Danzando Roma. Un progetto aperto e “senza tempo” per la Città Eterna
La collaborazione tra due architetti, lo “slancio” di una dei due per la danza, e un fotografo. Un incontro tra le passioni e le professioni di ognuno, che usa come “scenario” panorami e monumenti della Capitale, raccontato dai suoi creatori e dalle protagoniste
di Valentina Palermi
Maturato nel tempo”, anche con la collaborazione di ballerine “desiderose di dare il proprio contributo”, e che in futuro prevede “eventi come mostre o pubblicazioni”, ma “nato come un gioco tra amici, con il desiderio di metterci alla prova ognuno con le proprie attitudini e peculiarità”.
A parlarci di Danzando Roma sono gli stessi creatori del progetto. Dietro l’obiettivo Daniele Garzia, il “fotografastro” dal quale è partito lo spunto iniziale. Poi Alessandra Tenchini, “una ragazza che ha conosciuto la danza fin da bambina, che a un certo punto della sua vita ha incontrato l’architettura”, e l’amico e collega Giovanni “Perno” Pernazza, “un architetto, un disegnatore, e un grande appassionato di Roma, la città in cui sono nato e cresciuto”.
“Ho sempre preferito fotografare le persone, i volti, i corpi in movimento” comincia a raccontare Daniele, facendolo “in un paio di occasioni anche per l’Accademia Nazionale di Danza”. Poi un pensiero che ronza nella testa e una chiacchierata tra amici che, proprio come afferma Alessandra, si sono “contagiati a vicenda con un entusiasmo incredibile” e hanno deciso di impegnarsi nella creazione di “una visione che potesse abbracciare davvero la città e chi la abita”, come aggiunge Perno.
Utilizzando un linguaggio “sperimentale, nel quale la Danza è assoluta protagonista poiché veicola e nobilita il nostro messaggio” e che coinvolgesse in particolare “l’architettura di Roma”, da sempre considerata dallo stesso Giovanni un “profondo fatto ‘umano’, una traccia di vita pietrificata, che parla di esperienza, lavoro, storia e speranza”. Ma che è “anche e soprattutto immagine, sensazione, scenografia, fotografia”.
“Ogni romano identifica le proprie esperienze più intime con luoghi e spazi ben precisi che attraversano la città dalla periferia al centro, tra luci e panorami, e oscurità e squallore, tra Pasolini e Fellini, tra Totti e il Tevere, tra i papi e la Banda della Magliana; ogni spazio ha molto da raccontare su chi lo abita, su chi lo “assale” e lo vandalizza, su chi l’ha “edificato”, su chi vi è morto e su chi vi è rimasto solo di passaggio”.
Danzando Roma anima “crescita e confronto” attraverso le sue stesse protagoniste, tra cui proprio Alessandra, che fuori dalle sale di danza e dai teatri, senza legno e tappeti, ma con il cemento sotto le scarpette (o i piedi nudi), ballano “sul travertino romano, sui marmi, sull’asfalto ruvido, fondendosi con i colonnati, gli atri, i giardini” dove di solito tutti noi abbiamo camminato – senza neanche farci tanto caso – almeno una volta nella vita. Catalizzando magari per un momento l’interesse di un passante più della piazza o del monumento, o sentendosi in tutto e per tutto un’estensione dello stesso.
Ballerine che appartengono ad una rete di amicizie e contatti poi allargati, e che rappresentano, proprio come un ritratto di Roma, un “gruppo etnicamente, socialmente e culturalmente eterogeneo”, provenendo da discipline differenti. Dal classico al moderno, come Valeria, spronata ancor di più dal “contatto diretto con la città, e dai volti increduli dei passanti, gli occhietti curiosi dei bambini, le domande dei turisti, ad esprimere i miei movimenti con totale naturalezza, rendendo il mio corpo tutt’uno con ciò che mi circondava”; o come Federica, per la quale “in una città come Roma, con un tale bagaglio storico e culturale, le gambe traggono energia dalla terra e le braccia respirano la forza delle tracce lasciate dagli uomini sui muri e sulle rovine”, facendo “cadere i confini del teatro”.
C’è anche spazio per le danze etniche e orientali, rappresentate da Valentina e Valeria, e per Alessia e il suo rapporto intimo con la ginnastica artistica: “Quando eseguo esercizi ginnici, statici o in movimento che siano, non esiste null’altro… Macchina fotografica, passanti… ci siamo solo io e la mia passione, che mi ha spinto a partecipare a questo progetto!”.
“La loro presenza”, confessa Alessandra, così come quella di chi “lavora dietro le quinte, è molto importante: è assolutamente indispensabile avere qualcuno che si occupi del make up delle ragazze, del backstage, del trasporto degli strumenti, qualcuno che dia un consiglio o che regali semplicemente un sorriso”.
Le location, ci spiega Daniele, vengono scelte grazie al confronto tra chi è dietro e davanti l’obiettivo, compresa Roberta, altra loro collaboratrice appassionata di arte e architettura, “esulando dall’immagine patinata e inverosimile che soprattutto il turista ha di Roma, privilegiando invece quella intima che scaturisce dai suoi abitanti” aggiunge Giovanni, attraverso “un attento studio architettonico/sentimentale sui luoghi, predisponendo una vera e propria mappa nella quale abbiamo segnalato tutte quelle che possono essere architetture interessanti, luoghi anche poco conosciuti che a nostro parere meritano di essere immortalati”, tiene a specificare Alessandra.
Anche se “Roma non è solo monumenti e bellezze purtroppo, ma è fatta anche di sporcizia, di routine, di flussi di pendolari che invadono la città ogni giorno per recarsi a lavoro”. Proprio lei, soggetto di alcuni degli scatti, racconta come sia capitato di imbattersi una domenica mattina nelle tracce dei bagordi della sera prima nei vicoli di Trastevere, tra rifiuti, bottiglie, lattine. “Ma questo non ci spaventa, anzi. Noi crediamo che con questo progetto sia possibile dare dignità anche ai luoghi degradati e alle periferie, scegliendoli come scenografie per i nostri scatti. Vorremmo utilizzare l’arte come strumento di nobilitazione”.
Per ora l’unico posto che Daniele e gli altri volevano usare come nuovo scenario e, come confessa, “per motivi di ‘ordine pubblico’ ci è stato impossibile fotografare, è stata l’area vicina allo stadio Olimpico, che nei giorni in cui possiamo scattare, ovvero nei week end, è praticamente sempre chiusa dai cancelli per le partite di Roma e Lazio”.
Nonostante sia un progetto autoprodotto, Danzando Roma “non si ferma”! Ad oggi il gruppo sta crescendo grazie al web, ricevendo consensi e richieste da parte di persone desiderose di partecipare attivamente. Per far sì che le aspirazioni si realizzino c’è tuttavia bisogno di fondi. Al momento è attivo un conto PayPal per raccogliere donazioni, e “verrà aperta a breve una sezione del sito dove sarà possibile fare una donazione fissa e ricevere in cambio una stampa di una delle foto del progetto”, che grazie a tale contributo si spera presto o tardi possano essere esposte o pubblicate.
“Chiunque voglia prendere parte al progetto e dare il suo aiuto è il benvenuto! Noi siamo un gruppo assolutamente aperto”. Proprio come Roma.
😀
Grazie mille per la disponibilità e in bocca al lupo per il vostro progetto! 🙂