Un desiderio per Lolita
Una delle storie più scandalose della letteratura sul palco del Teatro Arcobaleno di Roma
di Alessia Carlozzo su Twitter @acarlozzo
Lolita con i suoi occhiali rossi a forma di cuore. Uno sguardo malizioso carico di provocazione, ai piedi delle ballerine leggere e vestiti da far ruotare in aria.
La Lolita che abbiamo imparato a conoscere prima tra le pagine di Nabokov e poi nelle varie trasposizioni cinematografiche.
Manca questa carica di fascino naturale, seducente e peccaminoso allo stesso tempo nella Lolita in scena al Teatro Arcobaleno di Roma. Sul palco non assistiamo al complicato e “indecente” menage tra il pacato professore Humbert (Mauro Mandolini) e la ninfetta Dolores (Virginia Ferruccio) in quanto totalmente assente alcun tipo di alchimia tra i due.
E’ sicuramente questo il punto debole dello spettacolo diretto da Ilaria Testoni. Tra i due protagonisti manca quel certo non so che, capace di attirare e affascinare gli spettatori. Emerge comunque una prova sincera e intensa di Mauro Mandolini, che convince sia nei momenti recitati che prettamente legati al “raccontare” la sua storia. Probabilmente è questo il lato maggiormente riuscito di “Un desiderio per Lolita”, l’aspetto quasi narrativo che assume l’intero spettacolo e che culla dolcemente lo spettatore verso la rovinosa fine di questo rapporto.
E il protagonista ben si cala nel ruolo di traghettatore, regalando a Humbert una fragilità onesta e sentita, sottolineando maggiormente quella ricerca di tenerezza che il professore aveva ricercato disperatamente nel corso della sua vita.
Una menzione per Annalisa Biancofiore nei panni della sventurata madre di Lolita, che ci consegna il ritratto di una donna in continuo equilibrio tra il ruolo (piuttosto negativo) di madre e donna innamorata suo malgrado del nuovo ospite di casa.
Poco convincente per concludere la Lolita che ci viene consegnata. Ruolo forse complicato da far emergere in tutte le sue sfumature su un palcoscenico, ma dove un fascino malizioso è necessario per rendere al meglio il personaggio. E questa è una Lolita che non è capace di sedurre, che non rimane impressa negli occhi di chi la guarda per la prima volta.
Una prova perciò riuscita a metà, dove seppur con alcune interpretazioni singole brillanti, manca di coesione e fascino. E’ una Lolita che non rimane dentro, che non brucia sottopelle, che ti scandalizza e attrae allo stesso tempo.
Complice anche una scenografia piuttosto scarna che forse non crea l’ambiente giusto entro il quale far interagire i personaggi, che rimangono a volte come fluttuanti senza una precisa dimensione spaziale.
E’ una Lolita quindi senza particolare anima, un racconto comunque intenso ma privo di quel fascino del peccato che è alla base dell’opera. Un esercizio forse eseguito solo a metà, che lascia inequivocabilmente un retrogusto amaro, per il quale neanche i dolci lecca lecca regalati dall’ambiguo Quilty alla giovane protagonista, potrebbero far molto.
Un desiderio per Lolita
Roma, Teatro Arcobaleno
fino al 1 giugno
Biglietti: 18€