Narendra Modi, premier per rilanciare l'India
Il leader del BJP è stato scelto per risollevare il Paese da corruzione politica e stasi economica. La sua impronta nazionalista suscita dubbi sul futuro del pluralismo
di Sara Gullace
L’India si affida a Narendra Modi. Dopo 5 settimane di turni elettorali, venerdì scorso è arrivata la vittoria definitiva, nell’aria da giorni, del Bharatiya Janata Party, realtà della destra nazionalista e di estrazione hinduista. Ed è una vittoria indiscussa, che dà al BJP la maggioranza assoluta, permettendogli di governare senza ricorrere ad alcuna coalizione, cosa che non accadeva da 30 anni.
Il successo del BJP è in buona parte eredità del suo leader: attraverso una politica di investimenti, il governatore dello stato di Gujarat ha risollevato il suo territorio che, ad oggi, ha staccato gli altri stati indiani per indici di crescita. Conquistata la fiducia degli elettori durante una campagna elettorale che ha puntato tutto su capitalismo e investimento, il BJP di Modi ha stravinto nella capitale, conquistando tutti e sette i seggi – mentre ha faticato un pò di più per imporsi nel Kerala.
E’altrettanto indiscutibile la disfatta del Partito del Congresso, che ha raggiunto poco più di 60 seggi – risultato ben diverso dagli oltre 200 che ottenne cinque anni fa confermandosi al governo. La dinastia Ghandi – rappresentata in questo caso da Raul, figlio di Sonia – paga quindi la cattiva gestione e gli scandali per corruzione degli ultimi anni. Il popolo indiano non gli ha perdonato la gestione non trasparente delle miniere di carbonio e degli appalti nei giochi deo Commonwealth del 2010.
Disoccupazione, paralisi economica e corruzione sono gli incubi che affligono una popolazione di 1.200 milioni, dove la classe media è in crescita e tende ad espandersi nelle area urbane cercando soluzioni di sviluppo nuove e diverse dal sistema feudale ancora forte. Il 2013 ha visto il più basso indice di crescita degli ultimi dieci anni (4,5%): situazione che gli indiani percepsicono in modo ancora più negativo vista la costante evoluzione della vicina Cina.
Il premier uscente Manmohan Singh non ha saputo dare, agli occhi della sua gente, quella spinta che invece ha dato Modi all’interno del suo governatorato. Come dicevamo, negli ultimi anni il Gujarat ha visto un importante ripresa economica dove spiccano la ristrutturazione del settore energetico e agricolo. Con il nuovo corso si aprirà una ridefinizione strutturale che vedrà incentivare le aziende per rinforzare gli investimenti anche all’estero, in modo da dare crescita economica e visbilità oltre confine.
La classe media gli ha dato la sua fiducia. Narendra Modi ha aperto il nuovo corso, che inizia ufficialmente oggi, 21 maggio, assicurando che “Lavorerò per il progresso dell’India” e che il suo sarà “un governo di tutti gli indiani a beneficio della nazione”. Queste due frasi rispecchiano, in effetti, aspettative e dubbi di quello che sarà il nuovo governo.
Perchè se è vero che ci si aspetta un forte appoggio al settore economico, bisogna ancheconsiderare le remore delle minoranze religiose del paese che hanno da temere dall’impronta nazionalista del nuovo primo ministro così come da suo stesso passato. Il BJP era al potere quando, nel 2002, ci fu una mattanza di musulmani per mano di integralisti indu. Modi venne assolto, nel caso, ma ad oggi permangono forti timori che un partito di così forte estrazione integralista riesca a governare nel rispetto del pluralismo culturale.
Per la campagna elettorale, chiaramente, il nuovo premier ha evitato di inserire elementi marcatamente a favore degli induisti – o che ne rivelassero il nazionalismo – ma i voti dei 200 milioni di islamici indiani, sono comunque andati in blocco ad Arvind Kejriwal, leader del Aam Aadmi Party – partito anticorruzione nato nel 2012 per dare una risposta ai numerosi scandali istituzionali ed alle repressioni civili.
L’ascesa di Narendra Modi suscita le perplessità anche di diversi analisti, che sottolineano come non sarà automatica la ripresa di un intero paese dalle dimensioni e dalle problemtiche dell’India. L’ottimismo di Modi sembra aver incantato milioni di persone frustrate da un governo incapace, quello del Congresso, che non sembrava poter cambiare marcia.
Tuttavia, la Borsa di Mumbai ha già risentito positivamente dell’effetto Modi, con l’S&P Bse Sensex che è arrivato a guadagnare fino al 6,2% – chiudendo infine con un +2,2%. Considerato un uomo pro-business, l’elezione del nuovo primo ministro ha suscitato l’entusiasmo finanziario.
Da oggi inizia l’era Modi, che avrà il compito di non deludere quella folla (incantata?) che lo ho portato in trionfo a Nuova Dheli.