Le “Strane Abitudini del Caso”
Bastano i racconti di Giuseppe Pompameo ad aprire una finestra comune su trame e conflitti interiori in cui è facile identificarsi
di Clarissa Coppola
Cinque racconti e una scrittura di qualità per lasciarsi trasportare dal flusso degli eventi. Un libro di cui fanno parte: La città incantata, Sirena, Eravamo sogni, Le cose che restano e L’aria nel pomeriggio e in cui troviamo frasi eleganti che si leggono piacevolmente in una prosa lirica giocata su contrasti oppositivi.
Il lettore non può che restarne dunque affascinato. Descrizioni precise di paesaggi dai colori profondi e dalle atmosfere intense delineate in un confine temporale ai limiti dell’impossibile a cui si aggiungono domande retoriche per una realtà che va oltre.
Così, la mente viaggia fra le tante sensazioni oniriche evocate. Pensieri che scavano nel profondo grazie all’accurata scelta dei vocaboli usati dall’autore; infatti, Le strane abitudini del caso è ricco di particolari che ne definiscono quel valore aggiunto. Lettura fluida, realtà trasfigurata, atmosfere di attesa, alle prese col destino nel quotidiano vivere in solitudine sperando in un cambiamento.
In quest’opera dal tratto creativo e denso di significato,Giuseppe Pompameo estremizza gli episodi narrati per dare una carica emotiva d’impatto alla dura legge della vita che fa da comune denominatore alle situazioni descritte.
Il messaggio che si infonde è comunque di speranza, poter ascoltare e guardare in prospettiva, senza condizionamenti. Si caratterizza per lo stile diretto e semplice col quale si affrontano temi che a lettura ultimata rendono più consapevoli. Lo stile dello scrittore è peraltro inconfondibile, l’elemento d’invenzione è presente ma si avverte anche il riferimento alla città di Napoli. L’autore vive infatti nella città partenopea dove svolge attività di editor e consulente editoriale. Scrive inoltre per il teatro e insegna scrittura creativa. I suoi testi saggistici e narrativi sono infine apparsi su alcune riviste letterarie e i racconti Sirena e Le cose che restano sono già apparsi sul periodico L’isola.