La Sicilia in cambio del voto
Dopo la condanna di 7 anni inflitta nel 2011 a Salvatore Cuffaro per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, un altro ex governatore siciliano è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa: la sentenza di primo grado del processo Iblis ha sancito una pena di 6 anni e 8 mesi per Raffaele Lombardo
di Guglielmo Sano
Avevano chiesto che Raffaele Lombardo fosse condannato a 10 anni di reclusione, per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio – i pm Jole Boscarino, Antonio Fanara, Agata Santocito e Carmelo Zuccaro coordinati da Procuratore Giovanni Salvi – il Gup catanese Marina Rizza ha decretato, invece, una condanna a 6 anni e 8 mesi per l’ex governatore siciliano, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e libertà vigilata per un anno, ritenendo il reato di voto di scambio assorbito da quello di associazione mafiosa.
Una lunga e complicata inchiesta, quella che vede coinvolto l’ex governatore, culminata con gli arresti del 2 e 3 Novembre 2010. L’operazione “Iblis”, condotta dai Ros, ha colpito un intreccio politico-affaristico-criminale composto da una sessantina di persone per le quali sono stati richiesti circa 200 anni di carcere: hanno determinato la condanna di Lombardo – la cui posizione insieme a quella del fratello Angelo (che non ha chiesto il rito abbreviato, quindi, è stato rinviato a giudizio dal Gup) poi sarebbe stata stralciata dall’inchiesta principale – decine di rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia e centinaia di intercettazioni telefoniche.
Per esempio le parole di Maurizio Di Gati, boss agrigentino ora collaboratore di giustizia, suonano pesantissime nei riguardi del medico e politico catanese: “dopo il 2001 l’ordine era quello di votare per il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo. Era un partito emergente e tutti lo appoggiavano, c’erano relazioni abbastanza buone per noi uomini d’onore e se ne avevamo bisogno ci potevamo rivolgere a quel partito per quanto riguardava sia gli appalti sia per altre cose di cui avevamo bisogno in quel momento”. La vicinanza di Lombardo alle cosche, però, non emerge soltanto dai “racconti” dei “pentiti”.
Anche le intercettazioni sembrano inchiodare Lombardo: il 20 Aprile 2008 gli inquirenti registrano una conversazione tra Enzo Aiello, boss provinciale a capo dei Santapaola al massimo del suo potere in quel periodo, e il geologo Giovanni Barbagallo, in cui il primo si sfoga: “ma allora questi voti perché glieli abbiamo dati?”.
Ancora più esplicite le intercettazioni ambientali nelle quali parla Rosario Di Dio, boss di Ramacca, alla vigilia delle Europee del 2004: “La sera prima delle votazioni avevo la sorveglianza speciale, è venuto qua con suo fratello Angelo, si è mangiato otto sigarette, gli ho detto: Raffaele, ma io che ho la sorveglianza speciale, come ci vado a cercare le persone e andargli a dire […] lo posso fare domani, ormai questa sera è troppo tardi, domani alle sei di mattina mi metto all’opera, chiami a tuo fratello Angelo, ce ne andiamo a Catania”.
Sin dal giorno dopo gli arresti del 2010, Lombardo, aveva gridato al complotto: “mi vogliono colpire per la riforma sanitaria e per aver bloccato degli appalti per i rifiuti in cui aveva interesse la mafia” sarebbero state le sue parole. Aveva affidato la sua difesa al neo-avvocato, super-perito, esperto di intercettazioni telematiche ed ex poliziotto, Gioacchino Genchi che, diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, aveva detto, sostanzialmente, che non solo il complotto c’era, ma anche che era di dimensioni “titaniche”. Genchi aveva detto, tra le altre cose, di poter dimostrare che l’incontro con Di Dio non era effettivamente mai avvenuto, trovandosi, Lombardo, in tutt’altra località della Sicilia.
Genchi alla fine non ha difeso Lombardo in Tribunale, l’ex governatore ha scelto il rito abbreviato, la sua strategia “da guerra” non serviva più, almeno questa è la versione ufficiale. Complotto o no – Lombardo all’indomani della sentenza si è dichiarato nuovamente innocente – due presidenti della Regione Sicilia, uno dopo l’altro, sono stati ritenuti colpevoli per fatti di mafia. Cuffaro, sconta la sua pena a Rebibbia, ha governato dal 2001 al 2008, Lombardo, che di Cuffaro era diretta emanazione, ha governato dal 2008 al 2012. Per 11 anni, almeno tale sembra essere la verità giudiziaria, nei palazzi della politica siciliana, i boss erano di casa.