amburgo e poi a Bruxelles nel 2003, con la successiva nascita di gruppi in quasi tutta Europa. In quindici anni di vita, il Kino è diventato una realtà con 50 “cellule”, in oltre 70 nazioni, con più di 3000 membri in tutto il mondo.
A Roma arriva quest’anno, grazie all’attrice e produttrice Chanel Agura la quale, insieme a Paola Tarantino, Costanza Saccarelli e Vittorio Principe, ha fondato la Movie-Kabaret Roma, per dare vita alla prima edizione italiana del Kino Kabaret, i cui lavori si svolgeranno dal 1 al 6 dicembre presso il Circolo Ricreativo Caracciolo. L’ispiratrice originale dell’iniziativa, Chanel, ci racconta: «Vorrei che il modello Italiano s’ispirasse a Kino Bordeaux[…] una cellula che esiste da 8 anni. Perché esistono due tendenze: la prima è il modello canadese, ovvero solo i registi possono creare un film (corto…), mettendo ognuno nella sua categoria e l’altra tendenza molto forte è quella dell’Hamburgkino in Germania dove tutti posso esplorare la proprio creatività. Kino Bordeaux è la cellula nel mondo che ha saputo unire le due correnti di pensiero, che hanno la stessa filosofia e spirito umano.»
Le giornate verranno organizzate tra il Circolo Caracciolo a Prati e il Ciak Village a Tor di Quinto, «dove gli artisti possono usufruire del posto 24 ore su 24 creando cosi una vera unione di collaborazione artistica tra stranieri e italiani.» Il 1 dicembre, prima giornata dei lavori, verranno presentati i vari progetti degli iscritti, che in linea di massimo dovranno essere cortometraggi dalla durata massima di 6 minuti, e si creeranno, spontaneamente e in base al feeling, le varie troupe, che lavoreranno insieme per 48 ore; il 3 dicembre i corti verranno presentati al Ciak; il 4 partirà una seconda ondata di partecipanti e progetti, destinati a una proiezione finale il 6 dicembre al Caffè Letterario sull’Ostiense.
«Ci saranno anche 3 masterclass: 2 alla Caracciolo e 1 a Ciak 2000. Avremo infine una proiezione speciale d’un lungometraggio metodo Kino fatto in Francia con 5000 € e girato in solo 11 giorni; presenterà il film il Produttore parigino Franck Clare.»
Il Kino Kabaret sembra senz’altro un’esperienza diversa dai festival competitivi per emegenti, dai workshop profumatamente a pagamento e dai set professionali. Come recita il manifesto del Kabaret originale di Montreal “la brevità della produzione necessità cooperazione, immaginazione e talento per l’improvvisazione” e per questo più spontanea, svincolata e profonda. Dove il cinema è la ragione e il fine ultimo per confrontarsi, aiutarsi. Che non poteva inoltre arrivare in un momento più adatto di questa crisi economica e umana che stiamo vivendo.
Concludiamo con le parole della Agura: «L’ho portato con amore in Italia, perché quando in Belgio nel aprile 2012 ho avuto la fortuna di conoscere da vicino i fondatori e organizzatori delle cellule più importante della rete KINO KABARET, e mi sono innamorata del progetto. Ho subito percepito la sua bellezza, lo spirito di collaborazione, la gioia che si prova, l’assenza di pregiudizi, la diversità di lingue, di mentalità,e del modo di essere. Per me è il cinema del futuro. Spero che gli italiani capiscano che sto portando un gioiellino in questa terra. Affinché possano di nuovo creare con uno spirito più libero l’arte del cinema»