Tennis: “Cry for me Argentina”, Italia nei quarti di Davis con un Fognini da cineteca
Il superbo 3-1 azzurro sulla terra rossa di Mar del Plata riporta l’Italia, per il secondo anno di fila, nei quarti di finale della Coppa Davis, dove ci attende la Gran Bretagna di Andy Murray, che ci farà visita ad aprile
di Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
“…e il qualificar m’è dolce in questo mar”. Se l’ermo colle di leopardiana memoria è sicuramente uno dei punti più aulici e significativi della letteratura italiana di ogni tempo, il Patinodromo di Mar del Plata è il foglio di carta, anzi di terra, che eleva la “penna” tennistica azzurra ai suoi massimi livelli nell’era contemporanea, in una simbiosi portata simbolicamente a compimento dal bacio di Fabio Fognini alla rossa superficie argentina al termine dell’ultimo punto vincente.
Addio pessimismo cosmico, e basta anche con il dominio quasi “sessista” delle ragazze di Barazzutti, con la loro superba collezione di trionfi in Fed Cup negli ultimi anni: l’Italia in Coppa Davis non è più sparring partner per federazioni minori in cerca di gloria, ma è rinnovata certezza nell’élite del tennis mondiale.
Il secondo accesso consecutivo ai quarti di finale nella corsa verso l’Insalatiera d’argento di fine stagione, è l’indizio che suggella la prova di raggiunta maturità, a maggior ragione visto lo spessore di un avversario come l’Argentina, certo priva del suo alfiere – e numero 5 al mondo – Juan Martin Del Potro, ma colorata da due top 50 mondiali ultratecnici come Berlocq e Monaco e da una coppia di doppisti tutt’altro che improvvisata come Schwank/Zeballos.
In una manifestazione sempre più disertata dalle star del ranking mondiale – senz’altro più interessate ai punti del circuito ATP che alla difesa “a gratis” dell’orgoglio popolare delle rispettive nazioni – tutt’altro che un accozzaglia di dilettanti allo sbaraglio radunata per ottemperare ad una formalità del calendario. E, in questo senso, il 3-1 azzurro esterno è quanto di più limpido ed esplicativo ci sia per sottolineare l’ottima forma di Fognini e compagni, ora attesi dall’impegno casalingo, ad aprile, solo apparentemente insuperabile contro la Gran Bretagna del “quasi sir” Andy Murray.
NERO DI SEPPI, MA FOGNA C’È – L’impresa dei Conquistadores di Barazzutti non sarebbe però stata pienamente tale senza il brivido della prima giornata e il primo punto della serie conquistato dal 31enne Carlos Berlocq, numero 2 della pattuglia albiceleste, contro un Andreas Seppi protagonista, probabilmente, di una delle più brutte prestazioni della sua intera carriera da “pro”.
L’altoatesino non ha fatto vedere nulla di confortante neppure nel corso del primo set, pur vinto 6-4, prima di arrendersi in tre parziali choc – 6-0 6-2 6-1– a colui che in classifica gli è distanziato di 16 posizioni. Ed è qui che è entrato in gioco l’uomo del momento in casa azzurra, quel “Fogna” capace di iniziare la nuova stagione con un parziale di 5-2 in 7 match, compreso l’ottavo di finale a Melbourne e la prima, agognata volta da top 15 della classifica mondiale della racchetta.
Contro il veterano Juan Monaco, Fabio non si è scomposto neanche sul 3-5 della prima frazione e con l’avversario al servizio per il set, anzi, strappandogli due volte la battuta e conquistando il parziale 7-5 ha incanalato il match sul binario del dominio tecnico e mentale, poi legittimato dal successivo doppio 6-2 – e dal conseguente 1-1 parziale nella contesa. “Come rinunciare alla classe, alla voglia e alla confermata maturità psicologica del sanremese nel doppio spacca-equilibri?”, dev’essersi domandato capitan Barazzutti alla vigilia del Day 2 contro Schwank e Zeballos.
Fuori dunque FIlippo Volandri e dentro ancora Fognini insieme a Simone Bolelli contro il 344 del ranking ATP, da sempre più devoto ai match in tandem, e l’ex numero 30 della Race, scivolato indietro di altrettante posizioni dopo i problemi alla schiena patiti nella scorsa stagione. Ne è uscito un incontro al fulmicotone, senza break per i primi tre set e con altrettanti tie break nei rispettivi parziali – il primo dominato dagli argentini, il secondo e il terzo conquistati in scioltezza dal duo azzurro – prima dell’impresa di Fabio e Simone nell’1-1 del quarto, con Zeballos al servizio. Da lì la coppia tricolore non ha esitato nel rimanere salda al servizio e chiudere 6-4 al quarto set, incamerando il momentaneo 2-1, alle soglie di un paradiso difficile da pronosticare.
KEEP CALM AND… – Ancora Fogna. Sempre Fogna. Il punto decisivo è arrivato con l’ennesimo capolavoro del numero 15 del mondo, una pennellata elegante ma decisa a chiudere i conti ancora contro uno spento Berlocq. Talmente abulico da spingere il pubblico di casa a puntare sulla subdola arma del logoramento psicologico nei confronti dell’avversario, soprattutto nel quarto set e con l’azzurro avanti di due parziali (7-6 4-6 6-1). Il ligure si è innervosito, arrivando perfino a litigare a distanza con uno spettatore, ma confermando che il tennista di due anni fa – quello che gettava alle ortiche un intero torneo per colpa di autentiche crisi isteriche – è ormai un maturo protagonista di ogni superficie del circuito.
Il 6-4 finale ha tappato la bocca agli spettatori di Mar del Plata e liberato la gioia di una pattuglia azzurra mai così compatta di fronte all’obiettivo: il punto ci riporta in Italia, da padroni di casa, alla ricerca di una semifinale Davis che manca dal 1998, l’anno della sconfitta nell’ultimo atto del torneo contro la Svezia.
DA MAR A MUR – E ora? Ad aprile arriva la Gran Bretagna di capitan Smith e soprattutto dell’eroe dei sudditi di Sua Maestà, Andy Murray, vincitrice contro una delle rappresentative USA più imbarazzanti di sempre. La buona notizia è che dietro il 26enne scozzese numero 6 al mondo, il vuoto è palpabile: il migliore è James Ward, 156 della classifica mondiale, affiancato da Inglot e Fleming, due discreti doppisti che da soli però valgono a fatica una delle prime 1000 posizioni del ranking.
Insomma, il passepartout per la semifinale è adesso o mai più. E, lasciando stare i facili giochi di parole, l’appuntamento è imperdibile, per riscrivere una nuova pagina di storia della racchetta sul rosso della terra azzurra. Giochi di colori da immaginare e re-immaginare riflessi dalle 217 once d’argento dell’Insalatiera, il più bel piatto per una stagione di Davis ricca di sapori da Masterchef.