Il soccombente di Thomas Bernhard in scena al Piccolo Eliseo
Fino all’8 dicembre il teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma ospita “IL SOCCOMBENTE ovvero il mistero Glenn Gould”, per la regia di Nadia Baldi
di Isadora Casadonte
Una riduzione dall’omonimo romanzo di Thomas Bernhard decisamente convincente, quella di Ruggero Cappuccio, che adatta alla rappresentazione teatrale un testo tra i più famosi dell’autore austriaco, per la regia di Nadia Baldi.
La storia è quella di tre pianisti legati da “un’amicizia intellettuale” ma soprattutto dalla dedizione all’arte della musica. Solo uno di loro però, il canadese Glenn Gould, riuscirà a brillare: il suo genio, presto riconosciuto a livello mondiale, renderà gli altri due virtuosi incapaci di continuare a suonare il pianoforte. All’Io narrante (uno dei tre pianisti) spetta allora il compito di raccontare la deriva dell’esistenza di Glenn e l’annientamento di Wertheimer, il pianista tormentato fino alla follia dalla consapevolezza di non poter mai eguagliare il genio dell’amico.
Ad interpretare con maestria straordinaria il ruolo dell’Io narrante è Roberto Herlitzka, non solo dotato di un volto perfettamente adatto alla galleria dei personaggi bernhardiani (quasi riuscisse ad incarnare, lui solo, tutti e tre i protagonisti della vicenda) ma anche capace, con la sua interpretazione, di restituire al pubblico il segreto più intimo del romanzo.
Complici una scenografia essenziale ed un uso simbolico delle luci (votate piuttosto a garantire quell’oscurità cara a Bernhard), ad emergere come protagonista indiscusso è il monologo del narratore, un discorso disperato ma lucidissimo, che si ripete diramandosi, senza perdersi mai: un pensiero che non offre la descrizione dei fatti ma la loro continua disarticolazione.
Chiusi in un volontario stato di isolamento, i personaggi raccontati rivolgono con furia ossessiva le proprie energie ad un’idea fissa, privandosi in questo modo del contatto con la realtà: “Glenn si è rinchiuso nella sua gabbia americana, io nella mia gabbia dell’Alta Austria, diceva Wertheimer. Lui con la sua megalomania, io con la mia disperazione”. Il primo rapito dall’ossessivo scopo di “essere musica”, di diventare il suo stesso pianoforte; il secondo assorbito da un intento emulativo che non gli concede tregua.
Se Glenn è il genio, Wertheimer è il suo doppio soccombente.
Entrambi trovano la morte nel loro cinquantunesimo anno di età: Glenn colto da ictus cerebrale, al culmine di un percorso di lucida follia votato al raggiungimento della vetta artistica più alta; Wertheimer muore suicida, dopo aver portato allo stremo il processo inverso, quello di un’estenuante caduta verso la disperazione, nella consapevolezza di non riuscire ad essere unico.
A fare da controcanto all’Io narrante, si muove sulla scena una figura femminile (Marina Sorrenti), non solo nei panni della sorella di Wertheimer ma anche incarnazione della sua stessa follia: “Dopo la morte dei genitori, Wertheimer ha convissuto per vent’anni con sua sorella, e questa sorella l’ha tiranneggiata, sequestrata, per così dire incatenata a sé, e le ha reso impossibile per anni e anni qualsiasi contatto con gli uomini e con la società in genere”.
Con i suoi lunghi capelli biondi e un abito leggero che la identifica come quella “creatura devota” condannata a condividere la pazzia del fratello, la donna si alterna all’Io narrante nel ricordo dei particolari più inquietanti della sua storia, disegnandone i numeri e le forme sulle pareti nere che circondano lo spazio scenico.
Il narratore conclude il suo monologo chiuso nell’abbraccio bianco della donna, anche lui sfiorato dalla carezza della follia.
Il Soccombente
Regia di Nadia Baldi
Fino all’8 dicembre
Teatro Eliseo, Via Nazionale 183 T.(centralino) 06 488 721 T.(botteghino) 06 4882114 | 06 48872222 – info@teatroeliseo.it