Cosa è successo ad Oskar Schindler?
Carlo Giuffrè, diretto dal figlio Francesco, sulle tracce dell’anomalia che portò Schindler a salvare 1.200 ebrei dall’Olocausto. Ieri sera la prima dello spettacolo in scena al Piccolo Eliseo Patroni Griffi
di Stefania D’Orazio
su Twitter @doraziostefania
La sera della prima è sempre una festa, quasi una festa di battesimo, in cui gli spettatori sono invitati ad assistere a qualcosa che è appena nato, e che vuole consacrarsi allo sguardo.
Ma in questa prima, la prima dello spettacolo “La lista di Schindler”, scritto e diretto da Francesco Giuffrè che per la prima volta fa da regista al padre Carlo, c’è qualcosa di ancora più straordinario e piacevolmente alternativo: si respira un’aria molto casual.
Nessuna (o quasi) signora impellicciata, nessun rumore di gioiellame vario, nessuna sensazione di finta cordialità.
E in questo modo, anche l’attesa dell’inizio non pesa poi così tanto. Il sipario del Piccolo Eliseo si apre quindi su Carlo Giuffrè, solo al centro del palcoscenico, circondato dalla luce, e accompagnato subito da un applauso fragorosissimo.
È il 9 ottobre del 1974 e Oskar Schindler, tornato in Germania dopo il soggiorno argentino postbellico, riceve la visita di un uomo in camicia nera, con la svastica al braccio (Riccardo Francia). Come un incubo che ritorna, l’uomo confessa il folle disegno di ricostitutire il Reich, il quarto, ma “in modo più silenzioso e discreto” rispetto all’epico regime di Adolf Hitler. E per farlo, lui e i suoi uomini hanno bisogno di avere delle risposte dall’ex industriale di Cracovia: perché? Perché Oskar Schindler, un uomo nazista, ricco, adultero, ambizioso e vizioso, ha rovinato la sua stessa vita per salvarne altre, “inutili”?
È stato forse vittima di un incantesimo? O lo ha fatto seguendo la sua indole di traditore (della moglie e del partito)? Forse per appagare la sua necessità di ricevere gratitudine. Oppure, infine, perchè era solo un povero folle? Le uniche certezze di uno Schinlder ormai all’ultimo giorno di vita sono quelle di non essere un eroe, e di non voler ricordare.
Ma il confine tra la realtà e il ricordo è una tenda leggera, come quella che separa in due nette metà il palcoscenico del Piccolo Eliseo, e divide metaforicamente il passato dal presente, che ugualmente ostacolano il protagonista, stringendolo come una morsa. Ogni volta che Schindler ricorda, il buio cade nella parte più profonda del palco, e lascia spazio alle valige, al filo spinato, al fumo e ai vestiti abbandonati, e a tre attori – simboli di quel numerosissimo popolo sofferente – che ripercorrono le tappe fondamentali del genocidio ebreo: il marchio, il ghetto, la fame, e il tragico finale delle docce. E questo passato non ha parole, ma solo urla, gemiti, lacrime, corpi e respiri affannati, colpi di pistola e fischiettii di comando.
In questo spazio del ricordo Schindler incontra tre persone fondamentali della sua esistenza: il contabile ebreo Itzach Sterne (Valerio Amoruso), grazie all’aiuto del quale potè portare avanti il suo progetto. L’ufficiale nazista Amon Goeth (un Pietro Faiella davvero da applausi) rispetto al quale è uguale e allo stesso modo diversissimo. Sua moglie Emilie (Marta Nuti), donna sempre amata e sempre tradita, a cui -umile- chiede perdono.
Finalmente Oskar lega insieme tutti i fili dei suoi ricordi: in quei tempi folli, accadde qualcosa. Qualcosa a cui non si può dare un nome, che non si può spiegare. Eppure accadde. “Forse perché ad un tratto ho aperto gli occhi, e non vi ho più creduto”. La sua storia è stata un’anomalia, come anomalo fu per Oskar rendersi conto che anche in un periodo così nero poteva nascere amore: la storia di Jacob e Rebecca raccontata da Giuffrè con un filo di voce. La storia di due ebrei che si amarono, si sposarono e si videro morire nel campo. “La loro storia finì così com’era cominciata…senza sole”.
Note di pianoforte accompagnano dolcemente tutta la messa in scena, sottolineando i movimenti, le parole, gli spari. Applausi accolgono nuovamente gli attori e i due Giuffrè, padre e figlio, che, in modo quasi commovente, si battono le mani uno di fronte all’altro.
“La lista di Schindler”
scritto e diretto da Francesco Giuffrè
con Carlo Giuffrè, Marta Nuti, Pietro Faiella,
Valerio Amoruso e Riccardo Francia
dal 4 al 30 marzo 2014 | Piccolo Eliseo Patroni Griffi