Erasmus Effect: al MAXXI l’architettura italiana migrante
Fino al 6 aprile 2014, accanto ai modelli di “migranti” eccellenti, racconti, immagini e voci ripercorrono i viaggi di progettisti, architetti e designer passati per l’ “Emergency Exit” del Progetto Erasmus. Una scelta obbligata, una grande fortuna, oppure un regalo per il Mondo?
di Valentina Palermi
Un allestimento dall’anima itinerante, realizzato dallo studio Lot-Ek, in mostra al Museo MAXXI di Roma fino al 6 aprile 2014. Chi meglio di due napoletani (Ada Tolla e Giuseppe Lignano), specializzati alla Columbia University, poteva presentare Erasmus Effect, l’indagine del fenomeno dell’architettura migrante che, citando Antonio Gramsci, racconta la funzione cosmopolita del nostro Paese, dove gli intellettuali si staccano dal territorio, ormai paludoso, e sciamano all’estero?
Un percorso fatto di sezioni di container, che trasportano idealmente tecnici, designer, architetti insieme ai loro progetti. A partire dai modelli costituiti dalle eccellenze.
Dalle “real-time city” di Carlo Ratti, alle teorie invertite di Elena Manfredini, passando per il nuovo approccio conoscitivo di Anish Kapoor, che resta “in ascolto” al crocevia tra occidente e oriente. E poi ancora Belluschi, Renzo Piano, Lina Bo Bardi, Fuksas, Giurgola, Durisch + Nolli, Elisabetta Terragni, Ragazzi, Solinas e Barozzi.
Studi affermati sul piano internazionale, accanto ai giovani studi italiani all’estero, proliferati grazie all’accelerazione progressiva causata dal lancio del Progetto Erasmus nel 1987. Un effetto che ha incontrato – ed è andato contro – la crisi culturale dell’architettura e quella politica, unita alla situazione di stallo economico-finanziario dell’Italia. Decenni in cui atelier e collaborazioni sono nati tra Spagna, Germania, Inghilterra, Olanda, spingendosi fino all’Australia, alla Cina, finendo con il trovare l’America – quella vera .
Una via di fuga per la comunità scientifica e creativa, non c’è dubbio. Perché al di là di constatare se il bicchiere fosse mezzo pieno o mezzo vuoto, come Jodorowsky si è badato a bere il contenuto, senza fermarsi ad osservarlo nell’indecisione, ma piuttosto cogliendo l’occasione. In questo caso il problema non è stato risolto, ma sono cresciute nuove idee e speranze, hanno circolato all’estero talenti ed esperienze, si è regalato al mondo innovazione e futuro.
Arrivando a creare un sistema di produzione di acqua nelle aree secche dell’Etiopia, che sarà attivo entro il 2015, grazie al Warka Water di Andrea Vittori. Stimolando diversità e dialogo tra le tre religioni monoteiste e la società laica, con la House of Prayer and Learning di Berlino, frutto dell’unione dell’ingegno di Simona Malvezzi con i progettisti Kuehn.
Costruendo in Australia la Karri Loop House, come il collettivo romano MORQ*, per racchiudere e dare nutrimento a due alberi, e allo stesso tempo far esperire a chi ci vive l’impressione di trovarsi all’interno dello stesso elemento naturale. Ibridando tecniche digitali e tecnologie per il social networking, unendo Google Maps, Flickr, Facebook con iPhone, progettazione computazionale e dispositivi interattivi, tutto per lo sviluppo – ad opera dell’ecoLogicStudio di Claudia Pasquero e Marco Poletto per Milan 2015 – dell’interfaccia urbana e architettonica che ha il nome di Metropolitan protoGarden (_Mpg), la quale nutre e si nutre in real time con il contributo delle persone e in base alle caratteristiche ambientali.
Cambiando prospettive, ponendo l’auto al centro ergonomico del Drive In – Automobile Museum di Nanchino, edificio senza scale ma con spazi fluidi – simili a una strada o un parcheggio – ideato da Francesco Gatti e il suo studio indipendente 3GATTI, con base a Shanghai.
Proprio Shanghai – ma stavolta si parla del gioco – ispira in STICKS (Smart Temporary Installation for Children’s Kiosks in Series) di Djuric-Tardio, la realizzazione di micro asili temporanei ricollocabili, componibili, sostenibili e bioclimatici. Spirito e creatività che si fondono in architettura, stimolando quel pensiero ecologico – come fece Soleri con la sua Arcologia e Arcosanti – che ha guidato professionisti come il duo Malpillero-Pollack e Benedetta Tagliabue nella costruzione – rispettivamente – del Terminal Iron Works Renovation e dello Scottish Parliament.
Esempio, quest’ultimo così come The Lantern di Alessandra Cianchetta, o l’estoensusolar di Patrizia di Monte, di tentativi di coesione sociale, esperimenti di nuovi luoghi, destinazione di spazi pubblici e privati a faro della città. Sostanze ed energie preziose, tanto quanto i venti che in Israele spirano da ovest e si incanalano nella RD House di Liani e Paritzki regolandone la temperatura naturalmente.
L’aria che tira, purtroppo – e tuttora – spinge l’impegno di questi straordinari talenti italiani a fare la propria fortuna (e quella degli altri Paesi) oltre i nostri confini. Nel frattempo, godiamoci questo appuntamento con loro, nell’attesa che presto o tardi possano tornare a casa. O almeno, che anche sul territorio italiano possano dare con il proprio ingegno, il proprio contributo.
Erasmus Effect
6 dicembre 2013 – 6 aprile 2014
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Galleria 1
a cura di Pippo Ciorra