Piccoli omicidi su Twitter
di Maria Bonillo Vidal
La libertà di espressione è sottoposta a forti limitazioni, in Spagna – nello specifico, quelle dettate dal Ministro degli Interni Jorge Fernández Díaz. Gli insulti, le minacce e i messaggi di odio espressi su Twitter o su altri social network sono sotto accusa da quando è stata assassinata una dirigente del Partido Popular – formazione politica a sostegno del governo Rajoy.
Tutto è cominciato la settimana scorsa. La presidentessa della Diputación di Leon Isabel Carrasco, viene assassinata con quattro colpi di pistola mentre camminava per strada, alle cinque del pomeriggio. Non si è trattato di un delitto commesso da un avversario politico, di sinistra o radicale: il crimine è stato invece perpetrato da una militante dello stesso partito, il PP – precisamente, la madre di una “raccomandata” licenziata dalla Diputación qualche anno fa. Regolamento di conti “interno”, dunque.
Non appena la notizia si è diffusa, sui social network gli utenti hanno cominciato a esprimere la loro opinione sul fatto – qualcuno addirittura rallegrandosi e argomentando che era prevedibile, considerando il malcontento sociale nei confronti dei politici. Quando si è appreso che l’assassina militava nel Partido Popular, il flusso di commenti è aumentato.
A sorpresa, il Governo Rajoy ha deciso di intervenire su quanto si è detto sui social network. Non è accaduto in occasione delle proteste studentesche, non era accaduto nemmeno durante le proteste degli “indignados”, insomma: non era accaduto in nessuna occasione. Stavolta l’esecutivo di Mariano Rajoy ha deciso di mettere in campo la polizia, che a sua volta ha emesso un mandato d’arresto contro persone che esprimevano la propria opinione, ritenendo si trattasse di “apologia di violenza” – e di omicidio.
Il primo ad essere arrestato, un diciannovenne di Valencia. Questo ragazzo, poco più che maggiorenne, non si era limitato ad esprimere il suo assenso con la tragedia: avrebbe affermato su Twitter che bisognerebbe fare lo stesso con tanti altri politici – sempre nella Comunità Valenciana, sono stati fermati altri due utenti del popolare social network.
Nonostante la volontà del governo sia quella di difendere i politici, alcune richieste non sono state esaudite dalle forze di sicurezza: a quanto pare, in Spagna, si rischia il carcere solo nel caso in cui gli insulti vengano rivolti ai politici – precisamente, a quelli di una determinata area. “Altri” politici, alcuni giornalisti, e alcuni “comuni mortali” si sono affannati in questi giorni a mostrare su internet una raccolta di minacce e insulti ricevuti nel corso degli anni che, nonostante tutto, non hanno condotto a nessuna azione da parte della polizia iberica.
Tutto ciò è avvenuto in piena campagna elettorale. Dopo il tragico episodio, questa è stata sospesa per un’intera giornata – ma è stato impossibile non scrivere il nome di Isabel Carrasco e le reazioni dei candidati alle europee agli insulti e alle “provocazioni” apparse su Twitter.