Gli anni di piombo a teatro
Angelo e Beatrice: una storia di lotta politica e d’amore. Ieri al Teatro Belli di Roma l’ultima replica
di Angela Telesca
Nel cuore della Roma trasteverina, nel grazioso Teatro Belli di Piazza Sant’Apollonia, Angelo e Beatrice si amano rabbiosamente, gridando alla lotta armata contro il potere dello Stato, della borghesia industriale e dei baroni universitari. Il loro rifugio è un teatro abbandonato, con quinte sospese, funi e graticcia a vista, nido d’amore e luogo della cospirazione contro lo Stato. È da lì che i due protagonisti, interpretati da Veronica Milaneschi e Michele Botrugno gridano con rabbia alla rivoluzione, tra rapine, rapimenti, assassini e progetti per il futuro, amandosi. Lui, figlio di un fruttivendolo, crede nella rivoluzione e ne piange le vittime. Lei, figlia dell’alta borghesia, dall’esasperata aggressività, lotta più per noia che per credo politico.
La storia dei due giovani terroristi della Roma degli anni Settanta si intreccia alla Storia, fino ad esserne fagocitata, fino ad appartenerle. La realtà scenica dei due protagonisti, nati nel 1995 dalla penna di Francesco Apolloni, si mescola alla realtà storica dei documenti audiovisivi originali che ci ricordano le stragi di quegli anni, molte ancora senza colpevole: dalle cariche della polizia sugli studenti manifestanti a Valle Giulia del 1968 a Piazza Fontana, da Piazza della Loggia al sequestro Gancia e all’uccisione di Aldo Moro nel 1978.
“Chissà se finirà, se un nuovo sogno la mia mano prenderà”. Sulla musica di Sergio Endrigo si apre il sipario alla lotta esasperata, non dichiaratamente connotata politicamente, tra Bene e Male, tra Vita e Morte, tra Amore e Ideale di Angelo e Beatrice, emblemi dell’energia rivoluzionaria di quegli anni, in cui si annidava già il seme della crisi politica ed economica attuale.
Ogni progetto terroristico è accompagnato, in maniera forse troppo contrastante, dalle canzoni di Raffaella Carrà e di Patti Pravo. Un ossimoro ricercato? Una minimizzazione di quei progetti o un evidente ritratto di un’Italia che celava così la sua catastrofe politica.
Lo spettacolo affidato alla regia di Massimiliano Caprara e all’interpretazione “aggressiva” di Veronica Milaneschi e Michele Botrugno è stato introdotto dal dibattito sull’Italia degli anni di piombo, al quale era presente Adriana Faranda, leader della colonna romana delle Brigate Rosse. Angelo e Beatrice, un dinamico atto unico che cattura l’attenzione e la coscienza dello spettatore, che ricorda al teatro la sua funzione sociale e di denuncia e che mette in guardia dal rischio, più che mai in agguato, di una nuova fase di violenza e di lotta da parte di un’intera generazione a cui sembra non essere concesso di poter credere nel futuro.
Link di approfondimento: Anni di piombo