2014 Odissea nel ritardo: i 5 mesi del Brasile per salvare i Mondiali di calcio
Stadi incompleti, infrastrutture inadeguate, prezzi shock, grana sicurezza e molto altro: a 148 giorni dal calcio d’inizio della Coppa del Mondo il paese carioca è in grave difficoltà su (quasi) tutto. La presidente Rousseff tranquillizza tutti, ma perfino Blatter e la Fifa non sanno più che pesci pigliare
di Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
Un Aquarela do Brasil dalle tinte piuttosto plumbee: strano, per il paese dove i colori e l’allegria vanno da sempre tradizionalmente a braccetto, trovando degna espressione sportiva in quel futbol bailado che è prerogativa comune, dalle vivaci spiagge di Salvador de Bahia fino al monumentale e leggendario Estàdio Maracanã nel cuore di Rio de Janeiro.
Eppure, dalle ultime “cartoline” fresche di stampa dal paese sudamericano, protagonista tra poco meno di 5 mesi dell’evento principe dell’annata sportiva atteso da un intero pianeta, emergono prepotenti le fosche nubi addensate simbolicamente su San Paolo – sede del kick off inaugurale del 12 giugno tra la nazionale verdeoro di casa e la Croazia – e su un’organizzazione che continua a procedere su ritmi ben lontani dalle trascinanti, immaginifiche vibrazioni legate alle sonorità caratteristiche della vivacità di quelle terre.
Detto in poche parole: il Brasile è in ritardo, e non poco, sui binari del Mondiale del suo sport più amato. E i poco meno di 150 giorni a disposizione per tamponare le numerosissime falle nel sistema, nonostante le rassicurazioni di circostanza della presidente Dilma Rousseff – in caduta libera di consensi e popolarità nel paese – e le scaramucce a distanza con “l’imperatore del pallone”, il presidente Fifa Joseph Blatter, sembrano utili giusto a salvare gli aspetti imprescindibili per l’allestimento del carrozzone pallonaro globale.
La consegna degli stadi, la modifica di alcune delle infrastrutture esistenti, l’allestimento di un piano sicurezza capace di reggere il ritorno di fiamma del malcontento popolare, già emerso lo scorso anno durante le “prove generali” della Confederations Cup. E il resto? Ci sono diversi aspetti nei quali la gioiosa macchina da guerra carioca dovrà dimostrare le sue proprietà funamboliche, anche senza necessariamente disporre di una sfera di cuoio da cullare tra i propri piedi.
7 ANNI PER 7 STADI – Il fatto è che il problema nasce da alcune macroscopiche dilazioni, tanto più incomprensibili quanto legate a delle tempistiche inedite e più permissive rispetto al passato. L’assegnazione, ampiamente prevista, dell’edizione 2014 al Brasile è infatti datata maggio 2007: mai, nella storia dei Mondiali, una nazione aveva goduto di un preavviso tanto importante per l’organizzazione della kermesse calcistica più prestigiosa. Neppure il boccheggiante Sudafrica alle soglie del primo, faticoso Mondiale da allestire a inizio decade in terra africana. Una mossa in ogni caso ragionevole da parte della Fifa, per ovviare all’acclarato sistema della rotazione dei continenti invitando al tempo stesso, neanche troppo implicitamente, il Brasile a prendersi per tempo: 0 gli impianti omologati al momento dell’investitura globale, 12 quelli previsti in consegna entro la fine del 2013.
Peccato che l’edizione più numerosa della storia, in termini di municipalità coinvolte, arrossisca persino di fronte alla lenta gestazione delle cattedrali nel deserto realizzate appositamente in vista dell’edizione 2010 nel continente nero. E anche in questo caso si tratta di una prima assoluta, seppur decisamente poco ammirevole, perché allo stato attuale solo 7 impianti (Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Brasilia, Recife, Fortaleza, Salvador de Bahia e Natal) possono dirsi pronti ad ospitare le attesissime tenzoni pallonare: per Cuiabà, Manaus e Porto Alegre si parla di metà febbraio, per Curitiba e San Paolo – quest’ultimo scosso dal grave incidente, con la morte di due operai, del nuovissimo Itaquerao ad inizio dicembre – i tempi di consegna si allungheranno sino alla metà di aprile. Con tanti saluti ai soloni di Zurigo e agli accuratissimi test strutturali Fifa, dalle elementari verifiche sul terreno di gioco sino all’organizzazione della sala stampa, ampiamente previsti in agenda sin dai primi di gennaio di questo nuovo anno.
