Spagna: l'Infanta Cristina alla sbarra
La figlia del Re Juan Carlos depone al processo che la vede imputata assieme al marito per un caso di corruzione
di Maria Bonillo Vidal
“Non lo so. Non lo ricordo. Non mi risulta. Non lo conosco”. Queste le frasi piú ricorrenti dell’Infanta Cristina de Borbón nel corso della sua deposizione di oltre cinque ore davanti al giudice istruttore del processo per il caso Nóos. E’ stato un giorno storico: era la prima volta che il rappresentante di una famiglia reale europea prendesse posto nell’aula di un tribunale per essere indagato. Nello specifico, la figlia del Re di Spagna deponeva per presunte responsabilità nei traffici illeciti di suo marito Iñaki Urdangarin – più precisamente per frode e riciclaggio di denaro.
Fu così che, tra le fortissime misure di sicurezza e a bordo di un’auto blindata, l’8 febbraio scorso la settima persona nell’ordine di successione alla corona spagnola ha varcato le porte del Tribunale di Palma di Maiorca – paradossalmente uno dei titoli nobiliari in possesso dell’Infanta è proprio quello di Duchessa di Palma. Per l’occasione, il giudice José Castro aveva emesso una disposizione per la quale tutti i dispositivi elettronici capaci di registrare audio o immagini sarebbero stati vietati. Ciononostante, pare che tale risoluzione sia stata violata: nel giro di poche ore, infatti, sono state divulgate delle foto ed un video di quei momenti altamente drammatici per la corona spagnola – è stata aperta un’inchiesta per esaminare ltale infrazione.
Iñaki Urdangarin, genero del re ed ex giocatore della nazionale di pallamano, è imputato per i reati di malversazione, prevaricazione, frode e riciclaggio di denaro sporco. Ciascuna di queste attività delittuose sarebbe stata portata avanti per conto dell’istituto Nóos, a fondazione no profit di cui facevano parte l’infanta Cristina, lo stesso Urdangarin e il suo ex socio Diego Torres. Questa organizzazione ha gudagnato circa sei milioni di euro da quando venne creata – correva l’anno 2003.
Per cercare di capire esattamente il grado di coinvolgimento dell’Infanta, il giudice le ha fatto piú di 400 domande – cui si aggiungono quelle rivoltegli dai suoi stessi avvocati e dall’accusa. La figlia di Juan Carlos I si è smarcata da ogni attività della fondazione Nóos e dell’investimento Aizoon, società della quale è titolare al 50 % assieme al marito. Secondo gli avvocati dell’accusa, l’Infanta si sarebbe aggrappata alla “teoria del’amore”, secondo la quale lei firmava tutto quello che suo marito le sottoponeva perché aveva piena fiducia in lui.
Inoltre il giudice Castro, che la chiamava “signora” e non “altezza”, ha chiesto lumi riguardo i contratti del personale domestico dell’abitazione dell’infanta, anche questo gestito da Nóos. Cristina ha risposto nuovamente che non ne sapeva nulla. Giacché ci troviamo ancora alla fase istruttoria, la dichiarazione completa non è stata ancora pubblicata – gli avvocati dell’accusa hanno tuttavia dichiarato che l’imputata “non è mai andata fuori dalla sceneggiatura”.
Appena fuori dai tribunali, decine di giornalisti di tutto il mondo cercavano di strappare qualche parola all’infanta Cristina. Mentre il resto degli imputati ha fatto il proprio ingresso in aula a piedi, la duchessa è entrata dalla porta principale in macchina, limitandosi a rispondere “buongiorno” ripetute volte. Tutto ciò, “per motivi di sicurezza”: la polizia ha evitato che il pubblico si avvicinasse a questa zona e, paradossalmente, tale misura ha fatto si che nella sala dell’interrogatorio i fischi si sentissero ancora più forti. Gli avvocati temono che questa deposizione non chiarisca la posizione della Duchessa di Palma, poiché questa “non ha detto nulla, si era preparata molto bene”. Sembra che In un modo o nell’altro, la famiglia reale abbia già inghiottito questo boccone amaro. Eppure il suo strascico tarderà ad andarsene.