Soči(al) Network, Day 2: Skiathlon, Slopestyle e altre storie dal divano

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La rubrica che vi accompagnerà durante tutta la XXII edizione delle Olimpiadi Invernali di Sochi 2014, da un punto di vista particolare
di Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
Sage Kotsenburg, prima medaglia d’oro di Sochi 2014 e della storia dello Slopestyle alle Olimpiadi (fonte immagine: skysports.com)

Sage Kotsenburg, prima medaglia d’oro di Sochi 2014 e della storia dello Slopestyle alle Olimpiadi (fonte immagine: skysports.com)

Mica facile il primo impatto con l’Olimpiade per chi, talento atletico espresso il più delle volte sul divano, birra ghiacciata e frittatona di cipolle di fantozziana memoria a consacrare la solennità del momento, ogni quattro anni si ritrova a sperimentare qualche galassia sportiva per una volta distante da motori e pallone.

Con il via alle gare, ecco scattare pure la prima rata di emicrania tremens, non solo effetto della sovraesposizione al Full HD: fin dall’occhiata iniziale al ricco palinsesto di eventi della giornata, lo smarrimento poggia su basi lessicali.

Slopestyle? E che cos’è lo Slopestyle? Decidi di vederlo e scopri che si tratta di snowboard applicato al freestyle, lungo un percorso modulare disseminato di tubi e trampolini di neve per mezzo dei quali compiere le evoluzioni più spettacolari. Cavoli, non lo conoscevo. E ad onor del vero la tua lacuna è in parte giustificata, perché è specialità new entry nel programma olimpico dei Giochi Invernali. La medaglia d’oro del ragazzotto americano Sage Kotsenburg, la prima di Sochi 2014, è quindi un unicum a livello di storia sportiva, e nel frattempo tu hai perfino imparato qualcosa di nuovo.

Giri sul canale seguente. Trasmettono la 15 km femminile di Skiathlon. Ehi, un’altra specialità sconosciuta e partorita dal CIO nella notte? Sembra sci di fondo, però. E in effetti lo è, solo che prevede i primi 7 chilometri di gara a tecnica classica e i restanti in modalità pattinamento, previo cambio di attrezzatura in un’apposita postazione a metà gara.

Il quadro si fa più limpido quando visioni il nome di colei che apre le fila del gruppo. È la norvegese Marit Bjoergen, una leggenda del fondo, sette medaglie olimpiche di cui tre d’oro. Pardon, rispettivamente otto totali e quattro del metallo più pregiato, compresa la netta vittoria nel pomeriggio del parco di Krasnaja Poljana.

Le cose cominciano a migliorare incrociando la 10 km sprint di Biathlon: non hai mai compreso cosa ci sia di davvero sensato nel rapporto tra sci e tiro al bersaglio, ma almeno stavolta hai una vaga idea di dove stai andando a parare. Conosci perfino quel “tale” Ole Einar Bjoerndalen, altra leggenda scandinava, che a 40 anni appena compiuti sta andando a vincere la dodicesima medaglia olimpica della propria straordinaria carriera.

Il primo giorno volge al termine, in fin dei conti è stato un buon inizio, di sicuro una proficua giornata sospesa tra imprese sportive e cultura personale. Ora relax, almeno fino a domani e certamente fino ad un nuovo, amletico quesito pronto a spuntare nei prossimi giorni: oddio, qual è la differenza tra slittino e skeleton? 

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