L’ingiustizia corre sui binari: l’incubo dei pendolari e le peggiori linee ferroviarie
I pendolari italiani sono quasi tre milioni. I “viaggiatori quotidiani” sono un esercito che affronta ogni giorno malfunzionamenti di ogni genere e gravi ritardi sulle corse. Nessuno sembra volersi occupare dei loro problemi. L’unica sicurezza è pagare un conto salato per un “servizio” sempre più scadente
di Guglielmo Sano
Secondo le stime fornite da Legambiente, nel 2012 il numero dei pendolari in Italia è pari a 2 milioni e 903 mila – quasi tre milioni di persone che ogni giorno vanno avanti e indietro, da casa a scuola o a lavoro, come un “pendolo” per l’appunto. Malfunzionamenti delle vetture, continui ritardi, lunghi tratti da passare in piedi e magari in vagoni sovraffollati, sempre che non ti sopprimano la linea: questi sono soltanto alcuni aspetti della loro quotidianità, ma a nessuno sembra importare qualcosa.
Dal 2007 il numero dei pendolari è aumentato del 20%: su certe tratte è come se ogni giorno si spostasse un’intera città delle dimensioni di Arezzo o di Ancona. A questo punto sSarebbe opportuno migliorare il servizio ma, invece, le Regioni operano tagli a tutto tondo – e quindi ci sono sempre meno treni e meno corse. A essere “potenziato” è solo il costo di biglietti e abbonamenti: ne sanno qualcosa in primis i pendolari abruzzesi e toscani (+20%), ma anche quelli del Lazio e della Liguria.
L’unica provincia da promuovere è quella di Bolzano, che per i servizi relativi ai pendolari ha speso il 2,4% del proprio bilancio per l’anno 2012 – nelle altre amministrazioni locali non si supera l’1% degli investimenti. Le regioni peggiori sono Veneto, Campania e Piemonte: la Lombardia, che conta circa 670mila pendolari, utilizza solo lo 0,5% del proprio bilancio regionale per migliorare il servizio offerto. A livello statale il “disimpegno” finanziario è stato costante e progressivo: nel 2011 i tagli sono arrivati a provocare una riduzione delle risorse di più del 50%, anche se il governo Monti ha tentato di “mettere una pezza” erogando più di un miliardo in 2 anni, la situazione non sembra cambiata molto.
I treni regionali stanno ormai scomparendo in favore dell’Alta Velocità. Sulle Frecce, i viaggi disponibili, sono aumentati del 395% in 5 anni, mentre nello stesso periodo a Genova, i treni che attraversano la città da Voltri a Nervi, sono passati da 51 a 35. Gli investimenti regionali e statali sembrano puntare al miglioramento delle infrastrutture autostradali – quelle ferroviarie, come quelle di tutti gli altri compartimenti d’altra parte, non reggono il confronto con quelle dei maggiori paesi europei: l’89% delle linee ferroviarie siciliane, 1.241 chilometri, sono su “binario unico”, tento per fare un esempio.
Partendo da questa situazione, sempre Legambiente, ha stilato la classifica delle 10 peggiori linee pendolari italiane, raccogliendo oltre ai dati oggettivi anche le proteste e le segnalazioni provenienti dai pendolari stessi. Prima in classifica la Circumvesuviana definita nel rapporto la “vergogna italiana”: oltre 100mila utenti giornalieri in 2 anni hanno osservato la riduzione delle corse del 40%. Disagi e continue soppressioni ne hanno caratterizzato il servizio nel 2013, oltre a sempre più rilevanti problemi di sicurezza: un treno è deragliato nel Settembre scorso, ci sono stati vari incidenti che hanno coinvolto le auto ferme nei passaggi a livello (il primo ad Agosto 2013).
Terribile la situazione anche sulla Nettuno-Roma: salire sul treno diventa ogni giorno più difficile, sia all’andata che al ritorno. Per gli abitanti di Pomezia, Anzio, Aprilia e Nettuno che vanno a Roma i 59 chilometri, di cui 26 su “binario unico”, sono un vero percorso a ostacoli: informazioni inadeguate, disservizi di ogni genere come il malfunzionamento delle obliteratrici, gravi e cronici ritardi, sovraffollamento e trattamento inadeguato dei disabili. Non mancano all’appello di Legambiente neanche le linee Termini-Giardinetti, Roma-Velletri e Roma-Lido di Ostia.
Questo per quanta riguarda Lazio e Capitale. In Piemonte, invece, 12 linee sono state del tutto soppresse e sostituite da un servizio condotto con autobus che non possono in alcun modo garantire velocità e numero di corse uguale a quello fornito dai treni. Situazione incresciosa anche sulla linea Padova-Calalzo, la Regione Veneto ultimamente ha “tagliato” anche 8 treni che collegavano Venezia con Milano. Qualità del servizio inadeguata, con treni vecchi e lenti, anche sulla Ovada-Genova Voltri.
Pochi posti, materiali scadenti, troppi passaggi a livello, 90 chilometri di binario unico su 151 sulla Milano-Codogno-Cremona-Mantova. La massima velocità raggiunta sulla “storica” Siracusa-Ragusa-Gela è di 55km all’ora: su alcuni tratti il tempo di percorrenza è addirittura aumentato rispetto a 20 anni fa. Tutti i problemi elencati sono validi anche riguardo le altre linee presenti nella speciale e triste classifica di Legambiente: la Campobasso-Isernia-Roma, la Bologna-Porretta Terme e la Potenza-Salerno.