Il malcontento popolare dei Mondiali in Brasile
L’attesa per i prossimi mondiali di calcio si accende di rabbia in Brasile, paese ospitante. In molti, tra la popolazione, continuano a protestare per gli alti costi destinati all’evento calcistico più atteso al Mondo
di Martina Martelloni
Il perché si scenda in strada e si urli contro il governo, nel Paese del pallone e del talento, è tematica da pochi approfondita e presa in considerazione. Eppure per molti brasiliani, il peso specifico delle loro manifestazioni e proteste costituisce sintomo di un disagio sociale profondo interno alla loro terra.
La città più grande del Brasile, San Paolo, è stata terreno fertile per la calda notte del 15 maggio, quando sono ripresi nuovamente scontri tra polizia e coloro che di questi Mondiali ne hanno già la nausea. I motivi centrali sono tutti da ricondurre alle spese stratosferiche governative finalizzate alla costruzione dei 12 stadi destinati agli scontri calcistici nonché lo sperpero di diversi miliardi di dollari dei quali, chi è sceso in strada avrebbe decisamente preferito, saperli investiti in progetti infrastrutturali necessari e vitali per le comunità locali.
Maggio è mese di vigilia per i Mondiali 2014, ma anche di continue turbolenze interne, e così anche a Rio de Janeiro, Brasilia e Recife si sono svolti cortei di rabbia. Molti gli arresti, che dovrebbero aggirarsi intorno alle 234 persone (fonte BBC News), saccheggi, e sangue versato di sette vittime durante la notte di mercoledì 14 maggio. Ad ingabbiare le urla di protesta è intervenuto addirittura l’esercito.
Obiettivo principale dei brasiliani in protesta, è proprio la Federazione del calcio internazionale considerata dai più, come ente egoista e lucroso dei proprio interessi personali. Il governo centrale freme dalla voglia di dimostrare al Mondo la prodezza e bellezza della sua organizzazione e sistema strutturale generale che farà da cornice alle partite delle nazioni in campo. Un orgoglio che non può essere comparato a quello inesistente rispetto alle spese per la sanità, l’educazione, la casa ed i trasporti.
In Brasile tutto questo è ancora bisognoso di rinnovamento e sviluppo, ma per i vertici del potere, pare possa ancora aspettare tempo. Di tempo però i manifestanti non ne hanno abbastanza, e le richieste, così forti e così violente, ne sono la testimonianza.
Manca meno di un mese dall’inizio dei Mondiali, il clima che si respira nelle città è tutt’altro che sereno, anche i numeri parlano di malcontento popolare; secondo un recente sondaggio il 56% della popolazione è convinto che i campionati del Mondo organizzati dalla Fifa, saranno fonte di gravi ed ulteriori disagi sociali