Le polemiche che piacciono all'Italia
Fiducia sì, fiducia no, fiducia forse. Renzi attende la conferma del Parlamento, sulla scia delle polemiche frutto della povertà del dibattito politico del nostro paese
di Raffaele Meo
A poche ore dal voto di fiducia, siamo tutti quanti curiosi di sapere se Renzi ce la farà. Forse la realtà è che non ci interessa del voto alle camere, perché per molti italiani il rottamatore ha già perso. Continua, infatti, la polemica sulla legittimità di questo governo, come se i numerosi annunci, le spiegazioni e le montagne di articoli non siano bastate a placare gli animi. È un po’ la tendenza dei nostri tempi quella di formarci un’opinione e difenderla strenuamente, a costo di cozzare con la palese realtà dei fatti.
Ci siamo assuefatti ad una tale povertà del dibattito politico che il solo fatto di possedere un’opinione sembra essere condizione di causa necessaria e sufficiente ad ergersi a guru della massa ignorante. Già, sono tutti ignoranti, tranne noi che abbiamo quell’unica, sola, povera opinione.Il problema è che ogni singolo cittadino del nostro paese pensa questo degli altri, col risultato che diventiamo tutti isole felici nel mare magnum dell’ignoranza, almeno nella nostra fantastica opinione. Il dibattito, il confronto, il motore primo di verifica delle proprie idee si arresta, nonostante le possibilità di interagire si moltiplichino, con il risultato che ognuno pensa di avere ragione ed ogni disputa si risolve con “è la tua opinione, io non la condivido, però la rispetto, perché ognuno è libero di dire quello che vuole”. Non capisco quando, nella mente di noi italiani, la libertà di parola e di opinione si sia trasformata in tutela delle palesi baggianate. Bisognerebbe indagare.
In linea con questo, non sorprende quindi che tutti, ma proprio tutti, ci tengano ad informarci delle loro opinioni sul governo. Tanto più sorprende quanto i media siano farciti di queste opinioni nulle, infondate e aleatorie.Passino i social network, dove ognuno può davvero scrivere quello che vuole, baggianate comprese, ma radio, televisione, siti d’informazione, giornali, perché si riempiono di ciò? Evidentemente le baggianate ci piacciono e se non ci pensa il governo a raccontarcele, abbiamo bisogno di qualcuno che lo faccia al suo posto, va bene chiunque. E’ inutile chiedersi quindi come sia possibile che non ci sia ricambio in parlamento o di come ci siano finiti lì i grillini, la risposta esce fuori da sola.
La bellezza delle opinioni infondate è che esse mutano in continuazione. Così un giorno siamo tutti interessati alla sorte dei Marò, il giorno dopo non ci interessa l’argomento, e il successivo ancora siamo strenuamente contrari ad immischiarci. Ecco, la costante è sempre questa: alla fine ci tiriamo indietro. Perché avere un’opinione è difficile, è impegnativo, necessita di memoria, coerenza e continua ricerca. Troppa fatica. Meglio pubblicare un link su Facebook sull’argomento e non pensarci più. Anzi, meglio non pubblicare niente, non sia mai che qualcuno si ricordi della cosa e ce lo rinfacci di fronte ai nostri amici. A quel punto due sono le strade: partigianeria incondizionata fino alla morte, ovvero difendere a tutti i costi il proprio operato rifacendoci a precedenti situazioni (un nonno in marina, un ex fidanzato, l’impressione che ci aveva fatto la gita sulla portaerei della marina in quarta elementare), o la migliore di tutte, sarebbe lo sdrammatizzare ad ogni costo. Con una risata si cancellano le cose peggiori, anche i processi e le condanne definitive in corte di Cassazione.
La superficialità del dibattito nella sfera pubblica, così definito, è l’ambiente nel quale si appresta a nascere il nuovo governo Renzi. Una situazione che non fa altro che giovare a chi non mira a stabilizzare il nostro paese, quanto a minarlo ulteriormente. Un esempio che troneggia su tutti è la discussione nata dalle immagini della firma dei Ministri al Quirinale. L’Italia si è spaccata sull‘idoneità degli abiti delle future ministro, giudicate o bizzarre e kitch, oppure sobrie. Il famoso detto “non giudicare un libro dalla copertina” sembra passato di moda, perché ho letto giudizi sul futuro operato del ministro Boschi in base alla tonalità di blu della sua mise. Mi ricorda un po’ quella polemica sui calzini di un giudice, un po’ di tempo fa, catturata in un fuori onda di un giornalista del Tg5, che giudicava una persona che indossava calzini blu come sicuramente non meritevole di fiducia. Allora furono molte le critiche a quelle parole, ma adesso pare che una cosa del genere sia più che legittima. Che poi a me il blu piace pure un sacco.
La leggerezza che accompagna le discussioni, poi, genera forti imbarazzi quando si affronta un argomento più serio. Il conflitto di interessi che sembra interessare il ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi è una questione piuttosto seria. Le commesse che l’azienda di famiglia, Ducati energia, ha con lo stato possono effettivamente generare qualche problema. La Guidi si è già dimessa da tutte le cariche aziendali, ma questo sembra non contare molto, dato che la polemica non si placa. Le rassicurazioni provenienti dal braccio destro di Renzi, Delrio, che sottoporrà il caso all’Antitrust non bastano. Situazione bizzarra anche nel caso del ministro Madia, con un passato oscuro ricco di accuse di raccomandazione, che però è alla ribalta dell’informazione perché in dolce attesa.
E’ evidentemente un problema di priorità, non c’è dubbio. Anche il governo sembra soffrirne, anche perché da Sidney Draghi avverte che il ministro dell’economia Padoan sa “quello che deve fare”, unendosi alle dichiarazioni di Visco e Squinzi.Chissà se in questo rientravano anche le proposte sulla tassazione dei Bot e delle rendite finanziarie e sull’enorme incognita della riduzione del cuneo fiscale di cui ha parlato nella serata di ieri Delrio.
L’unica cosa certa, in questo mare di dichiarazioni contrastanti, è che questo governo cercherà di abbassare le tasse, introducendone di nuove e rimanendo sotto il 3% del deficit, senza toccare le patrimoniali. Un’operazione impossibile, ma che si dicono pronti ad intraprendere, anche nel breve periodo.
Il governo, quindi, si presenta al banco della fiducia in Parlamento con una inevitabile scia di polemiche infondate, altre giustificabili, altre inspiegabili. Si attendevano discussioni importanti sul famoso “come” intervenire nelle aree individuate dal programma sbandierato da tempo ed invece niente. Dicono ci sia puzza di vecchio, di Prima Repubblica, di Democristiano, di Berlusconi, di imbroglio, ma forse si può biasimare chi non parla prima del tempo per evitare l’insorgere di inutili polemiche, dato che esse abbondano già quando non c’è niente di cui parlare? Come sempre, vedremo.
(fonte immagine :www.polisblog.it)