"Fuoristrada": la storia d'amore tra Beatrice e Marianna
Successo straordinario di pubblico e critica al Nuovo Cinema Aquila per il documentario sulla storia straordinaria di Pino che prima è diventato Beatrice, poi si è innamorato di Marianna. Fuoristrada racconta la loro storia e il coraggio di mostrarsi nella loro speciale normalità, “in un paese spesso troppo convenzionale
di Giulia Marras
su Twitter @giulzama
– Tanto gentile e tanto onesta pare…
– Chi era lei?
– Beatrice!
Giuseppe, detto Pino, fa il meccanico, ha una moglie e un figlio acquisito. E’ anche un campione di rally, e nell’ambiente è conosciuto come Girello. Un giorno, Pino ha preso una brusca decisione ed è andato fuoristrada: ha deciso di apparire come donna, giacché dentro di sé ci si sentiva ormai da tempo. Fuoristrada è la sua storia, e la sua vita, adesso, da Beatrice, quasi a ispirarsi alla purezza interiore dell’amore dantesco.
Realizzato grazie a Meproducodasolo (ovvero prodotto indipendentemente) e distribuito dall‘Istituto Luce, Fuoristrada doveva rimanere solo per qualche sera al Cinema Aquila; poi, grazie a un enorme e sentito passaparola, è rimasto in programmazione per oltre due mesi, con la sala sempre piena e più di 4000 spettatori totali. Diretto da Elisa Amoruso, regista esordiente, ma già sceneggiatrice di Claudio Noce, è un po’ di tempo che tuttavia il documentario non passa inosservato, neanche dalla critica: presentato nella Sezione Prospettive DOC del Festival di Roma, è stato qui premiato con una menzione speciale della giuria; è stato riconosciuto di Interesse Culturale dal MiBAC e acclamato in vari festival europei, mentre ora sta invadendo le sale di mezza Italia.
Fuoristrada si auto-dichiara come “la storia di un amore, che unisce una famiglia non convenzionale, in un paese spesso troppo convenzionale”: racconta infatti dell’incontro tra Beatrice e Marianna, la badante rumena della madre centenaria. Marianna all’inizio non capisce, si dice confusa dalla doppia natura del figlio dell’anziana signora, ma ormai è troppo tardi. Beatrice ha trovato l’amore della sua vita e Marianna se ne innamora. Così le loro vite vanno avanti, tra i pregiudizi esterni e una vita familiare assolutamente normale.
In realtà, lo sguardo degli altri entra poco nelle immagini del documentario: il giudizio, negativo, altrui, a volte solo raccontato, altre solo percepito, è annientato dal rapporto a due e dalla forza vitale della protagonista, la quale non conosce timidezza, imbarazzo o riserve verso l’occhio della telecamera e del mondo. La regista si pone infatti come un’ospite invisibile, davanti alla quale non ci sono inibizioni: la Amuroso ha passato quasi due anni a contatto con loro, seguendole nella loro vita ordinaria, ormai inconsapevoli della propria straordinarietà; nell’officina, nella sartoria di Marianna, nelle corse di rally, nella casa in campagna. Con loro c’è anche Federico, figlio del primo matrimonio di Marianna che, dopo aver vissuto con un padre violento in Romania, venne portato qui a otto anni dalla coppia: Beatrice ricopre così anche il ruolo di padre, non sentendosi mai fuori posto, anzi forse nell’unico posto al mondo in cui vorrebbe essere.
Sulla scia di Sacro Gra di Gianfranco Rosi, i caratteri vengono trattati con uno spirito distaccato e non giudicante, ma allo stesso tempo empatico e divertito – e la leva sulla comicità a tutti i costi, seppure attenuante un tema non facile, può rappresentare il difetto madre di questo tipo di documentari – mentre le immagini e la colonna sonora originale di Ratchev & Carratello richiamano quell’indie americano che non ha paura dei suoi “freaks” e anzi li illumina.
Ridiscutendo i limiti della sessualità, decidendo di non operarsi, Beatrice è un personaggio che si pone oltre i canoni già difficilmente accettati dell’omosessualità e del transgender: Fuoristrada non è tanto la storia di un transessuale qualsiasi, quanto quella di un amore, l’amore anticonvenzionalmente convenzionale di Beatrice e Marianna, tra lezioni di italiano romanizzato e un’astronomia un po’ sballata, sulle note di serenate al balcone.
Le due protagoniste sono sempre presenti alle proiezioni al cinema Aquila e non si risparmiano mai a domande e agli inviti a “spargere il verbo”, come ripete sovente Pino/Beatrice, a non nascondersi e non arrendersi alla società ancora avversa alle diverse espressioni sessuali.
C’è tempo fino al 5 giugno.