A proposito di Davis, la musica senza compromessi
Manca proprio poco per poter ammirare il nuovo film dei fratelli Coen, “A proposito di Davis”, a febbraio al cinema
di Caterina Mirjello
Il gatto rosso, scappato, ritrovato confuso e dimenticato apre le vicende della nuova opera di Ethan e Joel Coen: A proposito di Davis.
Nelle sale italiane a partire dal 6 febbraio, Oscar Isaac interpreterà Llewyn Davis, personaggio ambizioso nato dal fantasticare dei due fratelli.
Con una storia che se interpretata male potrebbe sapere di cliché i Coen non smentiscono affatto la loro bravura, il cui stile si dimostra essere in continua evoluzione. Cantautore dai grandi sogni ma con magre gratificazioni, Davis girovaga per New York alla ricerca di amici per accoglierlo e lavori saltuari su cui appoggiare il suo futuro.
I registi condiscono con dovizia il susseguirsi degli eventi ricorrendo a personaggi che se per alcuni versi ingigantiscono il dramma della difficile situazione di Davis, per altri sanno porre il giusto contraccolpo con sagace ironia.
Da qui la bella Carey Mulligan, nel ruolo di Jean Berkey, con una delle interpretazioni più interessanti a inizio film, la cui rabbia, ragionata ma espressa con troppa concitazione, produce un simpatico effetto comico che allenta il risentimento verso Davis, spesso preso da comportamenti impulsivi e dal sapore di indifferenza.
Ancora più coinvolgente risulta la scena in compagnia di John Goodman, nel ruolo di Roland Turner, artista Jazz in viaggio verso Chicago. Qui, la freddezza tipica del protagonista e il suo fare schivo e reticente ad atteggiamenti di cortesia, si scontra con la loquela forte, per alcuni versi insensata, ma senza dubbio ironica di un uomo troppo vivo nell’anima e poco nel corpo. Importanti inoltre Jim Berkey, interpretato da Justine TImberlake, e Ethan Phillips nei panni di Mitch Gorfei. Il primo, Jim, caro amico di Davis, nonché marito di Jean, rappresenta quasi l’esatto opposto del protagonista: il ragazzo fortunato in grado di cavalcare le circostanze per ottenere le giuste gratificazioni. Ruolo che, posto accanto al protagonista, ne ingrandisce il dramma, scandendone le disavventure e le scelte sbagliate; al contrario Mitch Gofein, caro amico di Davis, vuole un po’ essere l’appiglio saldo e sicuro a cui far riferimento nei momenti di difficoltà.
In un contesto per nulla facile, costruito su vane speranze e attimi sbagliati, si spiana una New York gelida, in cui il mito del Greenwich Village è ancora ai suoi bagliori. I Coen lavorano molto nel ricostruire un contesto socio culturale precedente rispetto ai famosi anni dominati dal folk di Bob Dylan, e concretizzano i loro sforzi grazie ad una colonna sonora che domina l’intera pellicola.
Se la musica rappresenta la ricerca folle, spasmodica e anche fallita del protagonista, essa è anche il dolce sottofondo al quale è affidato il ruolo vittorioso di Davis. Sfortunato nel rincorrere attimi ingrati, egli dimostra la sua bravura in note forti e dense, che trasudano vita ed emozioni.
Opera scritta rubando l’ispirazione dalla biografia del cantante folk Dave Van Ronk, Joel e Ethan Coen lasciano uno spiraglio di speranza ricostruendo una pellicola in maniera ciclica. Una storia narrata, che espone i suoi errori, ma regala la possibilità di ripetersi. Così, un inizio visto due volte per lasciare aperto il desiderio di speranza e la possibilità di correggersi.