La diversificazione dell'offerta politica nelle destre spagnole
Alle prossime elezioni europee il Partito Popolare dovrà vedersela con nuovi partiti dall’ideologia conservatrice
di Maria Bonillo Vidal
Il Partito Popolare, formazione in cui milita il premier spagnolo Mariano Rajoy, sta attraversando un periodo di isolamento. Non soltanto per le proteste relative ai finanziamenti illeciti, alla controversa legge contro l’aborto, ai diritti dei lavoratori pubblici, dei pensionati e degli studenti: la campagna elettorale per le elezioni europee ha visto la nascita di partiti nuovi come Vox – schieramenti che cercano di aggiudicarsi i voti di quei cittadini di destra “traditi” dal premier e dal suo partito.
In una settimana, il PP ha perso due pedine fondamentali. Innanzitutto Jaime Mayor Oreja, che ha annunciato che non si presentarà come capolista alle europee, che vantava una presenza decennale al Parlamento Europeo e che un tempo venne considerato il possibile successore di José Maria Aznar – primo ministro spagnolo dal 1996 fino al 2004.
Sparisce dalle fila del PP anche un altro nome di spicco: Alejo Vidal-Quadras, che insieme a José Antonio Ortega Lara ha fondato questa nuova formazione politica chiamata Vox. Quest’ultimo in precedenza venne sequestrato dall’ETA e, dopo la sua liberazione cominciò a militare nel PP – vi fece parte fino al 2008 e la sua fuoriuscita comporta la perdita di un bacino d’utenza molto importante, quello delle associazioni delle vittime del terrorismo. Santiago Abascal ha appoggiato il progetto di Vidal-Quadras e Ortega Lara, abbandonando il PP dopo piú di trent’anni.
La formazione di Mariano Rajoy, dunque, incassa un colpo non indifferente, se si considera che le personalità fuoriuscite un tempo contavano parecchio per il partito. In realtà Vox è soltanto l’ultimo nato, tra i nuovi partiti di destra. Il primo fu Foro Asturias, nato per iniziativa di Francisco Álvarez Cascos – altro storico “popolare”. Un altro esempio è UpyD, partito formato da Rosa Díez – ex socialista che al pari dei precenti, oggi condivide ideologie di destra.
Dietro questo walzer di nomi, si cela un’evidente perdita di egemonia da parte del partito di Mariano Rajoy – benché possano risultare pressoché sconosciuti ai lettori italiani, i personaggi sopra elencati hanno recitato un ruolo da protagonista nella vita politica spagnola delle ultime tre decadi. Queste formazioni nascono come “antidoto” al bipartitismo ma anche e soprattutto come alternativa conservatrice al PP, cui rimproverano di non aver saputo mantenere “il senso, la base, gli ideali” originali del gruppo – la politica rispetto alle comunità autonome (questi nuovi partiti non le vogliono, desiderano uno stato totalmente centralizzato), e misurepiù aspre contro il terrorismo, sono due dei pilastri di queste nuove formazioni.
Il Partido Popular si spacca a destra, dunque. Un risultato che, dopo due anni di governo Rajoy, le opposizioni non erano ancora riuscite ad ottenere – nonostante il crescente malcontento generale. A causa di questa diversificazione nel panorama elettorale spagnolo, il PP rischia di perdere la propria egemonia. Le elezioni europee saranno un ottimo banco di prova per verificarne la tenuta.