Tennis, un Australian Open da Oscar: da Wawrinka a Na Li, tutte le “statuette” ai protagonisti
Dallo storico primo Slam conquistato dall’ex numero 2 svizzero alla prima volta della cinese a Melbourne, i nostri premi ai protagonisti sul cemento australiano giocando con i titoli dei film candidati ai prossimi Academy Awards
di Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: Stanislas Wawrinka – The Wolf of Melbourne Park
“Hi, my name is Stan!”, recitava l’incipit di un pezzo di qualche anno fa del rapper americano Eminem. “Stan, who?”, avrebbe risposto allora la maggior parte dell’audience mondiale della racchetta, applicandolo con disinteresse alla figura di questo tennista svizzero di origini polacche, classe ’85, schivo e antidivo, destinato al ruolo di perenne comparsa accanto a Re Federer, il maestro dei maestri, posto dal destino e dalla geografia a glorificare sportivamente la nazione elvetica per tutti i secoli dei secoli. “Stan-ding ovation!” è ora invece il grido che risuona ad immortalare al meglio l’impresa del 28enne di Losanna, la più “anziana” prima volta di sempre in uno Slam, per di più sbranando senza pietà i primi due giocatori del mondo. Una guerra all’ultima zampata con Djokovic in semifinale, vendicando l’ustionante sconfitta sempre al fotofinish del quinto set agli ultimi US Open. Una mattanza nell’ultimo atto contro l’amico Nadal, dopo 12 successi in 12 confronti e mai un set perso a favore dello spagnolo, quest’ultimo pur minato dagli spettri di nuovi dolorosi guai fisici distribuiti uniformemente tra mani, schiena e ginocchia. E dire che, per “Stan-the-man”, il torneo era iniziato quasi in sordina: vittoria per ritiro degli avversari – Golubev e Pospisil – nel primo e nel terzo turno, successi senza troppo clamore contro Falla e Robredo nel secondo e quarto step. Il paradiso all’improvviso, richiamando anche la cinematografia prettamente nostrana, con una postilla: il rovescio lungolinea esibito nelle due settimane australiane, e non solo, merita di diritto anche la statuetta di Miglior Fotografia del torneo. “Say it again: Stan, who?”
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA: Na Li – The Invisible Woman
Può ancora essere considerata outsider una protagonista del circuito femminile, da un paio d’anni stabilmente nella Top 8 mondiale, due volte finalista a Melbourne, nel 2011 e 2013 e già vincitrice di uno Slam due anni fa a Parigi? Ad osservare le quote sulla lavagna dei bookmaker alla vigilia della due settimane di Melbourne, la risposta pareva fin troppo affermativa. Troppo forte Serena, troppo costante la Azarenka sul plexicushion australiano, troppo motivata la Sharapova dopo l’annus horribilis 2013 costellato da problemi fisici e polemiche per il lancio della sua nuova carriera da imprenditrice nel mondo delle caramelle. Eppure, la canicola australe ha finito per fomentare l’implosione di tutte le supernovae più attese, proiettando nuovamente sul gradino più alto la giocatrice più completa in questo momento tra le quote rosa, una combattente che in un colpo solo ha saldato un doppio conto amaramente aperto 3 anni fa nell’ultimo atto dello Slam down under: distorsione al ginocchio sinistro nella finale 2011 persa al terzo set contro la Clijsters, stesso problema, ma a quello destro, un anno fa nella tenzone in tre sessioni contro la Azarenka. Come Wawrinka, la vittoria della cinese è qualcosa di più di un punto esclamativo ad impreziosire un curriculum sportivo già ricco di sostanza: è un successo di silenzi, lacrime e sangue, tanto lavoro di backstage e poco spazio per taccuini e retrospettive d’antan.
MIGLIOR REGIA: Rafael Nadal – Iron Man 3
Premessa alla consegna: tra il maiorchino e Melbourne il feeling non è mai stato ai massimi livelli, esiguo come il numero di Australian Open (unico successo nel 2009) nella ricca bacheca di uno dei campioni della racchetta più vincenti di sempre. Relazione complicata che l’edizione 2014 ha confermato nel peggiore dei modi, con Rafa mai così vicino, e allo stesso tempo così lontano, dal bis nell’atto finale della Rod Laver Arena. I guai questa volta si possono contare sulle dita di entrambe le mani, o meglio sui palmi delle stesse, devastate da vesciche grandi come canyon che hanno finito per condizionare inevitabilmente le prestazioni dello spagnolo fin dal quarto turno contro Nishikori. Battuto, non senza qualche patema, il bulgaro Dimitrov nei quarti e il miglior Federer degli ultimi tempi in semifinale, il mancino di Manacor si è presentato contro Wawrinka stremato e tradito anche da una schiena nuovamente ballerina, con il concreto rischio di non riuscire neppure a terminare il match della vita soprattutto per lo svizzero, uno dei suoi grandi amici all’interno del circuito. Non sapremo mai se Rafa abbia scelto la sofferenza personale fino all’ultimo punto pur di scongiurare il ritiro ed evitare, a pubblico ed avversario, una sorta di minusvalenza nel valore dell’incontro, ma un Nadal da sette vite sin dagli albori della nuova stagione è una nuova raccomandata con ricevuta di ritorno agli avversari in vista degli appuntamenti clou di una nuova, appassionante stagione del circus.
