In fondo basta la Fiducia
Renzi si appresta al voto di fiducia, la maggioranza eterogenea del suo governo crede negli obiettivi del nuovo Presidente del Consiglio
di Ludovica Rischia
Ora che la squadra di governo è formata, resta il dubbio sulla sua stabilità. A ben vedere, in sostanza il governo nasce sulla stessa maggioranza di quello del Presidente uscente: Pd, Ncd, Scelta Civica e Popolari sono i partiti che lo sostengono, mentre Sel, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord si schierano all’opposizione.
Anche se il neoPresidente del Consiglio non appare preoccupato dei numeri della sua maggioranza, è un fatto che essa sia piuttosto risicata e di sicuro non appare stabile. Unico elemento a garanzia dell’equilibrio è il fatto che chi siede ai banchi dell’opposizione non vanta carte tanto buone da provocare una crisi seria, ma soprattutto non sembra essere realmente determinato a farlo. Un primo esempio è Forza Italia, che non depone politicamente a favore del governo, ma ha dichiarato di dover valutare nel caso specifico le singole riforme e di considerare urgente ed indispensabile la riforma elettorale. Anche Fratelli d’Italia sceglie la strada dell’opposizione, contestando la salita al Governo senza elezioni ma pur sempre rimanendo fedele all’importanza della stabilità. Il partito della Meloni e di La Russa fa una scelta di attesa, valutando l’appoggio esterno sui singoli provvedimenti.
Ma il più critico oppositore del governo Renzi sta forse diventando Civati, che sul suo blog esprime tutta la sua disapprovazione e minaccia di non votare la fiducia, come se egli stesso non fosse parte dello stesso partito. Civati dichiara implicitamente il proprio gioco, sminuendo il ruolo delle scissioni (all’interno anche dei partiti) della sinistra, puntando piuttosto il dito sui governi di larghe intese come il vero male del nostro paese. Chiude le sue riflessioni, scrivendo che “la maggioranza del partito democratico sta consegnando il paese a Silvio Berlusconi”. L’idea dello strappo all’interno del partito si fa largo anche a seguito di un sondaggio on-line in cui Civati interpella gli elettori come unici legittimati a decidere sul voto di fiducia, essendo questo stato scelto, almeno nelle sue componenti politiche, sostanzialmente per far fronte ad un tipo diverso di situazione e problematiche.
La sua corrente viene definita quella a “sinistra” del Pd; il che fa sorridere perché, anche se c’è la consapevolezza che il partito democratico non può essere l’erede della politica di Berlinguer, dovrebbe almeno servire a fare da contraltare alla destra liberale e potente, nata con Alfano sulle ceneri dei berlusconiani. Ovviamente il risultato del sondaggio è stato a favore della fiducia, così Civati ha dovuto fare ammenda e confermare il suo appoggio a Renzi, anche se obtorto collo. Pericolo scampato, forse, ma i malumori all’interno del partito e dell’elettorato rimangono.
Appena nato, il governo già ricorda la passata esperienza di Prodi che, seppur retto da piccoli partiti, è stato “tradito” da Mastella non riuscendo a concludere il suo ciclo governativo. Questa volta però il pericolo che le forze centriste possano minare l’iter governativo appare remoto. Sia Scelta Civica che l’Udc di Cesa, infatti, si dichiarano favorevoli ad appoggiare il governo per dare una spinta riformista all’Italia.
L’ex sindaco fiorentino, certo di poter guidare l’Italia fino al 2018, sembra stia basando la sua fiducia su un susseguirsi di patti e compromessi, senza paura di perdere l’appoggio dei membri del suo partito. Viene da pensare che le sue fondamenta siano ben più radicate: Renzi stesso non chiede la fiducia degli Italiani ma afferma che il nostro popolo, in questo momento, non abbia scelta. Resta da vedere in primis come il segretario del PD affronterà il suo percorso riformista e le sue frenate e poi quale sarà la sua politica post urgenze.
(fonte immagine: http://www.formiche.net/)