Basket, NBA: tanti auguri, Gigi Datome
In occasione del ventiseiesimo compleanno dell’ala sarda, lettera aperta al ‘Jesus’ con problemi di minutaggio in quel di Detroit
di Stefano Brienza
su Twitter @BrienzaStefano
Tanti auguri, Gigi Datome.
Sei arrivato in NBA in sordina, da undrafted, dalla porta di dietro, ma con una carriera individuale e di squadra sconosciuta a qualsiasi collegiale. Con i carati di un leader a livello europeo, la maturità tecnica di un All-Star, e un fisico da Jesus, non ancora da NBA, Lega politeista per eccellenza.
A bocce ferme, hai scelto la squadra ideale. Crescita collettiva assicurata, gruppo nuovo con nucleo già formato (ma non solido), possibilità di giocare e farsi spazio all’interno di un roster lungo e potenzialmente competitivo, ma pieno di giocatori di secondo piano da scalzare nelle gerarchie. Facilmente, per noi che ti conosciamo bene. Non avevi fatto i conti con l’allenatore. Mo Cheeks è un coach con un’esperienza quarantennale nella Lega, fra campo e panchina, ma che a conti fatti nella sua vita da allenatore non è mai stato un vincente, o particolarmente brillante per scelte e gioco.
E allora via con i quintettoni insistiti con Smith, Monroe e Drummond, con le rotazioni confuse nel backcourt che sembrano privilegiare guardie disfunzionali come Stuckey e Bynum ad una leggenda come Billups e al rookie da sviluppare – che non sta per nulla demeritando – Caldwell-Pope, detto il Papa, fondamentalmente il tuo uomo di fiducia all’interno dello spogliatoio. E soprattutto, con la gestione delle ali bianche partenti dal pino. Jerebko è quel che è. Ha la tua stessa età e non è migliorato più di tanto dall’approdo in NBA, complice anche un grave infortunio. Di potenziale, in lui, non è rimasto nulla, eppure giocate gli stessi minuti.
E poi c’è Singler. Singler. Onesto lavoratore, ex Real Madrid nell’anno del lockout, buon soldatino per squadre da titolo, 100% di intensità nei (tantissimi) minuti giocati, taglio di capelli da bravo ragazzo di Duke. Gioca 23′ a partita. Datome ne gioca 7′. Mister Cheeks, con tutto il rispetto, qua c’è qualcosa che non va. E non è un caso che il record sia 6-8, negativo nonostante un calendario non impossibile e due vittorie consecutive contro due squadre-rottame (almeno in questo momento), Bucks e Nets.
L’ala sarda non può essere stata firmata per sostare in panchina o, quando gli va di lusso, giocare qualche minuto a fine secondo o terzo quarto, se non addirittura a babbo morto. Insomma, non ha mica 19 anni. E, con i suoi 95 chili, è assurdo che venga continuamente proposto in posizione di 4 tattico quando da una parte diventa decisivo aprendo il campo (d’altronde la sua specialità è tirare da fuori, e non si è certo mostrato timido), ma dall’altra paga pesantemente dazio, e vorrei vedere, contro bestioni che mangerebbero in testa a tutti i centri d’Europa.
Inizialmente era stato bello ed emozionante per ogni italiano malato di basket d’oltreoceano. La prima partita del 5 novembre: i tiri aperti sbagliati, le imprecazioni aspettando il primo, storico canestro. E poi quel contropiede, quell’interferenza difensiva di Mahinmi che fa ironicamente sì che i tuoi primi punti NBA non abbiano neanche attraversato l’anello. Quel behind-the-back magico che sembrava preludio di una scalata senza fine, nella Top 10 di NBA Action che avrai visto cinquemila volte dall’infanzia in poi. La doppia cifra raggiunta alla terza gara giocata, contro Golden State. Poi, la cosiddetta cuccia di Cheeks.
Ma sei forte, come la tua terra, e saprai tornare in prima pagina. Quasi una decade fa, durante un’afosa estate prese fama la moda del “MITT’A CASSAN’”. Oggi, con energia, nel giorno del suo ventiseiesimo compleanno, urliamo forte: MITT’A GIGGIN’!
Una risposta
[…] fatto da molti con la squadra 2012/2013, che ha visto l‘esplosione definitiva di Gigi Datome, poi volato in Nba a Detroit, e ci ha fatto conoscere la potenza di Gani Lawal, da qualche settimana a […]