Università e rinnovamento: dove erano i “Magnifici” nel 2008?

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Il CRUI ha lanciato un progetto di rilancio degli atenei italiani da sottoporre al Governo: ma dove erano i rettori quando l’ex Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini cominciò l’ultima e più grave opera di distruzione di cui l’Università italiana sia mai stata vittima?

di Guglielmo Sano

universitarioIl 23 Gennaio si è riunita la Conferenza dei Rettori universitari italiani (CRUI): dopo aver svolto una ricognizione sullo “stato dell’arte”, sono state messe a punto 18 proposte da sottoporre al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) per salvare gli atenei italiani. Il piano si chiama “verso una nuova università” ed è articolato in 4 aree: autonomia, competitività, finanziamento, semplificazione.

Tra le proposte dei Rettori: un’autonomia responsabile nelle politiche di reclutamento e nelle modalità di spesa, maggiore promozione della mobilità di studenti e ricercatori tra gli atenei italiani ma anche sensibile miglioramento delle capacità di attrazione di ricercatori e professori stranieri attraverso scambi temporanei con l’estero. Tra le priorità sembra che ci sia anche lo “svecchiamento” del personale docente e ricercatore.

L’età media, al momento, è di 51 anni tra docenti e di 45 per i ricercatori, secondo il CRUI questa situazione è tra le maggiori cause di perdita di “competitività” delle università italiane: per questo si propone di lanciare un piano quinquennale che permetta l’ingresso di 2000 ricercatori all’anno, oltre alla creazione di un concorso nazionale, il “piano giovani talenti”, col quale offrire ogni anno a un ricercatore un posto a tempo determinato.

Sempre secondo i Rettori occorre “premiare i giovani laureati favorendo il loro inserimento professionale con un credito di imposta da utilizzare all’inizio della carriera lavorativa e per un certo numero di anni al fine di ridurre il relativo cuneo fiscale” oltre a “prevedere il riconoscimento del titolo di dottore di ricerca all’interno della pubblica amministrazione e promuovere la sua valorizzazione nelle imprese”.

Nel piano di rilancio del CRUI anche un nuovo piano per l’edilizia universitaria – una riqualificazione degli edifici esistenti nel giro di 5 anni – una maggiore attenzione verso la trasparenza dei bilanci, semplificazione delle procedure per concorsi e abilitazioni, fornitura di beni e servizi legati all’attività di ricerca, in più, un piano unitario dei corsi di Medicina cioè “un quadro regolatorio che sgravi le Università da oneri impropri”.

L’obiettivo del progetto, più a parole che nei fatti al momento, è quello di rendere di nuovo effettivo il diritto allo studio. Ma in molti non sono d’accordo e sostengono, addirittura, che le proposte del CRUI potrebbero provocare il risultato opposto. A dire il vero non c’è bisogno di fare particolari sforzi per accorgersi dell’intempestività e incoerenza delle proposte, “dopo anni di silenzio e attiva condivisione delle folli politiche di distruzione dell’Università” così hanno commentato dall’Unione degli Universitari.

 Quando da Tremonti venne emesso Dl 112/2008, poi convertito nella legge 113/2008, nel quale si limitavano le “assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20 per cento di quella relativa al personale cessato nell’anno precedente”, e si dichiarava che “l’autorizzazione legislativa […] concernente il fondo per il finanziamento ordinario (FFO Ndr) delle università, è ridotta di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere all’anno 2013”, perché i rettori non sono intervenuti?

Nel 2010 viene deliberato un FFO, dal premier Berlusconi insieme al Ministro Gelmini, pari a 6 miliardi e 656 milioni, il 6% in meno rispetto a due anni prima. Allora dove erano i rettori? Nel 2013, questa volta Letta Premier e Carrozza ministro, il FFO ammontava a 6 miliardi e 694 milioni, il 5% in meno rispetto a 5 anni prima. Dei rettori nessuna notizia neanche allora. La voce della Conferenza dei Rettori non si è levata nemmeno di fronte a un finanziamento dei PRIN (Progetti di Ricerca di interesse nazionale) del 2012 – quello del 2013 non è ancora noto – di 38 milioni, poco più di un terzo rispetto a quello del 2008.

In molti si chiedono, inoltre, che titolo può avere in un “progetto di rilancio dell’Università” una fondazione privata sostenuta con soldi pubblici, lontana da chi gli Atenei li vive ogni giorno e che, piuttosto, vorrebbe un’istruzione davvero garantita dal finanziamento pubblico – come afferma la Costituzione – dove non ci sia posto per “baroni” e “facoltà a numero chiuso”, dove si affermi una sana “logica del merito” – non punitiva o discriminatoria – nella quale, in breve, migliori il sistema nel suo complesso nel segno di una qualità reale?

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