Cinema: ecco Don Jon
Scritto, diretto ed interpretato da Joseph Gordon-Levitt, esce nelle sale italiane giovedì 28 novembre “Don Jon”, irriverente e sboccata commedia sul sesso (e l’amore) di Federico Larosa
Jon “Don Jon” Martello Jr. (Joseph Gordon-Levitt) è un ragazzo bello ed aitante, il cui passatempo preferito è guardare film porno sul pc e rimorchiare ogni sabato sera una ragazza diversa in discoteca. Questo almeno finché non incontra la bella e conturbante Barbara Sugarman (Scarlett Johansson) che, al di là del suo aspetto provocante, ama guardare commedie romantiche e sogna il matrimonio. Jon si innamora di Barbara che però comincia ad imporre al ragazzo le sue scelte, come l’iscrizione ad un corso serale dove Jon incontra la volubile Esther (Julianne Moore), una donna dal passato doloroso…
Joseph Gordon-Levitt (“Looper”, “Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno”) scrive, dirige ed interpreta una commedia irriverente e sboccata sul sesso e l’amore che, per i suoi contenuti espliciti, ha ricevuto negli Stati Uniti un divieto ai minori (ma non in Italia). “Volevo raccontare una storia romantica – ha dichiarato Gordon-Levitt –, ma ho notato che spesso quello che si frappone all’amore è la tendenza a trasformare l’altra persona nell’oggetto dei nostri bisogni”.
“Don Jon” alterna una prima parte decisamente sconcia e sfrontata, caratterizzata da un linguaggio e da immagini sessualmente esplicite, mostrate attraverso una regia volutamente da videoclip, ad una seconda (breve) parte indiscutibilmente più virata sul versante della commedia romantica.
Entrambe le parti rivelano una scarsa introspezione dei personaggi che, tutto sommato, rappresentano stereotipi visti e rivisti centinaia di volte nelle commedie americane. Il discorso purtroppo vale anche, e forse soprattutto, per quello che a primo acchito sembrava un personaggio decisamente promettente, quello interpretato da Julianne Moore, sacrificato e penalizzato da una sceneggiatura sbilanciata su una prima parte poppe-ttara (anche nell’accezione doppio sensistica del termine) e al quale lo sceneggiatore affida il compito di far pervenire il personaggio ad una nuova e più profonda consapevolezza della proprio sfera sessuale.
Nel tentativo di aggirare i luoghi comuni della commedia romantica (tentativo non pienamente riuscito), Gordon-Levitt precipita in quelli della commedia demenziale, senza per altro spingere fino in fondo il pedale di alcun genere, lasciando il film in un limbo indefinito che sebbene diverta, almeno nella prima parte, non convince del tutto fino all’ “improvviso” finale, un po’ buttato via rispetto al resto al resto della ripetitiva sceneggiatura finalizzata ad evidenziare il cambiamento nelle abitudini e, di conseguenza, nella filosofia di vita del protagonista.
Al film il merito di parlare di temi sensibili – la dipendenza dal sesso virtuale, la tendenza a considerare gli altri come oggetti, la religione – con ironia e schiettezza.