Il Diavolo e l’Acqua Santa
Renzi e Berlusconi sono davvero così simili? O rischiamo di essere tratti in inganno solamente da vaghe somiglianze?
di Marco Assab
Il dibattito politico italiano, spesso superficiale e povero di contenuti, affronta in questi giorni un’altra “spinosissima” questione: il paragone tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Si somigliano? Sono uguali? Renzi è l’erede di Berlusconi?
Forse la domanda dovrebbe essere capovolta: com’è possibile che uomini così diversi possano essere messi sullo stesso piano? Ma si sa, in Italia succede anche questo. Vediamo dunque di fare un po’ di chiarezza.
Renzi e Berlusconi non solo hanno 40 anni di differenza anagrafica, ma hanno storie di vita totalmente differenti.
Silvio Berlusconi non è prima di tutto un politico, ma altresì un imprenditore di successo che ha costruito negli anni un impero che spazia dall’edilizia all’editoria cartacea, dalle televisioni commerciali allo sport. A 58 anni ha fondato da zero un partito: Forza Italia. Non gli è risultato difficile farlo, non ha dovuto far “gavetta”, grazie alle sue sconfinate disponibilità economiche ed all’uso delle sue televisioni con lo scopo di aumentare la propria popolarità, riuscendo in brevissimo tempo a diffondere l’immagine ed il credo del suo partito.
Berlusconi fu dunque un uomo che fece irruzione in politica avendo alle spalle una storia che con la politica (si badi bene, intesa come impegno diretto) non aveva nulla a che fare. Inoltre, elemento che rappresenta il fulcro della nostra analisi, portava con sé un pesantissimo bagaglio di interessi privati, i quali inevitabilmente sono finiti per mescolarsi a quelli pubblici, generando poi le ormai celebri accuse sulle “leggi ad personam”. Dal punto di vista politico Berlusconi è il leader di un partito che si è sempre detto liberale, assumendo talvolta anche posizioni liberiste, ma spesso e volentieri conservatore, ultimamente un po’ euroscettico. Teniamo bene a mente questi caratteri distintivi dell’ideologia forzista.
Matteo Renzi inizia la sua attività politica al liceo, e solo questo basterebbe a segnare una netta distanza fra lui ed il leader di Forza Italia. L’attuale Presidente del Consiglio Italiano “nasce” come uomo politico e cresce lungo questo sentiero. Nel 1996 si impegna con i “Comitati Prodi” in Toscana e si iscrive al Partito Popolare Italiano di cui, nel 1999, diverrà segretario provinciale. Aderisce alla Margherita ricoprendo prima, nel 2001, l’incarico di coordinatore del Partito a Firenze e successivamente, nel 2003, diviene segretario provinciale.
Nel 2004, a soli 29 anni, viene eletto Presidente della Provincia di Firenze per una coalizione di centro-sinistra. Nel 2007 avviene la sua adesione al Partito Democratico e, dopo aver vinto le primarie di coalizione nel 2008, si candida a sindaco di Firenze.Il seguito è ampiamente risaputo: sarà sindaco della città gigliata e poi Presidente del Consiglio.
Alla luce di quanto detto viene spontaneo domandarsi se due personaggi del genere possano essere definiti simili. Ciò che probabilmente inganna è lo stile comunicativo: informale, diretto, tendente all’ironia, ma i contenuti sono diversi. Il pensiero di Matteo Renzi è affine a quella che storicamente si definisce “terza via”, ossia una posizione intermedia tra socialismo e capitalismo, privilegiando il meglio delle rispettive correnti ideologiche. Sostenere ed incentivare l’impresa per creare nuovi posti di lavoro non significa trascurare i diritti dei lavoratori, così come tutelare questi ultimi non esclude la necessità di mettere in condizione gli imprenditori di svolgere nel modo più competitivo possibile la loro attività. L’uno non esclude l’altro, anzi, bisogna procedere di pari passo. Questo è quello che sembra emergere da queste prime settimane di governo, questa la direttrice di marcia che Renzi sembra voglia seguire con il suo esecutivo. I governi Berlusconi furono pesantemente contestati per i tagli alla scuola pubblica, il governo Renzi invece sembra andare in una direzione opposta, al momento.
Il segretario del PD è inoltre riuscito dove i suoi predecessori avevano tentennato: aderire al grande Partito Socialista Europeo. Sull’Europa poi la posizione è netta: si all’Unione Europea e lotta all’euroscetticismo. La polemica delle ultime settimane poi, relativa al taglio dei super stipendi dei manager pubblici, evidenzia come il governo Renzi punti anche a misure di equità sociale tipiche del pensiero socialista. Dunque in che cosa possono sembrare simili questi due personaggi? Quasi in nulla. Se non che a qualcuno interessa accorparli, quasi fossero fatti di un’unica pasta, alla quale si contrapporrebbero i puri.
E’ infatti il Movimento 5 Stelle ad insistere su questa presunta somiglianza tra Renzi e Berlusconi, condendo il tutto con la solita ironia: “Renzie”, “ebetino di Firenze”, “sciocchino”. Dunque se questi simpatici epiteti non bastano per gettare discredito su quello che è decisamente l’avversario più temibile e forte per i grillini, ecco la strategia più incisiva: Renzi uguale a Berlusconi.
In definitiva: spetta al Presidente del Consiglio allontanare da sé queste foschie, non attraverso le parole, i programmi elettorali o i buoni propositi, bensì attraverso i fatti, i quali soli contano e consentono ad un uomo di scrivere la storia.
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