Tra creazione e relatività: Laurent Montaron
Il processo di creazione come opera d’arte e la relatività di giudizio come giusta angolazione: alla Monitor Gallery di Roma la mostra dell’artista francese
di Caterina Mirijello
“Everything we can describe could be something else” e “Everything we see could be something else” sono i titoli di due delle opere esposte presso la Monitor Gallery di Roma per la mostra di Laurent Montaron.
Affermazioni che amplificano il concetto di relatività di giudizio e allontanano il tentativo, già remoto, di effettuare una descrizione delle sue opere. Perché descrivere un’opera d’arte, lo sanno tutti, è cosa piuttosto difficile soprattutto quando è l’autore a mettere in risalto la soggettività della propria angolazione. E Laurent Montaron non lo fa solamente ricorrendo a delle foto.
Alla galleria Monitor l’artista francese espone opere in cui ritrae il processo di produzione di opera stessa. Tante mani che affollano e si susseguono su strumenti elettronici, in cui la scia denota il passaggio da un istante a un altro, il processo, ciò che avviene prima e ciò che accade in seguito.
Il suo scopo è rivelare in pieno un’opera d’arte, e non solamente l’opera finita. Egli svela quanto il processo di produzione sia, prima di tutto, la vera opera d’arte, rivelando ciò che solitamente rimane nel non detto.
Eppure nella sua auto-celebrazione Laurent Montaron non manca di realismo e relatività. Su una parete della galleria si stanzia una vetrina finemente rifinita, in cui uno specchio riproduce un riflesso che non è il proprio e inganna circa la profondità dello stesso oggetto.
Immagini confusionarie che alterano la percezione razionale del reale e creano un senso di disorientamento e strana illusione.
Tutto ciò per ricordare che un’opera è sempre un’opera ma mai la stessa opera per chi la guarda e in perenne trasmutazione per chi osasse intrappolarla nello stretto spazio semantico di vane parole.
(fonte immagini: Facebook.com – Monitor Gallery)