(Non) Tutte le donne del Presidente
Rimandato il voto a lunedì, le parlamentari si rivolgono alla presidente della Camera per avere una legge elettorale che tuteli le pari opportunità
di Ludovica Rischia
In bizzarra sincronia con la festa della donna, novanta deputate di diversi schieramenti hanno sottoscritto un appello aperto e fatto fronte unito per parlare con la Boldrini in merito alla discriminazione sessuale che hanno riscontrato nella proposta di legge elettorale. Il voto di approvazione è infatti slittato a lunedì, perché le deputate sostengono che la proposta attuale non sia realmente garantista delle pari opportunità. Vorrebbero che nei collegi con pochi candidati in lista ci fosse alternanza di genere e che nelle regioni la posizione di capolista sia divisa almeno al 60 e 40%. Anche il presidente Napolitano, d’altra parte, ricorda l’importante ruolo che le donne svolgono nel nostro Paese ed auspica che l’educazione in primis possa essere la forza motrice per migliorare la situazione di disuguaglianza che esiste tuttora in Italia.
Molte opinioni discordarti sono state espresse in merito. La presidente della Camera ha invitato i suoi colleghi a tener conto degli articoli 3 e 51 della Costituzione rispetto alla riforma della legge elettorale, mentre Forza Italia esprime le posizioni più avverse ad una verifica in questo senso della proposta di legge: Giovanni Toti afferma che il metro di misura nella selezione dei candidati deve essere unicamente il merito, ma si dice comunque pronto al dialogo. Di concerto Mariastella Gelmini fa sentire la sua voce per ricordare come i loro voti siano necessari per approvare l’Italicum.
Agli opposti di questo dibattito, una dicotomia tra chi crede che la situazione della donna non abbia bisogno di una “rimozione degli ostacoli” e chi invece crede che le discriminazioni esistano eccome e che siano le leggi a dover risolvere tali disparità sociali. Il problema della questione femminile in Italia è sempre stato affrontato a singhiozzi e forse proprio per questo a nessuno è ben chiaro se esista o meno una situazione formale di disuguaglianza. E’ evidente che gli uomini in politica siano la maggioranza, ma se ci si ferma alla solita accusa della cultura patriarcale, si finisce per fare un’apologia superficiale del problema, senza affrontare il vero nocciolo della questione. Molteplici sono i ruoli in cui c’è una predominanza del sesso maschile, garantire delle posizioni alle donne solo in base a dei numeri, stabiliti dalla legge, suona però riduttivo.
A sostegno delle proposte delle deputate si può affermare che le stesse leggi sono fonte di cultura e che tali accorgimenti potrebbero favorire donne meritevoli ed effettivamente discriminate; al contrario la presenza femminile imposta dalla legge appare una discriminazione nei confronti del genere maschile e un’ammissione implicita della paura femminile di non riuscire solo con il merito.
Battere il ferro in questo momento non sembra una buona mossa politica, soprattutto per chi dovrebbe sostenere il governo e la sua carta più importante (l’alleanza basata sulla proposta originale dell’Italicum); le pari opportunità dovrebbero dimostrarsi anche con la cavalleria delle donne di cedere il passo, almeno per il momento, alla soluzione di problematiche più urgenti.
(fonte immagine: http://www.ilpost.it/)