Building the picture: la pittura rinascimentale è di scena a Londra
Fino al 21 settembre 2014 alla National Gallery la mostra pittorica sulle opere del Rinascimento e la loro costruzione architettonica
di Francesca Britti
su Twitter @FBritti
Una mostra per esplorare come le migliori opere pittoriche del Rinascimento siano state “costruite”. Secondo un recente studio frutto della collaborazione fra l’Università di York e la National Gallery di Londra l’origine di tali opere è architettonica. A fornirci una dettagliata spiegazione di “che cosa vuol dire per una pittura essere architettonica” ci pensa l’autrice Amanda Lillie, che ha curato la pubblicazione che accompagna l’esibizione. Il visitatore, quindi, viene guidato alla ricerca della risposta attraversando la Sunley Room dove ha luogo la mostra.
Artisti del calibro di Duccio, Botticelli, Crivelli e dei loro contemporanei partivano con il creare l’aspetto architettonico delle loro opere dando vita a spazi immaginari, che andavano oltre gli esistenti spazi fisici. Il visitatore ha quindi la chance di fare un salto nel passato e investigare cosa avevano immaginato gli artisti per realizzare le loro opere.
Tra queste, molte delle quali sono generalmente esposte nella galleria di Trafalgar Square, compaiono “The Judgement of Solomon” di Sebastiano del Piombo (Kingston Lacy, The Bankes Collection, National Trust), esposta per la prima volta in 30 anni a Londra e “The Ruskin Madonna” di Andrea del Verrocchio (National Gallery of Scotland).
Le colonne, gli archi e in generale le forme geometriche degli edifici non sono solo ornamenti ma fungono un ruolo vitale nel senso di completezza e bellezza delle pitture. Ogni opera presenta un suo senso architettonico per cui sarà impossibile citarli tutti. Nel caso, ad esempio, di “Saint Francis renounces to his Earthly Father” di Sassetta gli archi rappresentano una separazione fra il padre e il figlio che prende la drastica scelta di rinunciare agli averi del padre per dedicarsi ad una vita di povertà.
In “Adoration of the Kings” di Sandro Botticelli la scelta del “tondo” dell’opera è dovuta alla volontà di creare e centralizzare una coerente composizione in una forma circolare. La stessa composizione, seppur non in forma circolare, la ritroviamo in Baldassare Peruzzi, che sceglie, invece, la classica geometria quadrata. Per quanto la forma quadrata è quella prevalente, in alcuni casi, come in quello appena citato, le opere si presenta in una forma geometrica differente.
È il caso di “Abduction of Helen” di Zanobi Strozzi, di cui si può notare la forma ottagonale che colpisce soprattutto gli elementi presenti nell’edificio (a destra dell’opera). Il senso di continuità della scena, è, poi dato dal passaggio di Elena dall’edificio all’esterno nel momento della fuga con Paride.
Un’altra interessante architettura è quella rappresentata nel “Dido’s Suicide” di Liberale da Verona, che concentra l’attenzione dell’opera al centro dove la protagonista Didone sacrifica la sua vita per la salvezza della famiglia e della patria. La donna è sul punto di suicidarsi su una pira su cui cade l’attenzione degli spettatori che riempiono le balconate e le arcate. La pittura è, quindi, divisa in tre parti: Didone, gli spettatori e il paesaggio sullo sfondo.
Le pitture del Rinascimento hanno visto una fusione dell’antico con il moderno e l’uso che ne fa Beccafumi in “The Story of Papirius” ne è una prova. I monumenti di Roma sono dislocati o distorti ma nonostante ciò sono integrati armoniosamente nel paesaggio rappresentato . L’artista evoca così la Roma antica e i romani ma anche la fase civica, politica e culturale di passaggio fra il passato pagano e il presente cristiano.
Le rovine, spesso rappresentate nelle pitture di quegli anni, sono un modo di esplorare da parte dei pittori il mondo antico e il suo rapporto con il presente. Il loro instabile stato le rende fisicamente “trasparenti” per cui metaforicamente possono rappresentare qualsiasi architettura ed evocare, di conseguenza, significati differenti. Amanda Lille è dell’idea che queste opere rinascimentali mostrano come i pittori siano stati capaci di qualcosa che gli architetti non possono fare. La loro creatività supera di gran lunga la perfezione degli architetti anche se recenti studi parlano di un dialogo fra le due separate arti così come alcune delle opere esposte dimostrano.