La contesa Crimea
Dopo un referendum schiacciante, i cittadini della penisola di Crimea mettono in palio il loro consenso tra le due forze statali duellanti. Intanto, proseguono le sanzioni occidentali e l’avanzata militare di Mosca
di Martina Martelloni
Dal 6 marzo ad oggi, ne sono accadute di cose, di fatti, e di quegli eventi disarmanti nell’est europeo. Dopo il voto di adesione alla Russia, indetto dal parlamento della regione autonoma di Crimea, non sono trascorsi troppi giorni per far apporre il veto di Mosca alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza avente a tema le forti critiche sul referendum indetto in Crimea.
Il 16 marzo, il 97%, secondo i dati ufficiali, dei cittadini approva la secessione da Kiev ed il conseguente passaggio alla Russia. Il passo successivo, in questa escalation di eventi storici memorabili e trasformisti, è stato compiuto da Putin. Martedì 18 marzo è stata posta la firma per l’annessione della Crimea alla Russia. Si incrinano fino quasi a spezzarsi, i rapporti tra le autorità crimeane ed il governo ucraino.
La fragile atmosfera nebulosa tra le compagini statali in campo, è resa ancora più instabile dopo la presa di posizione e di controllo avviata da forze filo-russe non armate presso la sede della Marina ucraina a Sebastopoli, città della Crimea conosciuta ai più per la stabile presenza della flotta russa sul Mar Nero.
L’occupazione come simbolo di invasione, è stata poi seguita, sempre nella giornata di mercoledì 19 marzo, dall’arrivo in loco di soldati russi armati, costringendo diversi militari ucraini ad abbandonare la base mentre altri sono rimasti barricati nella struttura.
La presa di Sebastopoli, non è l’unico atto di rivalsa russa. Anche la base militare ucraina di Novoozernaya è ora nelle mani della prepotenza filo-russa. Dalla parte di chi è osservatore e spettatore di tutta la strenua vicenda ucraina, il proseguire dell’avanzare della Armata Rossa preoccupa e fa discutere la sfera occidentale.
Con un blocco dei visti e dei beni, prende forma il disappunto di Usa, Ue, ed ora anche l’Australia che pare si sia unita al coro oppositore dell’Occidente contro quella che è considerata una violazione della sovranità e del territorio di uno Stato. Colpevole Putin, vittima Kiev; così riassumono la loro posizione i “grandi” della Terra.
Eppure, all’interno della popolazione di Crimea, si cerca ancora di trovare quel 100% dei consensi per appigliarsi e farsi assorbire dalla Grande Russia. Va detto, che di motivi concreti e tangibili ne sono stati presentati in molti. A partire dal valore della moneta, prima Grivnia ora Rublo, leva fondamentale per convincere ed attirare il popolo verso Mosca. L’elenco motivazionale non si placa e fa seguire i vantaggiosi costi della benzina russa rispetto a quella ucraina, nonché la quota del salario minimo. Da 11mila rubli ricevuti mensilmente da parte del governo di Kiev, Mosca ne offre 25mila.
Quest’opera di convincimento proveniente dal parlamento di Crimea, trova nella Russia il più ampio sostegno possibile soprattutto dopo lo schiaffo irrispettoso ricevuto dall’Europa di Herman van Rompuy. La decisione di annullare la prevista visita a Mosca ha innescato le ire del ministro degli Esteri russo che ha addossato ai leader dei 28 Paesi Ue la responsabilità dell’inversione di tendenza.
Sul fronte militare, oltre che politico e diplomatico, Kiev non possiede robuste mura difensive. I numeri parlano forte e chiaro. Gli effettivi delle forze armate sono circa 163.000, l’arsenale sfodera 25 navi da guerra, 400 aerei e 4.112 carri armati e cingolati, il tutto con aggiunta di 6.431 blindati e mezzi da combattimento. Dal fronte opposto però, la Russia fa affidamento ad una grande armata e mezzi militari numericamente superiori.
Per ora la fune della discordia è ancora tesa e non sembra cedere a compromessi, lo sfoggio di armi e divise sta divenendo sempre di più reale timore dell’intera area geopolitica. Finchè non ci saranno scontri a fuoco, nessuno osa definire tale crisi tra due nazioni con l’appellativo di “guerra”, eppure per molti versi e per l’assenza di dialogo, lo è stata, lo è oggi, e potrebbe esserlo ancora di più domani.
Una risposta
[…] è chiara la volontà di Mosca di far la voce grossa nello scacchiere globale: la vicenda della Crimea, il ruolo nella questione siriana, e l’accordo storico con la Cina per il maxi rifornimento di […]