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: Roger Federer – The Grandmaster
Ammettiamolo, celebrare con particolare enfasi la conquista di una semifinale Slam da parte del Re dei Re è l’ennesimo segno della fine dei tempi nei quali in ogni dizionario del mondo, accanto alla parola “Tennis”, compariva la dicitura “vedi alla voce: Federer”. Eppure, rivedere Roger a questi livelli di gioco e di tenuta fisica, arricchito dalla collaborazione con Stefan Edberg e finalmente convincente con la nuova racchetta Wilson da 98 pollici, rimane una gioia per gli occhi di chi è cresciuto, negli anni, deliziato dai suoi attacchi in profondità rigorosamente annunciati dal principesco rovescio ad una mano, vero e proprio marchio di fabbrica. La sconfitta, ampiamente annunciata, contro un Nadal pur non al meglio, restituisce la speranza di non doverlo almeno più veder soccombere arrendevolmente nei primi turni contro i vari Brands, Delbonis o Stakhovsky.
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Ana Ivanovic – Gravity
La caduta dei titani, specie nelle occasioni più inaspettate, fa sempre molto, moltissimo rumore. Quando poi, ad interrompere la marcia del rullo compressore Serena Williams, ci pensa la bellissima ex numero 1 del mondo serba con il suo miglior tennis da anni a questa parte, la scossa è pienamente servita anche sotto il mero profilo estetico. L’impresa dell’Ivanovic interrompe l’egemonia di Serena dopo 4 tornei vinti, 30 successi consecutivi e la casella delle sconfitte immacolata dopo il k.o. contro la Azarenka nella finale di Cincinnati dello scorso agosto. La serba cadrà poi nei quarti di finale, in un derby tra bellissime, contro la giovanissima francese Bouchard, ma il circuito femminile le deve in ogni un gran bel sospiro di sollievo.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO: Juan Martin Del Potro – The Butler
Il premio meno ambito del lotto va di sicuro all’argentino, ora numero 4 del mondo, unico tra i top 10 a lasciare il torneo già al secondo turno, sconfitto in cinque set dallo spagnolo Batista Agut. Per il 25 anni di Tandil, che pure aveva iniziato il nuovo anno conquistando il titolo a Sydney contro il beniamino di casa Tomic, il 2014 è atteso come l’anno della consacrazione, dopo una strepitosa seconda parte di 2013 suggellata dalle 4 finali conquistate – 3 vinte – in 5 tornei disputati. Nel frattempo, la prova di Melbourne si è dimostrata più che altro un lasciapassare, anche in classifica, per la concorrenza più agguerrita. Maggiordomo, per un giorno.
MIGLIOR FILM STRANIERO: Italian Hustle – L’Apparenza inganna
Concludiamo con una punta di sciovinismo, assegnando ai rappresentanti azzurri a Melbourne la palma di miglior prova collettiva, nonostante un inizio in chiaroscuro. Le precoci eliminazioni di Errani e Vinci nel primo turno del singolare, rispettivamente contro le insidiose ma non imprendibili Goerges e Zheng, ci avevano fatto temere il peggio, ma la prima volta agli ottavi di uno Slam per Fabio Fognini – travolto da un Djokovic fuori portata – e la conferma ai quarti, dopo gli US Open, per Flavia Pennetta – poi battuta dalla campionessa Na Li – hanno confermato gli ottimi progressi messi in mostra da entrambi, seppur in due fasi molto diverse della rispettiva carriera: quella della maturazione definitiva per il ligure, quella degli ultimi, splendidi squilli di una carriera travagliata per la 31enne pugliesi. Il successo nel doppio, infine, ci ha restituito al meglio la solita coppia letale Sarita-Roberta: un’Italia nel complesso così brillante ce la teniamo stretta, soprattutto contro quel cemento storicamente armato di delusioni per la pattuglia del Belpaese.