Tra creazione e relatività: Laurent Montaron

Tempo di lettura 2 minuti

Il processo di creazione come opera d’arte e la relatività di giudizio come giusta angolazione: alla Monitor Gallery di Roma la mostra dell’artista francese

di Caterina Mirijello

08-Laurent-Montaron-Everything-we-see-could-be-something-else-2014-Installation-view-at-Monitor-Rome-Everything we can describe could be something else” e “Everything we see could be something else” sono i titoli di due delle opere esposte presso la Monitor Gallery di Roma per la mostra di Laurent Montaron.

Affermazioni che amplificano il concetto di relatività di giudizio e allontanano il tentativo, già remoto, di effettuare una descrizione delle sue opere. Perché descrivere un’opera d’arte, lo sanno tutti, è cosa piuttosto difficile soprattutto quando è l’autore a mettere in risalto la soggettività della propria angolazione. E Laurent Montaron non lo fa solamente ricorrendo a delle foto. 

Alla galleria Monitor l’artista francese espone opere in cui ritrae il processo di produzione di opera stessa. Tante mani che affollano e si susseguono su strumenti elettronici, in cui la scia denota il passaggio da un istante a un altro, il processo, ciò che avviene prima e ciò che accade in seguito.

Il suo scopo è rivelare in pieno un’opera d’arte, e non solamente l’opera finita. Egli svela quanto il processo di produzione sia, prima di tutto, la vera opera d’arte, rivelando ciò che solitamente rimane nel non detto.

06-Laurent-Montaron-Everything-we-see-could-be-something-else-2014-Installation-view-at-Monitor-Rome-Eppure nella sua auto-celebrazione Laurent Montaron non manca di realismo e relatività. Su una parete della galleria si stanzia una vetrina finemente rifinita, in cui uno specchio riproduce un riflesso che non è il proprio e inganna circa la profondità dello stesso oggetto.

Immagini confusionarie che alterano la percezione razionale del reale e creano un senso di disorientamento e strana illusione.

Tutto ciò per ricordare che un’opera è sempre un’opera ma mai la stessa opera per chi la guarda e in perenne trasmutazione per chi osasse intrappolarla nello stretto spazio semantico di vane parole.

(fonte immagini: Facebook.com – Monitor Gallery)

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