Select Reject Reconfigure by Kate Pelling
Fino al 9 marzo la “Gallery Idea Store Whitechapel” di Londra ospita il solo show dell’artista inglese che indaga sui processi di editing di “individual speaking directly to a camera”
di Francesca Britti

(fonte immagine: Kate Pelling)
Inaugurato lo scorso 10 gennaio scorso alla “Gallery Idea Store Whitechapel” di Londra, il solo show di Kate Pelling è uno studio sul rapporto fra la parola (speech) e il processo di editing, finalizzato alla comunicazione in videocamera.
L’artista, laureata alla Birkbeck University of London, ha prodotto un lavoro artistico intenso e complesso in cui regna la confusione della comunicazione verbale e non. Le forme di “editing processes” di cui si è occupata in quest’ultimo lavoro comprendono il self-editing che si genera durante la creazione di un discorso, l’editing del discorso trascritto e l’editing tecnologico di video.
Perché quest’attenzione verso determinai aspetti della comunicazione, in particolare della fase di editing? Lo scopo di Pelling è delineare lo spazio temporale e spaziale del processo comunicativo indirizzato alla videocamera.
L’esibizione, intitolata Select Reject Reconfigure, consiste in una serie di disegni in cui si esplora La relazione fra i processi di editing linguistico e tecnologico. Attraverso questi “drawings” l’artista britannica chiarisce le ramificazioni filosofiche di questo processo.
Uno degli aspetti più interessanti di questo eccentrico progetto è comprendere come il discorso indirizzato alla videocamera venga trasformato attraverso la registrazione digitale e il conseguente processo di editing digitale. I disegni esposti sono, quindi, il prodotto “finale” di quest’indagine che ci fa interrogare sul “speech” da cui tutto ha origine.

(fonte immagine: Rugina Mukid, Curator)
Kate Pelling lavora sul “direct address to camera” da più di 10 anni ed è molto conosciuta nell’ambiente artistico per l’uso di questo format nei suoi lavori video. I più importanti sono raccolti nel suo recente libro dal titolo A relational Grammar: Extrapolation edito per la Fifth Floor Publications e disponibile anche su Amazon worldwide.
In Italia l’artista non è passata inosservata e nell’agosto 2011 lo Shortini International Film Festival di Augusta l’ha omaggiata con un retrospettiva sui suoi principali lavori: Screening of Wank, A Conversation with myself, In Pursuit of Elvis (Elvis in Pieces), My Internal Loop, The Proxy Hypothesis, Whipped.
L’esposizione londinese rimarrà aperta al pubblico fino al 9 marzo 2014.