Musica contro le mafie e un documentario "alternativo"
Abbiamo parlato del documentario “Musica contro le mafie – L’Alternativa” con Gennaro De Rosa, ideatore e coordinatore di un progetto al quale hanno partecipato decine di artisti. E non solo
di Graziano Rossi
su Twitter @grazianorossi
“Musica contro le mafie – L’Alternativa” quali obiettivi si propone?
Il documentario racconta di un viaggio, un viaggio che nasce per portare in tour un libro/cd (realizzato ed edito nel 2013 da Mkrecords e Rubbettino editore) nel quale ci sono i contributi di oltre 60 artisti italiani (da Eugenio Finardi a Roy Paci, da Sergio Cammariere a Teresa De Sio e tantissimi altri). “L’Alternativa” è un viaggio, un percorso, una moltitudine di voci, di luoghi e di contesti. Cosa può fare la Musica contro le mafie? È quello che abbiamo chiesto agli artisti! Nel documentario si alternano le testimonianze di tanti artisti, con quelle di scrittori, operatori, giornalisti e testimoni di giustizia. La Musica è il filo conduttore di tutto il documentario, la sua forza dirompente è da sempre utilizzata per preservare e tramandare la memoria. Gli artisti diventano testimoni di un messaggio di impegno e consapevolezza, di riflessione e invito alla “cittadinanza attiva”.
La partecipazione di nomi importanti a sostegno di “Musica contro le mafie” è impressionante. Nel film però si parla anche della cosiddetta “gente comune”. Possiamo dire che le personalità conosciute sono una sorta di rampa di lancio per i cittadini che ogni giorno combattono le organizzazioni criminali?
Come le dicevo prima, gli artisti sono dei Testimoni o Testimonial di una campagna di sensibilizzazione. Io le rispondo con le parole di Don Luigi Ciotti: “La Musica, il più popolare e universale dei linguaggi, per veicolare messaggi profondi, per cantare e suonare desideri di giustizia, per scuotere dall’indifferenza dall’apatia e dalla rassegnazione”.
L’attività di questi anni lei come l’ha vissuta fino ad ora? Sul sito di “Musica contro le mafie” si legge che l’antimafia si fa anche divertendosi. Lei cosa ne pensa a riguardo?
Il mio ruolo all’interno di “Musica contro le mafie” si limita al coordinamento delle attività, al contattare gli artisti e “intercettarne” di nuovi interessati ad essere vicini a “Musica contro le mafie”. Sono gli artisti che hanno il ruolo più importante in questa iniziativa: sono le loro parole, la loro attività, il loro impegno, la loro testimonianza, che poi si tramuta in questi “strumenti”, come ci piace chiamarli insieme ai responsabili di Libera, come il libro, il documentario e lo stesso premio/contest. L’altro ruolo fondamentale lo ha l’Associazione Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), in ogni incontro che facciamo, in ogni presentazione, proiezione o altro con noi ci sono sempre i responsabili dei coordinamenti territoriali e/o dei presidi e i volontari; la loro competenza e la loro conoscenza nel trattare queste tematiche si unisce al desiderio di giustizia e alla voglia di cittadinanza attività degli artisti. Il dire e il fare che si fondono, una “collaborazione armonica”, appunto, nella quale ognuno mette in campo i propri strumenti. Il giornalista Giovanni Tizian quando lo abbiamo incontrato ci ha detto: “La mafia si sconfigge sul terreno culturale, perché la mafia propone un modello culturale che è quello dell’arrivare prima, delle scorciatoie del non-rispetto delle regole ed ecco perchè la sfida va combattuta su questo campo; per attrarre i giovani, sensibilizzarli e coinvolgerli c’è bisogno della musica, c’è bisogno dei fumetti e questo è, inoltre, un modo per dire che l’antimafia’ si può fare anche divertendosi”.
Come sono andate le riprese? Ci sono state difficoltà e quante volte spera/pensa che sarà proiettato il documentario in giro per l’Italia? Più che altro dal punto di vista dell’interesse da parte delle Istituzioni.
Claudio Metallo è stato un fantastico compagno di fine viaggio. La sua capacità di montare e mettere insieme la quantità enorme di materiale che avevamo raccolto in giro per un anno è stata fondamentale per la realizzazione de “L’Alternativa”. In questo lavoro non c’è stato mai un vero e proprio regista (nel senso più stretto di questo termine), ne ho curato il soggetto, lo sviluppo dell’idea e poi con la collaborazione di Marco Verteramo e Marco Ambrosi lo abbiamo seguito nel suo percorso per un intero anno. Il documentario è una sorta di Road movie, con tutte le “sporcizie” tecniche del caso. Ci siamo messi tutti in gioco, diventando anche operatori di ripresa in alcune occasioni.