SI SALDI CHI PUO’ – Eppure, secondo Dilma “dammi la clava” Rousseff, il Mondiale brasiliano sarà “a Copas das Copas”, il Mondiale dei Mondiali. In questo senso sembrano darle man forte le attese dei tifosi di tutto il mondo, che sin dall’agosto dello scorso anno hanno intasato, come mai in passato, i server Fifa a caccia dell’agognato biglietto per vivere il Mundial direttamente sul luogo del delitto.
Già, ma come sopporterà il sistema dei trasporti del paese la carica dei 500.000 turisti eccezionali previsti nel mese di passione, tra la prima decina di giugno e quella del luglio seguente? Anche qui tutto è avvolto nella fuliggine di un’ecatombe di ritardi piuttosto marcati, allo stesso modo è la proporzione del “7 su 12” a farla da padrone, questa volta meramente alla voce “ritardi”. Impossibile, per molte delle sedi designate, disporre persino di terminal aeroportuali all’altezza per il giorno del giudizio: a Recife, ad esempio, manca persino la nuova torre di controllo, originariamente calendarizzata in consegna per il febbraio di un anno fa.
E per chi riuscirà comunque, armato della pazienza tipica del viaggiatore, a far fronte ai deficit strutturali, lo scoglio successivo sarà trovare il giusto volo al giusto prezzo: la polemica sugli esorbitanti rincari delle tariffe aeree, complice l’offerta ancora ampiamente in difetto di fronte alla richiesta prevista a breve, è una bolla scoppiata già da mesi all’interno del governo brasiliano. E giusto per non rendere le cose meno noiose una volta giunti a terra, ecco montare anche lo scandalo per i prezzi shock delle camere d’albergo: dormire in hotel a Rio de Janeiro, ad esempio, durante le notti magiche in salsa verdeoro costerà quasi il doppio rispetto al periodo olimpico previsto nel 2016.
Rincari fino al 500%, con ulteriore sorpresa da uovo fuori stagione, visto che dietro alla quasi totalità delle stanze disponibili a Rio e in alcune delle altre sedi mondiali c’è la mano dell’Agenzia Match e, dentro di essa, nientemeno che Philippe Blatter. Esatto, l’amato nipote di zio Joseph, che non ha perso tempo nell’ideare la combinazione, praticamente obbligata, di hospitality + match in un’unica soluzione. In pratica, il tempo risparmiato nel cercare un albergo per soggiornare prima e dopo l’incontro acquistato, il tifoso se lo ritroverà ampiamente compensato al momento del soddisfacimento della parcella.
IL PAESE REALE – Insomma, il guazzabuglio carioca è roba da far tremare i polsi perfino ad uno come il presidentissimo Fifa, uno che ne ha viste troppe da permettere che rovinino il suo giocattolo preferito, ma certo è costretto ad ingoiare corposi rospi a colpi di smentite – anche delle sue stesse dichiarazioni inerenti ai ritardi made in Brasil – per non turbare le acque già agitate di un paese che, forse, il Mondiale non lo brama neppure troppo.
I vibranti scontri tra cittadini e polizia durante l’ultima Confederations Cup hanno evidenziato l’ennesimo nervo scoperto di un paese ancora fragile nelle sue fondamenta, dalla povertà delle favelas con le relative emergenze sul fronte sicurezza fino ad una pressione fiscale opprimente in particolare per il ceto medio-basso. Anche per questo il piano di protezione nei confronti dei tifosi di tutto il mondo attesi nei vari impianti sportivi sarà senza precedenti, con decine di migliaia di soldati schierati a presidiare ciascun impianto. Ovviamente, ci si augura, almeno in questo caso organizzati con la massima dovizia per far fronte ai minimi tafferugli nel cuore pulsante della kermesse brasiliana.
In attesa della Hexa, la sesta Coppa tanto attesa dal popolo dell’Ordem e Progresso con il cuore di cuoio e la mente inchiodata ai fantasmi del terribile Maracanazo – l’incredibile disfatta nella finale del primo Mondiale di casa, nel 1950, contro l’Uruguay – il Brasile lotta quindi contro il tempo e il suo orgoglio, almeno per rivendicare tra mille contraddizioni il suo primo biglietto da visita verso il mondo, in attesa del monologo olimpico di Rio 2016. Con il ticchettio dell’orologio a sancire l’inesorabile e repentino scorrere degli ultimi 148 giorni, al 12 giugno – nella parte dei posteri – l’ardua sentenza.