“Il Grande Match” di Stallone e De Niro in anteprima
Grande evento martedì scorso per il film di Peter Segal. Una grande folla accoglie Sylvester Stallone e Robert De Niro, giunti nella capitale lo scorso 7 gennaio per l’anteprima del loro ritorno cinematografico sul ring dopo più di trent’anni. Tutto è pronto per “Il Grande Match”, da oggi nelle sale
di Valentina Palermi
Dalle stelle alle stalle. A distanza di 30 anni dal loro ultimo scontro, dopo aver riempito le pagine della cronaca sportiva con la loro rivalità, due pugili di Pittsburgh conducono una vita fatta di fabbrica, solitudine e piccole sculture – nel caso di Henry “Razor” Sharp, interpretato da Sylvester Stallone – oppure di bar, automobili e donne – come Billy “The Kid” McDonnen, un Robert De Niro più in forma e meno padre di famiglia della trilogia “Ti presento i miei”.
Ma l’America stereotipata è famosa per la sua capacità di regalare quei “15 minuti di celebrità”, di dare una seconda opportunità, di avere la capacità di rialzarsi in piedi. Alle prese con la celebrità offuscata dall’età che avanza, con un passato irrisolto e difficoltà economiche, i due accettano di rimettersi in gioco. Grazie al divertente e ruffiano promoter Dante Slate Jr. (Kevin Hart), prima accettano di posare per un videogame – somigliando più a dei caricaturali Buzz Lightyear e Kermit la Rana contro il sacco Wilbur – per poi cogliere l’occasione ben più ricca di regolare i conti con “Il Grande Match”.
I personaggi di Rocky e LaMotta vengono scongelati per tornare sul ring. Un disgelo per i loro corpi meno tonici e scolpiti, simili talvolta a una brutta copia di Baywatch, tra scimmiottanti allenamenti in piscina e in un deposito di rottami per Razor, in compagnia del – davvero? – vecchio allenatore Louis “Lightning” Conlo (il premio Oscar Alan Arkin), o più tipicamente in una palestra o in un campo da football. Un disgelo nei loro cuori, con il risveglio di vecchi amori e la scoperta di nuovi legami. In quanto a fascino e bellezza, Kim Basinger è invece la stessa ragazza del 1984, Sally Rose, la sola in grado di mandare knock out entrambi i pugili.
Tuttavia politicamente – ed eticamente – poco corretto, grazie proprio al sarcasmo noncurante di Lightning e alla sfacciata sincerità del piccolo nipote di “The Kid”.
Tra una battuta tagliente e un gancio ben assestato, la rivincita di questi “rottami arrugginiti che non sono spazzatura” passa non tanto per questo “match del rancore” – e nella realtà, nemmeno per qualche ritocco al botulino di troppo – quanto dalle relazioni che dai ritorni: sullo “squared circle”, di fiamma, indietro nel tempo, sui propri passi.
Ognuno con il suo ritmo – e quanto mai sia convincente Stallone quando tira pugni in aria lo si apprezza sulle note degli AC/DC – ognuno con la propria indole – tipicamente irlandese per il personaggio di DeNiro – caricati e storditi dal fomento dello show business d’Oltreoceano, fuori e dentro al mondo di ciò che è virale e dei video su YouTube.
Cosa rimane? La solitudine? Il sentirsi di nuovo vivi? Il vile denaro? Gli uomini anziani, dopotutto, continuano a divertirsi guardando – e non solo – “Ballando con le Stelle”.