Soči(al) Network, Day 5: Maze e Gisin, una poltrona (tutta d’oro) per due
di Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
C’è un sottile, sottilissimo, tanto immaginifico quanto divertente fil rouge ad accomunare in qualche modo la Sochi olimpica di questi giorni alla Filadelfia natalizia e innevata di metà anni ’80. O, perlomeno, alla sua più celebre versione cinematografica ricorrente sui nostri teleschermi, quella con i ricchissimi fratelli Duke, lo sfortunato e raggirato broker Dan Aykroid e il truffaldino mendicante di strada impersonato da Eddie Murphy.
La poltrona per due, nel salotto della gloria a cinque cerchi, ha però lapalissianamente un sapore decisamente più limpido, prezioso e verace dell’ormai classico lungometraggio delle feste diretto dal maestro John Landis. E le due attrici protagoniste sono questa volta, al medesimo tempo, anche registe di un’opera prima dalla doppia caratteristica di unicum assoluto, trattandosi non solo della prima medaglia d’oro in carriera per entrambe, ma anche di un successo ex aequo totalmente inedito, mai visto nella storia dello sci alpino in salsa olimpica.
Un Oscar da condividere, quali migliori attrici protagoniste della discesa libera femminile sulle nevi di Krasnaja Poljana, per due splendide first ladies del circuito. Da una parte la donna dei record, capace peraltro di elevare al cubo il prestigio dell’occasione, regalando la prima medaglia del metallo più prezioso ai Giochi Olimpici invernali per il proprio paese, la Slovenia: Tina Maze da Slovenj Gradec.
La bella del circuito, la più polivalente con i suoi 2.414 punti, record assoluto tra maschi e femmine, collezionati nel corso della stagione di Coppa del Mondo dello scorso anno. Le mancava un oro olimpico, dopo i due argenti di Vancouver: non sarà la coabitazione con la compagna di gradino alto a sminuire il valore di un successo straordinario, punto esclamativo di una carriera non sempre impetuosa ma estremamente efficace.
E poi, dove quest’ultimo è solo un avverbio di tempo nel segno della continuità, c’è l’outsider: Dominique Gisin, classe 1985 da Engelberg, Canton Obvaldo, in piena Svizzera. Solo 3 vittorie totali in Coppa del Mondo, ma una continuità importante raggiunta negli ultimi anni, pur senza ingressi nella Top 10 conclusiva di fine stagione. Meno appariscente dell’A-maze-ing Tina, ma concreta quanto basta per mettere a segno la zampata che vale un’intera carriera nel posto giusto e al momento giusto.
Forse non al centesimo giusto, quello che le avrebbe permesso di aumentare la superficie calpestabile sulla rupe del metallo più preziosa. Poco importa, sicuramente, quando la poltrona è comoda a sufficienza per godersi un posto nella storia senza troppe recriminazioni. E per chiudere, come nel film del 1983, con un destino “di coppia” verso il giusto, meritato riscatto.