Spagna: Deportazioni nel buio
Durante la notte la Spagna rispedisce in Marocco decine di migranti, incurante dei dettami della legge sull’immigrazione
di Maria Bonillo Vidal
Non si tratterebbe del primo episodio. Purtroppo, sembra che la Spagna stia per scrivere un intero libro nero rispetto sulla gestione dell’immigrazione non comunitaria. Questa settimana è apparso un video nel quale si può osservare come diversi veicoli della Guardia Civil (l’equivalente iberico dei Carabinieri) riportino in Marocco decine di uomini che avevano attraversato lo steccato di Melilla, la città autonoma spagnola nel nord della regione africana – scavalcando le procedure della legge sull’immigrazione.
Ogni giorno, centinaia di persone provenienti del Sahara del Sud saltano lo steccato alla ricerca di un futuro migliore nel continente europeo. Melilla e Ceuta sono diventate la porta attraverso la quale fare il poprio ingresso nel territorio comunitario – un po’ come avviene a Lampedusa. Nonostante ciò, la maggior parte delle volte l’avventura finisce in fallimento. Come dimostrano le immagini diffuse da una ONG, dei militanti della Guardia Civil riportano tutti gli immigrati che abbiano passato la frontiera attraverso la porta A 13 dello steccato – il cui vargo è vietato alla popolazione civile.
Alcuni di questi questi immigrati vengono deportati nonostante le ferite riportate nelle lame dell’inferriata che il governo spagnolo ha costruito alla fine del 2013 proprio per evitare l’ingresso massivo. Tale misura è stata denunciata dalle ONG che operano in supporto dei diritti umani, ma l’esecutivo di Mariano Rajoy non intende toglierle. Si tratta della cosiddetta “concertina”, ritirata nel 2007 ma ora rimessa di nuovo in alcuni degli 11 chilometri del cancello che separa la città spagnola di Melilla del resto dell’Africa. Per il governo spagnolo queste coltellate sono “ferite superficiali”, mentre la procura continua a indagare circa la sua legalità.
La legge stipula che “gli stranieri che entrino irregolarmente in Spagna sarano condotti nel più breve tempo possibile alla caserma di polizia più vicina per poter portare avanti la sua identificazione e, eventualmente, organizzare il rimpatrio”. Inoltre, si precisa che questi “avrano diritto ad assistenza giuridica, e alla presenza di un interprete”.
La questione è che le persone vengono catturate prima di arrivare alla caserma. Lo ha ammesso anche il ministro dell’Interno Jorge Fernández Díaz, benché si sia affannato a precisare che a suo avviso “Sono stati casi isolati. Se questi comportamenti si sono allontanati dal principio del rispetto ai diritti umani, sono stati casi sporadici. Normalmente la Guardia Civil e la Polizia hanno agito in ossequio alla legge”. Nonostante la diffesa del lavoro delle forze dell’ordine, il ministro ha annunciato che questi casi “verranno studiati”.
Finora le denunce sono state realizzate dagli extracomunitari che riuscivano a parlare con una ONG o con dei giornalisti. Ora però si tratta di prove concrete, poichè questo video non lascia spazio al dubbio e si aggiunge a un file audio in cui è possibile sentire alcuni agenti dei carabinieri parlare di queste espulsioni e “ronde” per raccogliere immigrati. “Chi entra in Spagna, entra nell’Unione Europea”, dichiara il ministro. Che promette ai suoi colleghi di Bruxelles il pugno di ferro.